Visto dalla PugliaLa normalizzazione di Salvini grazie a Draghi e Pd, secondo Emiliano

Il governatore Dem e le critiche per i complimenti al leader leghista. «Va incoraggiato a lasciare le posizioni estremiste. Infatti, quando Orbàn viene a Roma, non vede lui ma la Meloni», dice. Poi conferma la sua amicizia con Conte, «altro grande ispiratore dopo Letta e Draghi»

Foto Donato Fasano - LaPresse

L’elogio a sorpresa del governatore pugliese Michele Emiliano a Matteo Salvini fa ancora discutere. «Apprezzo il tuo sforzo per trovare una visione del Paese», ha detto da Ceglie Messapica. E in un’intervista al Corriere la spiega meglio. «Lui ha preso un partito xenofobo, antieuro, antieuropeista, omofobo, con l’utilizzo disinvolto persino di elementi religiosi…», dice. Questo «è il ritratto di Salvini prima di Draghi». Ora, «ha spostato la Lega su una posizione completamente diversa, anche grazie al Pd, che deve rivendicare questo ruolo. Salvini va incoraggiato a lasciare le posizioni estremiste. Infatti, quando Orbàn viene a Roma, non vede lui ma la Meloni. Il Pd è riuscito a costringere il suo principale avversario ad accogliere quasi tutte le proprie posizioni».

Certo, restano le distanze, precisa Emiliano. «Ci sono cose su cui ancora non siamo d’accordo. Anche sulla xenofobia e l’omofobia la Lega è in grandissimo ritardo. Ma sta cambiando, ha fatto un salto di elaborazione politica. Come, stando al governo con Draghi, è dovuta cambiare sull’euro e sull’Europa». E continua: «Il fatto che Salvini ha mollato a Fratelli d’Italia tutti questi argomenti che parlano alla parte oscura dell’umanità ha un prezzo pesantissimo. Far dimettere Durigon non è stato privo di costo politico». «Prima di entrare nel governo Draghi avrebbero tenuto il punto».

Quanto ai leghisti antieuropeisti come Borghi e Bagnai, Emiliano dice: «Non c’entrano nulla col governo Draghi e, se dovessero fare atti contrari alla sua linea, credo finirebbero per dimettersi anche loro».

Poi ci sono i Cinque Stelle che stanno a cuore a Emiliano. «Il M5S pugliese, vicinissimo al presidente Conte, altro grande ispiratore dopo Letta e Draghi, ha con noi un programma su cui non ci sono punti di attrito. Il nostro reddito di dignità è molto più evoluto, ad esempio, del reddito di cittadinanza», spiega.

Per Emiliano, Giuseppe Conte è ancora «un fortissimo punto di riferimento dei progressisti», come disse Zingaretti. «È una figura politica rilevante. Nonostante la sua apparizione quasi… stupefacente, ha dimostrato di sostenere un compito difficilissimo, durante la pandemia e in alleanza col Pd», dice. «Sono amico di Conte e non penso affatto che voglia abbattere Draghi. Poteva fare molto male al governo. Invece la trattativa è stata garbata».

Ma la sua vicinanza ai Cinque Stelle gli ha attirato parecchie antipatie nel suo Partito democratico. «Era un altro Pd», spiega Emiliano. «Io sostengo Letta senza se e senza ma. E comunque le critiche che mi facevano sui Cinque Stelle sono le stesse che adesso mi fanno su Salvini. Poi il M5S ha completato un percorso. Vede, in politica la parola chiave è evoluzione, la fissità di una posizione non è indice di intelligenza».

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