Scintille tra Salvini e Forza ItaliaCentinaio precisa che la Lega è per il Green Pass, intanto Tajani dice no al gruppo unico in Europa

Divisi in Parlamento e sul territorio. Ieri alla Camera la metà dei deputati leghisti era assente al voto finale sul certificato verde, mentre a Milano tre forzisti lombardi passavano al Carroccio

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

A Roma la metà dei deputati leghisti assenti al momento del voto finale di conversione del secondo decreto sul Green Pass. A Milano, si celebra il passaggio alla Lega di tre esponenti forzisti lombardi, i consiglieri regionali Alessandro Fermi e Mauro Piazza e l’ex presidente della Provincia di Lecco Daniele Nava.

Il mix di sensibilità diverse sul tema dei vaccini e del certificato verde, e le contrapposizioni strategiche, accese dalla competizione elettorale in vista delle amministrative, mostrano una Lega di nuovo divisa. E i contrasti si riflettono anche sulla tenuta della coalizione di centrodestra. In particolare nello scontro con Forza Italia. Divisi in Parlamento e sul territorio, «lo sgarbo di Salvini fa saltare il patto con Forza Italia», scrive Repubblica.

In un’intervista al Foglio, il sottosegretario del Carroccio Gian Marco Centinaio dice: «Dentro la Lega qualcuno fa il fenomeno scordandosi che, se è in Parlamento, lo deve soltanto a Matteo Salvini». Ma c’è un “ma”. «La posizione favorevole al Green Pass andava espressa prima, con maggiore forza, per evitare fraintendimenti e le fughe in avanti di qualcuno», dice Centinaio. Che ricorda: «Quando il segretario detta la linea tutti dobbiamo rispettarla. Ognuno è libero di coltivare le proprie idee, non siamo una caserma, ma dobbiamo fare sintesi e mandare all’esterno un messaggio chiaro e univoco, sennò i cittadini restano spiazzati».

Si poteva fare meglio, insomma. «Siamo stati un po’ attendisti, così si è generata confusione. Certi personaggi hanno preso il sopravvento… Questa Donato, andava fermata prima», dice, riferendosi alla eurodeputata no vax Francesca Donato che ora ha lasciato il Carroccio. «Adesso si è tirata fuori ma dovevamo prendere prima un provvedimento nei suoi confronti».

Ma proprio i cambi di casacca, ora, stanno generando malumori con gli alleati di Forza Italia. Antonio Tajani, coordinatore del partito di Silvio Berlusconi, in un’intervista al Corriere conferma il suo «no» al disegno di Salvini sul gruppo unico all’Europarlamento.

«Non siamo ambigui: siamo nel centrodestra, che Berlusconi ha fondato, e non abbiamo intenzione di governare in futuro con la sinistra. Se cresciamo, se ritroviamo centralità, se siamo il punto di riferimento dei moderati e se rappresentiamo il Ppe in Italia è un vantaggio per tutta la coalizione, non un dispetto nei loro confronti», dice. «Il bureau del Ppe che si è tenuto a Roma e ha visto il ritorno in pubblico di Silvio Berlusconi è un riconoscimento del nostro ruolo e della nostra centralità, in Europa come in Italia, come dimostrano anche le presenze alla tre giorni: mondo dell’impresa, rappresentanti delle categorie, dei sindacati: è chiaro che ci guardano in tanti con attenzione…».

Questo avrebbe irritato Salvini. Insieme pure alle parole di Weber, che di Salvini ha detto: se gli italiani vogliono un buon futuro «servono politici ragionevoli». Un gruppo parlamentare unico in Europa, con il centrodestra italiano unito, «mi sembra impossibile», ammette Tajani. «Giorgia Meloni è a capo del partito conservatore, con il quale abbiamo un dialogo. Ma per il Ppe è impossibile invece dialogare con i tedeschi di Afd o con la Le Pen (che appartengono allo stesso gruppo di Salvini, ndr), perché sono contro l’Europa».

Ma «se la Lega vuole avvicinarsi al Ppe per quanto ci riguarda è la benvenuta. Non avremmo problemi a favorire un cammino di questo tipo, che naturalmente presuppone scelte chiare su contenuti e valori, a partire da europeismo e atlantismo. Ma va avviato un percorso, il Ppe non è un hotel a porte girevoli».

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