Incentivi e coercizioneTeoria e tecnica per convincere lo scettico e l’esitante a vaccinarsi

Molti Stati hanno deciso promesso una birra o un biglietto per il cinema in cambio dell’assunzione della prima dose, mentre altri hanno adottato misure restrittive per incoraggiare la popolazione a immunizzarsi. Quale sia la scelta giusta lo dirà soltanto il tempo, scrive il Financial Times

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Come convincere i cittadini esitanti a vaccinarsi? Carota o bastone? Un articolo del Financial Times spiega le strategie attuate dai governi in questa fase dove, nonostante la variante Delta che si diffonde in tutto il mondo, persiste un alto tasso di indecisi.

Negli Stati Uniti, per esempio, gli Stati offrono premi che vanno dai 100 dollari in contanti alla birra gratis, biglietti per parchi a tema e biglietti della lotteria. Nel Regno Unito gli omaggi includono fast food e corse in taxi gratuite. Mentre alcuni governi stanno iniziando a usare metodi sempre più duri: imporre la vaccinazione come condizione per l’occupazione, i viaggi e l’ingresso nei luoghi di intrattenimento e di svago.

Un esempio lampante è stato l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron di una nuova legge che rende obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari e richiede un pass sanitario per entrare in luoghi pubblici come ristoranti, bar e treni ad alta velocità.

New York invece è diventata la prima città degli Stati Uniti a richiedere il certificato di vaccinazione per le attività al chiuso tra cui ristoranti, palestre e concerti, mentre la SF Bar Owner Alliance, un gruppo aziendale che rappresenta 300 bar a San Francisco, ha adottato una politica di divieto di ingresso senza un attestato di vaccinazione.

Qual è la ricetta giusta? Ancora è presto per scoprirlo. «Nonostante l’entusiasmo dei governi nell’introdurre nuovi incentivi per prendere il vaccino, alcuni esperti avvertono delle conseguenze indesiderate. Gli incentivi monetari potrebbero far arrabbiare coloro che sono già stati vaccinati, mentre i passaporti vaccinali stanno dividendo l’opinione pubblica», spiega il quotidiano.

Stephen Reicher, professore di psicologia all’Università di St Andrews, sostiene che «molte complessità e molte insidie circondano gli schemi di incentivazione – e i passaporti dei vaccini potrebbero avere un effetto polarizzante».

Perché? «Perché le persone che si sarebbero comunque vaccinate potrebbero dire a se stesse: “Va bene, lo farò un po’ più in fretta”. Coloro che sono riluttanti, invece, diventano più negativi e resistenti», afferma Reicher.

Altro problema sono invece i giovani. La professoressa Beate Kampmann, direttrice del Vaccine Centre presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine, esorta gli esperti di salute a concentrarsi sul coinvolgimento dei giovani. «Abbiamo bisogno che questa generazione si fidi del prodotto piuttosto che ottenere una pizza gratis», dice. «Non sono contenta che qualcuno dimostri un senso di corruzione o coercizione attraverso vaccino».

Per la maggior parte dei governi preoccupati per l’adozione del vaccino, comunque, gli obiettivi principali sono ora i giovani adulti, che erano gli ultimi in coda e per i quali il rapporto rischio-rendimento è meno favorevole rispetto agli anziani. La possibilità di soffrire di malattie gravi e di morte per Covid-19 aumenta rapidamente con l’età, mentre i giovani sono raramente suscettibili a reazioni gravi dopo la vaccinazione. In Inghilterra, ad esempio, gli ultimi dati del Sistema sanitario nazionale mostrano che meno del 70% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha ricevuto una prima dose, sebbene siano idonei alla vaccinazione dal 18 giugno, e poco più del 30% ha avuto la seconda dose.

Come intervenire? La statistica dà ragione all’approccio intransigente. Le restrizioni dei governi per incoraggiare i vaccini, come l’imposizione dell’uso di passaporti vaccinali, sono popolari tra il pubblico: «Aumentano i tassi di vaccinazione, almeno a breve termine», spiega il Ft.

Anche se in alcuni Paesi possono far scattare il caos. In Francia le misure di Macron hanno provocato rabbiose proteste da parte di una minoranza particolarmente rumorosa, che è cresciuta di numero nelle ultime quattro settimane. Anche qui però, con le nuove regole, la campagna è stata rivitalizzata: «Le nuove prenotazioni giornaliere, che erano rimaste stagnanti a circa 150.000 a giugno, sono aumentate a oltre 400.000 a metà luglio, anche se sono scese a circa 175.000 questo mese».

