A Bologna si è aperta ieri la Festa nazionale dell’Unità, Festa abbastanza monstre per sforzo organizzativo e quantità di dibattiti e ospiti. La prima Festa di Enrico Letta a occhio sarà molto di sinistra, malgrado l’accorto uso del bilancino che gli organizzatori tradizionalmente sanno usare per accontentare tutti a livello di ospiti, anche se è evidente il maggior peso della sinistra doc rispetto ad altre forze riformiste e di centro.
Niente Matteo Renzi, niente Benedetto Della Vedova, niente Carlo Calenda, niente Emma Bonino, niente Matteo Richetti, Marco Bentivogli in un dibattito sul lavoro, niente Carlo Calenda, avversario ormai acerrimo di Roberto Gualtieri a Roma. Niente Giorgio Gori. A parte la ministra Elena Bonetti (ma ci sarà praticamente tutto il governo, con la luminosa eccezione di Mario Draghi), saranno Riccardo Magi, sulla legalizzazione delle droghe leggere, e Maria Elena Boschi, in un tradizionale dibattito sulle riforme, a rappresentare quel mondo, e tanto basti.
Letta cerca il suo popolo, il suo popolo cerca qualcosa che non ha ancora ben chiaro. Nel dubbio meglio stringere a sinistra.
E infatti la sinistra di ogni ordine e grado ci sarà alla grande. È vero che il mood delle Feste dell’Unità è sempre un po’ così. Stavolta di più. Ecco Romano Prodi e Rosy Bindi, e saranno successi di pubblico, Pier Luigi Bersani, Elly Schlein, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Maurizio Landini (che discuterà con Andrea Orlando), Laura Boldrini, Gianni Cuperlo, che dialogherà con Adriano Sofri, ospite non abituale, sull’11 settembre.
Ci sarà pure, in collegamento, Sigfrido Ranucci sulla libertà d’informazione (mah!). E tra gli ospiti stranieri tra cui Alexis Tsipras e Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi probabile sfidante di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi di primavera. Insomma tutta la sinistra è chiamata a raccolta per un confronto che si intreccerà con il lancio della famose Agorà cui Enrico Letta tiene moltissimo, e che hanno iniziato i primissimi passi un po’ alla chetichella.
Insomma, l’impressione è di un tono neo-ulivista, come un ponte tra l’Ulivo di 20 anni fa e un presente tutto da scrivere. Ma da scrivere con chi? Ecco che la Festa si dispone volentieri ad ascoltare l’avvocato Giuseppe Conte (il 10, intervistato da Fiorenza Sarzanini) che probabilmente riceverà la stessa calorosissima accoglienza dell’anno scorso anche se stavolta non è il presidente del Consiglio.
Conte, nell’immaginario dei militanti, è il compagno di strada che dovrebbe portare qui voti che al Partito continuano a mancare e che non consentono, secondo i sondaggi, di competere con la destra: un alleato cui stendere i tappeti rossi. Un equivoco che si consolida, perché l’avvocato non è che abbia in mano chissà quali cartucce da sparare.