Crisi umanitariaPerché è difficile fidarsi delle parole dei Talebani, secondo Ahmed Rashid

Tra i maggiori esperti al mondo dei fondamentalisti afghani, spiega che l’unica cosa che deve auspicare l’Europa è che «i talebani si rivelino professionali: creino campi per distribuire acqua e medicine, incoraggiando le ong a lavorare con loro. Purtroppo però questo finora non lo hanno mai fatto: anzi hanno detto che non gli interessa».

(LaPresse)

«Un grosso errore di valutazione da parte degli americani» che porterà a una «gigantesca crisi umanitaria». Il giornalista e scrittore Ahmed Rashid spiega in un’intervista a Repubblica che per l’Afghanistan ora si aprirà un futuro nero e che l’Europa deve prepararsi a un’ondata di profughi.

Rashid da quasi 30 enni è uno dei massimi esperti e studiosi dei Talebani. “Talebani”, appunto, è stato il suo primo libro, vent’anni fa, a cui sono seguiti altri testi e analisi pubblicate dai principali giornali del mondo. Ora, mentre i leader dell’organizzazione fondamentalista in esilio in Qatar stanno rientrando a Kabul per prendere il potere, lui ammette: «Gli americani hanno fatto un grosso errore di valutazione».

«A Doha», dice, «hanno concesso troppo ai talebani e accolto troppe delle loro richieste: in questo modo hanno perso tutte le loro armi di pressione. E inoltre non erano pronti per il ritiro: una volta fissata la data di evacuazione, non sono stati in grado di reagire di fronte all’accelerazione degli eventi. Non avevano piano B. Il tutto mentre il resto della comunità internazionale e le Nazioni Unite dormivano».

Ma ora non ci sono altri Paesi che hanno mezzi per fare pressione sui talebani, dice. «Il Pakistan ha certamente un ruolo da giocare, perché lo ha da sempre in Afghanistan e in particolare con i talebani. Ma non parlerei di mezzi di pressione. I talebani sono economicamente indipendenti: hanno guadagnato milioni di dollari grazie al commercio di oppio, allo sfruttamento delle miniere di minerali e alle tasse imposte sulla coltivazione di beni alimentari e oppio. Non hanno bisogno di soldi che vengono dal resto del mondo per sopravvivere».

Ma ne hanno bisogno per far sopravvivere la popolazione. «La grande sfida sarà questa», dice il giornalista. «La popolazione ha bisogno di cibo, strutture, medicinali: tutte cose finora in buona parte fornite dalle grandi organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e da organizzazioni non governative. Ora queste organizzazioni non potranno né vorranno appoggiarsi ai talebani per la distribuzione di aiuti e smetteranno di operare: chi si fiderebbe dei talebani per far passare aiuti umanitari?».

E dunque, dice, «non c’è dubbio che ci troveremo di fronte a una gigantesca crisi umanitaria, con milioni di persone in fuga nei Paesi vicini e anche in Europa. Con le ong assenti: perché senza un governo affidabile che dia garanzie vere non torneranno a operare».

L’unico governo affidabile sarebbe «uno che includa i rappresentanti di altre fazioni e le donne. Sono pronti per questo i talebani? In questo momento sono sotto pressione e potrebbero andare in questa direzione. Le loro prime parole sulle donne sono incoraggianti: ma c’è una storia dietro a questo movimento, che dimostra che non ci si può fidare». L’unica cosa che deve auspicare l’Europa è che «i talebani si rivelino professionali: creino campi per distribuire acqua e medicine, incoraggiando le ong a lavorare con loro. Purtroppo però questo finora non lo hanno mai fatto: anzi hanno detto che non gli interessa».

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