I diritti dei picchiatelliSara Cunial è la protagonista del Grande Romanzo Italiano di quest’estate

L’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, ora nel gruppo misto, aveva eletto domicilio al Cavallino Bianco di San Candido, tra i pochi alberghi a rifiutare il green pass. E però, davanti alla chiusura forzata, il proprietario ha cambiato idea e rispetterà le regole: siamo il paese dei tarallucci e vino, ma dove andrà adesso la baronessa rampante?

Dal sito del Cavallino Bianco

Se cerco Sara Cunial su Google, il secondo risultato è dell’aprile 2020, un articolo uscito mentre eravamo tutti chiusi in casa; dice: «Sara Cunial: “Vado al mare, sono una parlamentare”. L’ex grillina no vax multata sulla strada per Ostia». «Vado al mare, sono una parlamentare» sta fra Roberto Roversi e Vasco Rossi, sarebbe potuto essere il successo dell’estate, chissà perché invece s’è ostinata con la politica. 

Il quarto risultato è di poche settimane fa. «Fb oscura il profilo della deputata no vax. Lei su Telegram: “Non riusciranno a censurarmi”». Beato il tempo in cui non essere su una determinata piattaforma non significa essere muti, nostalgia canaglia per il tempo in cui i politici facevano grigi comunicati sì e no letti al tg. 

Cercandola su FB, il primo risultato è un post in cui si parla di lei in questi termini: «Bene. La pagina Facebook di Sara Cunial, deputata complottista a livelli inimmaginabili, è stata oscurata. E per rispondere a chi va dicendo che si tratta di “censura”, un’informazione. Sara Cunial non aveva legittime opinioni diverse sulla pandemia, sulla gestione, sull’efficacia di questo o quello strumento. Sara Cunial aveva posizioni tecnicamente folli e pericolose. Ben esemplificate dal suo andare in giro con un casco del motorino perché, diceva, così si sarebbe protetta dagli asteroidi e non dal morbo che secondo lei non esisteva». 

Ma, se non a garantire il diritto dei picchiatelli di credere negli occhiali a raggi X, a cosa diamine serve la libertà d’espressione? Noialtri che diciamo cose che qualcuno sano di mente condivide ci tuteliamo da soli, è l’onorevole picchiatella che va in giro col casco che dev’essere libera di dire cose folli. 

Ma sto divagando. La Cunial, che ora è nel gruppo misto perché il Movimento Cinque Stelle rinnega la propria vocazione di patria dei picchiatelli, ha stabilito il proprio domicilio all’hotel Cavallino Bianco. Il dettaglio è una notizia giacché il Cavallino Bianco, albergo in località San Candido, provincia di Bolzano, teoricamente doveva chiudere ieri: il proprietario si rifiutava di ottemperare alle norme pandemiche. 

Ma lo zelo cunaliano è stato boicottato dal carattere nazionale, così nazionale che è carattere anche dei sudtirolesi. 

Poiché, anche se chiamiamo le certificazioni con nomi inglesi, siamo pur sempre una repubblica fondata sui tarallucci e sul vino, il Cavallino Bianco non chiuderà. Hannes Kühebacher, dopo aver dichiarato che era un sopruso, che i suoi dipendenti si erano ammalati perché respirano male con la mascherina, dopo aver precisato agli intervistatori che lui comunque non ce l’aveva con l’Italia, «ho giurato fedeltà alla nostra Costituzione, e ne sono fiero. È stato nel 1974, ad Aosta: ero un alpino. Mi sono congedato da sottufficiale: non mi perdo un raduno e sono ancora in contatto con tanti del mio corso», Kühebacher – come il perfetto italiano che è – ha detto vabbè, abbiamo scherzato, se ci chiudete davvero allora le mascherine le mettiamo, era un capriccio, mica un principio, bacino e passa la bua. 

(Questo è il punto in cui i picchiatelli dell’internet – che sono di tante specie, e quelli che non sanno leggere ma sono convinti di sì sono assai di più di quelli che rifiutano di mettere le mascherine – mi accuseranno di aver attribuito la nobiltà dei princìpi etici al rifiuto di mettersi una cazzo di mascherina in faccia; sono gli stessi che vedete in giro con la loro brava mascherina e il naso fuori, se volete una valutazione antropologica). 

Ma intanto la Cunial aveva eletto domicilio lì perché «questo luogo rappresenta un baluardo di libertà e democrazia e un esempio tangibile di dignità e responsabilità» (anche meno, Cunial), e il presidente della provincia che imponeva la chiusura stava «punendo un lavoratore per il solo fatto di aver difeso i propri diritti e quelli dei propri dipendenti e aver rispettato la nostra Carta Costituzionale» (maiuscole come da suo comunicato), e se avessero chiuso l’albergo avrebbero inoltre «arrecato danno all’attività di un parlamentare, compromettendo il mio diritto all’inviolabilità del domicilio correlato direttamente all’esercizio dell’attività stessa», e naturalmente «tutto ciò in palese contrasto» alla costituzione più bella del mondo, alla sentenza tal dei tali, alla rava, alla fava. 

Ora che i tarallucci e il vino sono in tavola – tavola alla quale, se in interni, ci si può accomodare solo se provvisti di certificazione verde – ora che il Cavallino Bianco è aperto e i suoi camerieri mascherati (in sprezzo alla costituzione più bella del mondo nonché alla rava nonché alla fava), ora la Cunial che farà? Ne approfitterà per una vacanza (offerta?) o porterà altrove i suoi servigi di protettrice di costituzione e sentenze e diritto a sputacchiarti nella minestra anche in piena pandemia? 

La baronessa rampante che questo secolo si può permettere troverà nuovi hotel nei quali ritirarsi sdegnata o ci priverà di tutto quel potenziale da Grande Romanzo Italiano?

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