Il colosso immobiliare di Pechino Evergrande crolla e i mercati finanziari temono una «Lehman Brothers cinese» in grado di affondare il sistema finanziario globale. Lunedì il listino americano S&P 500 ha perso l’1,7%, il maggior calo da maggio. Le Borse europee hanno fatto registrare la peggiore seduta negli ultimi tre mesi e mezzo. In forte calo anche i mercati asiatici.
Secondo quanto oggi riferisce il Financial Times, Evergrande ha ammesso di aver utilizzato miliardi di euro raccolti attraverso prodotti finanziari venduti agli investitori retail per finanziare i propri debiti e per ripagare gli investitori più importanti. La società ha sempre fatto largo uso di questi prodotti, incitando gli acquirenti di case a sottoscriverli. A comprarli sarebbero state circa 80mila persone, per un valore di 40 miliardi di yuan (5,3 miliardi di euro).
Una bancarotta di Evergrande, secondo il giornale economico Caixin, sarebbe «uno tsunami finanziario» in grado di creare creare «la Lehman Brothers cinese». Il gruppo occupa 200mila persone, le cui passività equivalgono al 2 per cento del Pil cinese. Ha 800 grandi progetti in costruzione, metà dei quali al momento sono bloccati dalla mancanza di liquidità. Migliaia di compagnie tra fornitori e clienti dipendono di fatto da Evergrande, quindi a rischio sarebbero ogni anno poco meno di 4 milioni di posti di lavoro.
Standard&Poor’s ha affermato in una sua analisi di ritenere improbabile che il governo cinese intervenga per salvare questo gigante. Ma il governo di Pechino ha avuto anche le sue responsabilità nello sviluppo della crisi Evergrande. Già dal 2017 il presidente Xi Jinping ha attuato un giro di vite sul business immobiliare fuori controllo, dichiarando che «le case servono per viverci, non per fare speculazione». E gli enti regolatori si sono mossi con linee guida stringenti, che si basano sulle “Tre linee rosse” relative al rapporto tra l’indebitamento, il capitale, il valore delle azioni e la liquidità. Se la compagnia supera anche una sola di queste tre linee rosse, il regolatore può ordinare azioni per alleggerire l’indebitamento. Evergrande le ha superate tutte e tre. Secondo S&P, però, il governo potrebbe intervenire soltanto nel caso in cui la crisi Evergrande abbia effetti di più ampia portata, con un contagio che ponga rischi sistemici.