Per Luca Bernardo, i fine settimana tematici alla milanese (per intenderci, le «week» e le «city» che punteggiavano il calendario milanese) sono «inutili e dispendiosi». Il candidato sindaco salva solo le settimane della moda e del design, «perché originate da due solide istituzioni come la Camera della moda e il Salone del mobile».
Certamente l’eventizzazione presenta diversi rischi. Tuttavia le manifestazioni diffuse milanesi come Fuorisalone, Piano City, BookCity hanno un significativo impatto culturale ed economico, e soprattutto un rapporto profondo con la città che le sfilate di moda (riservate agli addetti ai lavori) o le fiere di settore (destinate in primo luogo agli operatori) non possono avere. Offrono un modello di grande interesse che, come curatore del programma della manifestazione dal 2012, ho raccontato in diverse occasioni, da Odessa a Melbourne.
In questi anni, BookCity ha cambiato la geografia della città, portando la cultura più vicino ai cittadini. Ha contribuito alla promozione del libro (nella stagione delle vendite natalizie) e della lettura, valorizzando la filiera editoriale. Ha invitato diversi premi Nobel e dato visibilità al tessuto culturale della città. Ha messo in rete soggetti e competenze diversi. Ha contribuito ad accrescere la reputazione della città, che in questi anni è diventata una fonte di attrattiva turistica anche grazie a uno stile di vita dove l’offerta culturale ha un ruolo centrale. Nell’ultima edizione pre-pandemia, il 2019, BookCity ha programmato oltre 1600 eventi (gratuiti) in 350 sale, in tutti i quartieri della città. Gli eventi sono stati tutti prodotti (a costo zero per l’amministrazione) da chi li propone: centinaia tra editori, associazioni, fondazioni, librerie, scuole, università, che amano condividere con la città i loro progetti.
Il progetto è nato nel 2012 dalla volontà comune dell’amministrazione e del mondo editoriale, attraverso le quattro fondazioni (Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Feltrinelli, Fondazione Mauri, Fondazione Mondadori, riunite nella Associazione BookCity presieduta da Piergaetano Marchetti, con la collaborazione delle associazioni di editori, librai e bibliotecari, ovvero Aie, Ali, Lim, Abi). È frutto della sinergia tra pubblico (che fornisce molti degli spazi) e privato (con le fondazioni e gli editori che producono gli eventi), senza dimenticare l’importante contributo del terzo settore. Per quanto riguarda i costi, BookCity Milano, con un budget di circa 300mila euro (in gran parte da sponsor privati), porta ogni anno oltre 100mila cittadini a un evento culturale in una costellazione di luoghi della cultura.
Nei quartieri, BookCity non offre una passerella di autori più o meno famosi catapultati in periferia, ma nasce dalle esigenze e dalle proposte delle realtà che vi operano: la vera novità della Milano di questi anni è proprio la vitalità dei quartieri.
BookCity innesca così percorsi di cittadinanza attiva: gli operatori culturali attraverso l’organizzazione e la produzione creano sinergie e reti; le centinaia di volontari ogni anno contribuiscono al suo successo; e soprattutto i cittadini. Ogni anno a BookCity prendono la parola oltre 3000 esperti (gli autori, ma anche i presentatori, eccetera), sugli argomenti più disparati, perché chiunque può trovare un libro che rifletta e approfondisca i suoi interessi e le sue passioni. Questa grande kermesse offre un’insostituibile sonda sugli interessi dei cittadini, ed è anche un appassionato esercizio di democrazia nello spazio pubblico, come dimostrano i dibattiti e le discussioni che chiudono gli incontri.
Fuorisalone, BookCity e Piano City aiutano a capire il ruolo propulsivo della cultura per chi vuole immaginare una città creativa, aperta alle sfide del presente e sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. E chi si candida a primo cittadino della città dovrebbe perlomeno conoscere il loro valore, prima di sentenziare.