BiginoIl pane veste Prada

Se siete a Milano in questi giorni non potete non vedere quanto la città sia cambiata: vivace, iperattiva, colorata, affascinante come “prima”. Il Salone del mobile, benché sottotono, e la MFW hanno riportato la città al suo splendore e alla sua frenesia. Risuona ovunque la frase: “Sembra tutto come nel 2019”

Ma nel 2019 la moda e il cibo non andavano particolarmente d’accordo, anzi. A parte qualche Dolce e Gabbana con panettoni e mixer vestiti a festa e melanzane sugli abiti, il circo degli stilisti non era particolarmente sensibile al cibo in quanto tale. Certo, Armani aveva i suoi cioccolatini minimal, e Dsquared2 ci accoglieva alla terrazza di Ceresio 7 con la sublime cucina di Elio Sironi. Ma a parte sparute e solitarie imprese, i due mondi non si compenetravano un granché. Prada aveva acquistato la storica pasticceria Marchesi, ma non ne aveva fatto un vessillo. Nell’anno della ripresa, invece, la moda detta il passo anche nel nostro amato settore, ed è proprio Prada a cambiare rotta, costruendo un progetto identitario che riporta il cibo al centro. E – attenzione – invece di scegliere pregiate praline o i consueti panettoni decide di porre al centro del lancio della settimana della moda i panifici e i negozi di prossimità che vendono alimentari.

Alle affissioni che rivisitano le facciate dei palazzi il brand milanese ha abbinato le incursioni in spazi urbani carichi di significato: i panifici, i mercati della frutta e della verdura sono trasformati dalle geometrie e dagli inconfondibili motivi grafici dei tessuti della collezione, andando a decorare addirittura i sacchetti del pane di Égalité, la boulangerie di via Melzo, di Davide Longoni e del panificio Le Polveri.

Loro dicono che è un’attività di branding con l’intento di invitare il pubblico a sperimentare il senso di Prada non solo dal punto di vista visivo, ma anche emotivo, con i sensi che rimandano alle emozioni legate alla quotidianità, proprio come il pane. Noi ci azzardiamo a pensare che sia un vero capovolgimento di prospettiva. Dopo lo stravolgimento del mondo, ritornare al pane, al cibo, agli ingredienti e alla realtà tangibile del nutrimento ci aiuta a non perdere la rotta. Significa, da creatore di tendenza, cogliere quell’onda imponente che è stata la panificazione domestica, ma anche surfare sulla nuova vitalità del mondo della panificazione, sempre più in fermento e con un nuovo posizionamento gourmet. Forse, significa anche tornare a dare importanza a qualcosa che nel tempo – almeno in città – ne ha avuta sempre meno. Insomma, anche comprando una pagnotta puoi sentirti come Prada, ma fai attenzione però a comprare un pane buono, ben fatto, preparato con ingredienti di qualità da artigiani che stanno cambiando le regole della professione.

E quando compri un piumino, scegli qualche caramella per addolcirti l’esistenza: anche Moncler ha voluto il cibo per completare la proposta del suo secondo monomarca in Galleria Vittorio Emanuele, con un’esposizione esclusiva dei dolci e delle creazioni di Stratta, storica pasticceria e confetteria artigianale di Torino. Anche qui, il buono si mescola con il bello e lo completa, in un dialogo che rompe un taboo e che ci riporta all’effetto “comfort” delle caramelle, premio d’infanzia e coccola del palato.

Insomma, noi che queste cose le pensiamo e le scriviamo da anni, siamo diventati fashion senza nemmeno rendercene conto. Ma rimaniamo umili e continuiamo a raccontarvi il cibo e a dialogare con voi sui social network. E continuiamo a farvi ogni settimana il bigino di tutto quello che vi siete persi. Per essere alla moda, ormai, dovete sapere tutto quello che succede nel settore dell’enogastronomia. Evviva!

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