Anche in Italia c’è stato un forte aumento delle prenotazioni di vaccini contro il Covid-19 – dal 15 al 200% in diverse regioni italiane – dopo che il governo ha dichiarato che avrebbe ampliato il proprio pass sanitario per l’ingresso nei ristoranti e in altri luoghi pubblici, afferma Anna Odone, docente di sanità pubblica all’Università di Pavia.

Tuttavia, alcuni esperti mettono in guardia sul potenziale svantaggio dei mandati e degli incentivi sui vaccini, anche se hanno un impatto positivo immediato. «Con l’aumento delle forniture di vaccini nel mondo sviluppato, i governi si stanno affrettando a introdurre incentivi e obblighi per aumentare la diffusione, senza pensare alle conseguenze che potrebbero indurire le opinioni di coloro che esitano», afferma il professor Heidi Larson, direttore fondatore del Vaccine Confidence Project presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine.

«Alcune pubblicazioni scientifiche suggeriscono che possono ridurre quella che viene chiamata la tua motivazione intrinseca», afferma in merito agli incentivi. «In altre parole, vieni vaccinato perché ottieni una ricompensa per questo, non perché credi che sia la cosa giusta da fare», ripete Larson.

Dall’altra parte, però, altri esperti avvertono che l’estensione dei passaporti dei vaccini potrebbe esacerbare le divisioni sociali, etniche e di classe esistenti. Marie Jauffret-Roustide, sociologa dell’Inserm, l’istituto nazionale di ricerca sanitaria francese, teme che i ricchi, che hanno le risorse per viaggiare e andare al ristorante, risponderanno alle restrizioni, mentre i più poveri, che spesso sono tra i più esitanti nel fare i vaccini, non si lasceranno influenzare perché il loro stile di vita non è poi così tanto a rischio.

Nel Regno Unito, una ricerca dell’Office for National Statistics all’inizio di quest’anno ha mostrato che i tassi di vaccinazione erano notevolmente più bassi tra le persone di origine nera, caraibica e africana, così come tra coloro che vivono in aree più svantaggiate e coloro che parlano l’inglese come prima lingua.

I recenti risultati del rapporto settimanale OpenSafely, gestito dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine e dall’Università di Oxford, mostrano che tra gli over 80 si stima che il 77,2% di coloro che si identificano come neri siano stati vaccinati entro il 28 luglio, rispetto al 97,5% di quelli che erano bianchi.

Il motivo è anche in una comunicazione sbagliata. «Sebbene le campagne di informazione, i passaporti e gli incentivi per i vaccini attirino l’attenzione del pubblico, molti esperti affermano che il modo più efficace per aumentare la diffusione è semplicemente quello di rendere il messaggio il più semplice possibile per coloro che hanno poco tempo e motivazione», spiega il quotidiano. «Tutto ciò che fa vaccinare qualcuno è importante, ma per ottenere numeri più grandi dobbiamo renderlo conveniente e non spaventoso», afferma Maureen Miller, epidemiologo di malattie infettive presso la Columbia University di New York.

Per quanto riguarda l’obbligo in azienda, l’analisi è più complessa. «Ha senso per le persone che lavorano nel settore sanitario e si prendono cura di persone molto vulnerabili», afferma Larson. La storia è diversa negli Stati Uniti, dove aziende tra cui Walmart, Google, Facebook, Tyson Foods e United Airlines stanno iniziando a obbligare alcuni o tutti i loro dipendenti a vaccinarsi. Stanno seguendo il consiglio di Anthony Fauci, il consulente medico di Biden, che venerdì ha detto a Bloomberg: «Incoraggerei le imprese private a prendere seriamente in considerazione l’idea di imporre la vaccinazione».

Pertanto, le cose stanno per cambiare e cambieranno molto velocemente. Non si sa bene quale sarà l’impatto del virus finita l’estate, e i governi si dividono tra chi teme che una linea dura possa minare la crescente popolarità della vaccinazione e chi non vede altro rimedio. Alcuni politici potrebbero poi cominciare a considerare di prendere una posizione piuttosto che un’altra anche guardando al proprio tornaconto: «Il rischio è che spingendo troppo forte sulle campagne di vaccinazione, si generi un contraccolpo controproducente e un assist per gli avversari politici, oltre che un danno per la salute pubblica», conclude il quotidiano.

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