Occasione favoleQuesto governo può dare un grande contributo per lo Ius soli, dice Elena Bonetti

In un’intervista a Repubblica, la ministra delle Pari opportunità e della Famiglia spiega perché il miglior momento per approvare una legge sulla cittadinanza italiana sia sotto la guida Draghi: «Non si sacrifichi qualcosa di così importante per il consenso elettorale»

Roberto Monaldo / LaPresse

«L’occasione è favorevole per una nuova legge sulla cittadinanza». A intervenire questa volta sullo Ius soli è Elena Bonetti, la ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, che a Repubblica dice che «il tempo è adesso».

Per Bonetti il punto di caduta è il cosiddetto “ius culturae”, ovvero la cittadinanza per i ragazzi figli di immigrati che abbiamo completato un ciclo scolastico ma anche un percorso sportivo.

Una priorità quindi che, a differenza dei partiti di destra e dei Cinque Stelle, sale al primo gradino. «Spesso la politica si è data un alibi, dividendosi su elenchi di priorità. Si sapeva che era il modo migliore per non incontrarsi. Oggi il Paese deve fare un passo in avanti. Se vogliamo ripartire dobbiamo tutti lavorare affinché questo accada: questo è la cittadinanza. L’occasione è favorevole, perché proprio ora stiamo ricostruendo il nostro essere “noi”, comunità. Le Olimpiadi sono state un esempio. I giovani atleti che abbiamo visto giocare, che ci hanno appassionato, hanno mostrato che con il contributo di tutti e con l’unità si serve e si fa vincere il Paese intero. È stata una grande lezione per la politica», dice la ministra.

Il governo Draghi pertanto dovrebbe farsi parte attiva perché si archivi lo “ius sanguinis”, in base al quale si è cittadini italiani. «Il governo sta dando prova di sapere accompagnare tutti i processi di sintesi per fare davvero avanzare il Paese – spiega Bonetti -, ma le regole le deve scrivere il Parlamento. Una iniziativa parlamentare sulla cittadinanza già c’era. Si era trovata una mediazione alla Camera nel 2015, premier Renzi, e poi si è bloccata al Senato. Adesso il governo può aiutare, però sono le Camere a dovere riprendere la proposta».

Ma quali caratteristiche dovrebbe avere la legge sulla cittadinanza? «Il modello è lo ius culturae, perché la cittadinanza si costruisce attraverso l’educazione. A scuola, ma anche nelle attività di educazione non formale come lo sport. Quando le forze politiche procedono per veti reciproci, il risultato è la stasi. I partiti esistono per fare politica e la politica deve dialogare per dare risposte ai bisogni dei cittadini. Se posso fare un appello, proprio perché è un tema che riguarda un milione e centomila ragazzi in attesa di dirsi italiani non solo di fatto ma anche di diritto, la legge sulla cittadinanza non diventi una bandierina per le amministrative né a destra né a sinistra. Non si sacrifichi qualcosa di così importante per il consenso elettorale», ribadisce la ministra.

Parlando poi di tempistiche e dinamiche politiche, il rischio è che lo ius soli, o ius culturae, possa non essere approvato in questa legislatura, in cui c’è una maggioranza di governo del tutto eterogenea. «È la politica a dover creare con il dialogo le condizioni per approvare una legge come lo ius culturae. Siamo tutti chiamati a responsabilità inedite anche la politica deve fare un balzo di maturità. Io ho fiducia che questo Parlamento possa trovare la sintesi necessaria per dare all’Italia il suo futuro migliore. Ci vuole il coraggio di scelte non scontate», puntualizza ancora.

E poi arriva la domanda tanto attesa dopo le Olimpiadi: ci potrebbe essere una corsia preferenziale per lo ius soli sportivo? «La cornice è lo ius culturae, in cui l’educazione, inclusa quella sportiva, ha il suo riconoscimento». In altre parole: «Dai costituenti la cittadinanza è stata disegnata come il riconoscimento del valore e della dignità di ciascuno: tutti sono convocati a dare il loro contributo per il bene comune. Penso alle parole di Tina Anselmi nel libro con Anna Vinci “Storia di una passione politica”, dove dice che in un Paese, in una comunità occorre chiedere a tutti, e a tutti occorre dare l’opportunità di fare la propria parte», conclude Bonetti.

X