«Dato il deterioramento della situazione della sicurezza, stiamo lavorando per garantire e invitiamo tutte le parti a rispettare e facilitare la partenza sicura e ordinata dei cittadini stranieri e afghani che desiderano lasciare il Paese. Coloro che ricoprono posizioni di potere e autorità in tutto l’Afghanistan hanno la responsabilità della protezione delle vite umane e delle proprietà e dell’immediato ripristino della sicurezza e dell’ordine civile. Agli afghani e ai cittadini internazionali che desiderano partire deve essere consentito di farlo; strade, aeroporti e valichi di frontiera devono rimanere aperti e deve essere mantenuta la calma. Il popolo afghano merita di vivere in sicurezza, protezione e dignità. Noi della comunità internazionale siamo pronti ad assisterli».
È l’appello pubblicato nella notte sul sito del governo americano e sottoscritto da più di 60 Paesi, dopo l’entrata dei Talebani a Kabul e la proclamazione dell’emirato islamico. Tra gli Stati firmatari, ci sono Stati Uniti, Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea, Qatar, Gran Bretagna. Mancano però Russia e Cina. Ma la vera domanda è: quali Paesi ospiteranno i profughi in fuga dall’Afghanistan?
Nella zona dell’aeroporto di Kabul si stanno ammassando migliaia di persone in cerca di una via du fuga; altrettanto starebbe accadendo alle frontiere con l’Iran e il Tagikistan. L’Europa però al momento sembra essere divisa, come fa notare il Corriere.
L’Austria ad esempio mantiene la sua linea dura sul rimpatrio dei migranti e richiedenti asilo afghani. «Chi ha bisogno di protezione deve riceverla il più vicino possibile al proprio Paese di origine», ha detto il ministro dell’Interno austriaco, Karl Nehammer.
Sul fronte opposto si schiera il governo dell’Albania: il premier Edi Rama che ha dato la sua disponibilità ad accogliere alcune centinaia di rifugiati provenienti dall’Afghanistan «perché si sono schierati con la Nato e hanno aiutato i nostri soldati nella loro missione di pace e ora rischiano di essere massacrati come animali dai talebani». Rama fa sapere di aver risposto positivamente a una richiesta avanzata dagli Usa perché «siamo alleati di lunga data degli Stati Uniti, non solo quando ne abbiamo bisogno per i nostri problemi». Altri governi europei, tra cui quello italiano, hanno garantito l’espatrio non solo dei connazionali ma anche dei cittadini afghani che in questo ventennio hanno collaborato con loro.
Il volo dell’Aeronautica Militare italiana, intanto, è partito intorno a mezzanotte da Kabul per riportare in Italia anche alcuni ex collaboratori afghani, oltre al personale diplomatico e ad alcuni connazionali.