Le giornate del prof Lo scivolone di Montanari nel contrapporre le Foibe alla Shoah

Il rettore dell’Università degli stranieri di Siena ha criticato la legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo perché sarebbe in antitesi a quella della Memoria. Nessuna persona intellettualmente onesta può paragonare queste due tragedie umanitarie, sia per le dimensioni sia per le circostanze storiche. O peggio, dare un giudizio di valore

LaPresse

Su Il Giornale viene ripresa una dichiarazione di Tomaso Montanari della quale, a mio avviso, il rettore dell’Università degli stranieri di Siena dovrebbe vergognarsi. Per motivi suoi se la prende con «La legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo (delle Foibe) a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah)» che a suo avviso «rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica», su cui, «la destra italiana sta equivocando, ci sta marciando, sta inventando tutto». 

Poi il rettore ’’del nostro scontento” avverte di dover chiarire il suo pensiero: «Nessuno nega le foibe, ma è l’uso strumentale, politico che la destra neofascista fa delle foibe che contesto». Per poi aggiungere: «La destra sta ingigantendo le foibe da un punto di vista storico, numerico e soprattutto cerca di equipararla alla Shoah, dopo aver ottenuto una Giornata del Ricordo messa in calendario. La falsificazione storica è aver creato quella giornata in contrapposizione alla Giornata della Shoah. Questa è la falsificazione, l’equiparazione dei due tragici eventi». 

Nessuna persona intellettualmente onesta può paragonare queste due tragedie umanitarie, sia per le dimensioni che per le circostanze storiche. Nella tragedia delle foibe (e dell’esodo di circa 350mila italiani, scappati da quelle zone come gli afghani di oggi, portandosi appresso solo i vestiti che avevano addosso i loro averi erano stati confiscati) si consumarono vendette e ritorsioni contro i dominatori sconfitti che non erano sempre stati ’’italiani brava gente’’. 

Io ero un bambino ma ricordo bene che un treno carico di profughi ’’Giuliani’’ non poté sostare nella Stazione di Bologna perché si diceva che fossero fascisti in fuga dal socialismo. Nelle zone (A e B) intorno a Trieste per anni il Partito Comunista italiano sostenne la causa slava, almeno fino a quando Tito non ruppe con Stalin. Per decenni quegli italiani uccisi per la loro nazionalità sono stati ignorati; non mi pare che la memoria di costoro possa essere ritenuta una vittoria della destra. 

Ma davvero Montanari si sente di negare, nella vicenda delle foibe, una componente di pulizia etnica. È questo il termine macabro usato dal presidente Giorgio Napolitano il 10 febbraio 2007, commemorando gli eccidi dell’immediato dopoguerra: «…già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell’autunno del 1943, si intrecciarono “giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento” della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”».

La stessa strategia del massacro indiscriminato che abbiamo visto ripetersi tragicamente dopo il crollo della Jugoslavia. Croati contro serbi, serbi contro bosniaci mussulmani, stupri etnici di massa e stragi di uomini, donne e bambini soltanto perché appartenenti a un’altra etnia. Il 9 luglio 1995, la zona protetta dall’ONU di Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati dalle truppe dell’esercito serbo di Bosnia che riuscì a entrare definitivamente nella città due giorni dopo. I maschi dai 12 ai 77 anni furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per essere interrogati, in realtà vennero uccisi e sepolti in fosse comuni. Del resto i croati non si erano fatti mancare nulla nel conflitto contro i serbi.  Le forze di interposizione delle Nazioni Unite a Srebrenica mostrarono tutta la loro impotenza. E si rese necessario l’intervento della Nato. 

È poi veramente privo di senso l’accostamento che Montanari compie tra le date delle due Memorie come se costituissero l’esito di una rivalsa della destra contro sinistra. La Giornata della Memoria della Shoah si celebra il 27 gennaio perché in quella data nel 1945 l’Armata Rossa liberò Auschwitz, il Campo di sterminio più grande di tutti quelli che il nazismo aveva disseminato per l’Europa (lo stesso di cui ora il governo polacco vuole vietare l’accesso ai cittadini israeliani). Mentre la Giornata del Ricordo delle foibe fu fissata il 10 febbraio per una ragione precisa. In quella data vennero firmati nel 1947 i Trattati di Parigi dove era prevista la cessione di territori italiani alla Jugoslavia. Si trattava di quegli stessi Trattati nei quali, secondo Giorgio Napolitano (che peraltro allora c’era), «prevalse il disegno annessionistico». 

Mentre la Giornata della Memoria dell’Olocausto venne decisa nel 2005 dall’Assemblea generale dell’ONU (l’Italia aveva già provveduto con una legge del 2000), la legge del 2004 sulla Memoria delle foibe, fu promossa principalmente da esponenti della destra (sia pure con un ruolo attivo di altri gruppi in particolare della Margherita). 

È questa una buona ragione per giudicare quell’iniziativa una falsificazione storica o un atto di ritorsione contro la Memoria della Shoah? Perché non riconoscere che quella legge del 2004 – ancorché dettata da motivi politici – contribuì a porre riparo a una vile omissione e a rendere giustizia a dei compatrioti vittime di una guerra perduta?

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