La risposta a Barbero & Co.La ministra Messa difende il Green Pass negli atenei

Il certificato «rende disponibile a tutti un servizio essenziale come è l’università». E «non esclude, si può averlo anche con un tampone». Anzi, «sono in contatto con il commissario all’emergenza Figliuolo per valutare un ulteriore sconto sui costi dei test rapidi per gli studenti universitari»

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

L’appello contro il Green Pass obbligatorio per le attività in presenza nelle università italiane ha superato le 600 firme tra docenti, ricercatori e dottorandi. Tra di loro c’è un volto noto come quello dello storico Alessandro Barbero. Ma la ministra dell’Università Maria Cristina Messa, medico ed ex rettrice della Bicocca di Milano, non si dice preoccupata.

«Il mondo dell’università è quello dove la dialettica è forse al suo massimo», spiega in un’intervista a Repubblica. «Ma ritengo che, se da un lato tutti debbono essere liberi di esprimere il proprio pensiero, dall’altro il dovere di chi governa è quello di far riprendere l’attività didattica in presenza e in sicurezza. In questo momento non si può pensare solo a sé stessi: esiste una libertà collettiva che ha prevalenza».

Ma la ministra spera comunque che Alessandro Barbero e i suoi colleghi «cambino opinione». E se non la cambiano? «Continuerò ad ascoltare ma, allo stesso tempo, non cambierò direzione: il decreto che abbiamo approvato è chiaro. È nell’interesse collettivo ripartire in sicurezza».

Alcuni docenti, racconta la ministra, «mi scrivono, io li ascolto e cerco di rispondere a tutti: il fatto che siano pochi non significa che dobbiamo ignorarli. Anzi, dobbiamo parlare con chi ha delle difficoltà, ma poi dobbiamo tutelare la maggioranza, tenere la barra dritta e andare avanti». Mentre gli studenti «stanno dando una risposta eccellente. Il 74% dei ragazzi tra i 20 e i 29 anni ha già ricevuto una dose di vaccino, il 64% ne ha avute due. Certo, anche tra loro c’è qualcuno che contesta: il dissenso non va represso ma la stragrande maggioranza degli studenti è già andata a vaccinarsi, ha voglia di ricominciare a vivere, anche l’università».

Il Green Pass, ribadisce Messa, «è l’unico strumento che abbiamo affinché chi lavora e studia nelle aule, nei laboratori, negli uffici, nelle biblioteche ma anche negli spazi liberi degli atenei possa sentirsi sicuro. Non dimentichiamo che anche i vaccinati possono essere contagiati, ma se tutti sono protetti non si corre più questo rischio».

E non c’è nessuna discriminazione, secondo la ministra, al contrario di quel che scrivono i firmatari dell’appello: «Non vaccinarsi, e non parlo di coloro che non possono farlo, è una scelta, che deve essere rispettata ma che va anche messa a confronto con il bene comune. Il Green Pass interviene su un aspetto molto pratico: rende disponibile a tutti un servizio essenziale come è l’università. Se non ci si lamenta di doverlo avere per andare al ristorante…». Il passaporto verde «non esclude, si può averlo anche con un tampone. Dobbiamo essere pratici: la sicurezza si ottiene solo se tutti sono protetti, altrimenti si perde ogni beneficio. Oppure si torna alla Dad. Ma credo che nessuno lo voglia davvero».

E sui tamponi, dice, «hanno già prezzi calmierati sia per gli under 18 che per i maggiorenni. Sono in contatto con il commissario all’emergenza Figliuolo per valutare un ulteriore sconto sui costi dei test rapidi per gli studenti universitari».

Quanto all’obbligo vaccinale, dice che prima di arrivarci «ci sono degli step intermedi. Anzitutto si deve informare e convincere la gente a vaccinarsi, tentando di raggiungere la soglia ottimale per una protezione di massa. Solo se questa soglia non verrà raggiunta, allora si penserà all’obbligo vaccinale».

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