Ormai è una battaglia personale quella di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, in un’intervista al Corriere, si schiera apertamente dalla parte delle categorie — dai presidi agli steward ai ristoratori — che non vogliono o ritengono di non poter gestire i green pass.
«Hanno perfettamente ragione, il governo sta scaricando le proprie responsabilità su chi non ha i mezzi o l’autorità per fare da controllore. È una normativa senza senso che sta compromettendo la stagione turistica, che non aiuta a superare l’emergenza e che crea problemi di privacy», spiega Meloni.
Che poi passa anche alle politiche sull’immigrazione: «Il ministro Lamorgese, prima di definire “atto di guerra” la nostra proposta di blocco navale, faccia lo sforzo di leggerla». Mentre sullo ius soli ribadisce: «Non esiste alcun margine di trattativa su questa proposta insensata».
Tornando al green pass: Meloni continua la sua crociata contro Draghi. «Io sono contraria all’utilizzo del green pass per accedere alla vita sociale, perché non trovo né utile né giusto che i cittadini siano sottoposti a misure che, lo ricordo, sono in vigore con queste modalità solo in Francia. In Germania, in Spagna, in Grecia non si è mai pensato di impedire di andare al ristorante a chi non avesse una certificazione ad hoc, e non a caso tantissimi turisti — penso solo ai russi vaccinati con Sputnik — hanno scelto destinazioni diverse dall’Italia. Un grave danno», spiega ancora.
Perché questa resistenza al green pass? Il motivo è sia ideologico che funzionale alla campagna anti-governo. «Lo ritengo dannoso per la nostra economia già compromessa e inutile per la gestione della pandemia, perché è falso che dove siedono solo vaccinati non ci si contagi. Se il tema fosse limitare il contagio la nostra proposta di tamponi gratuiti verrebbe accolta, perché un tampone negativo è più sicuro del vaccino in questo. Invece ci dicono che il tampone gratuito disincentiva il vaccino. Ma l’obiettivo è fermare il Covid o vendere il vaccino? La verità è che il green pass è solo uno strumento per introdurre l’obbligo vaccinale senza assumersene la responsabilità».
Meloni non è disposta al compromesso, anche se il green pass è di conseguenza il primo risultato di una campagna di vaccinazione in continua ascesa. Essenziale per evitare nuove chiusure, tanto importanti per i Fratelli d’Italia. «Voglio sperare si evitino chiusure, ma succederà solo se l’unico criterio per stabilirle sarà il numero delle ospedalizzazioni, e in nessun caso quello dei contagi. Invece il governo già parla di Dad. Sui vaccini, aumenta chi lo fa perché aumenta la disponibilità del siero. Io contesto l’obbligatorietà per accedere a luoghi che non possono aver provocato l’aumento del contagio, come ristoranti e palestre, a lungo chiusi. Piuttosto, si è pensato di mettere in sicurezza le scuole, potenziare i mezzi pubblici? No, non si fa nulla. Anzi il governo in questo caso dice che il green pass non serve perché non è in grado di fare i controlli sugli autobus», dice ancora.
Una posizione netta, che cozza in parte con quelle assunte dal resto del centrodestra. «Io ho sempre lavorato per l’unità del centrodestra, anche perché sulle alleanze non ho un piano B. Gli altri non sono stati sempre attenti nei nostri confronti. L’ho detto anche a Berlusconi: voglio capire se il loro orizzonte è lo stesso che ho io: essere uniti per governare assieme, escludendo per il futuro altre ipotesi di maggioranze arcobaleno come l’attuale. Chiedo chiarezza per il futuro. Servono fatti. Verso FdI ci sono state alcune chiusure incomprensibili. Mai da noi», spiega.
E sulle elezioni del capo dello Stato ammette: «Non vedo ragioni per un secondo mandato a Mattarella, che lui stesso ha giustamente escluso. Napolitano è stato un unicum, non credo possa diventare prassi rieleggere lo stesso presidente. Draghi avrebbe di positivo che poi si andrebbe a votare, ma anche per questo non vedo lavorìo per averlo al Quirinale e non credo nemmeno che il Colle sia il suo obiettivo», conclude.