Nonostante gli annunci dei Talebani, Wali Massoud, fratello di Ahmad, il Leone del Panshir, in un’intervista al Corriere assicura che «il Panshir non è caduto». Ma spiega che sono stati gli americani a consegnare il potere dell’Afghanistan nelle mani degli studenti coranici: «L’attività del presidente Ghani è stata indirizzata a consegnare il potere ai Talebani secondo il volere di Washington», dice.
I Talebani, ora, dicono che la «fortezza del Panshir» è stata espugnata. Ma Massoud, rispondendo al telefono dall’Europa, spiega: «Chi conosce la valle del Panshir sa che controllare la piccola strada che corre nel fondo valle non significa prendere il Panshir. La regione è fatta di una miriade di conche laterali, dove ci sono la maggior parte dei villaggi. Il Panshir non è caduto. I Talebani possono sognarlo e il mondo magari crederci, ma è falso».
Il nipote Ahmad ora sta combattendo in Afghanistan. «Ci sentiamo quasi tutti i giorni. L’ultima volta mercoledì. Sta bene. È energico, lucido», dice. Lui intanto, è fuori dal Paese «perché alla caduta di Kabul ero in Pakistan per tentare una mediazione. Ora faccio del mio meglio per promuovere la nostra causa. Provo a spiegare che stiamo combattendo il terrorismo, ma è difficile. Sembra che qui in Europa i politici credano davvero che i Talebani non offriranno asilo ai loro colleghi terroristi. Incredibile».
E aggiunge: «Io personalmente ho già perso molto a causa del terrorismo. So che prezzo si paga. Ho perso mio fratello, centinaia di parenti e amici. Solo pochi giorni fa, altri due nipoti. Ho anche visto il mio Paese occupato e ora venduto. Per me non c’è niente di nuovo. Il resto del mondo sembra cieco. Fatico a capire».
Massoud spiega il «collasso» dell’esercito afghano, «non sconfitta», precisa. «L’esercito non ha combattuto e ha ceduto le armi obbedendo agli ordini. L’incredibile follia di agosto faceva parte di un piano elaborato dal dottor Khalilzad, l’inviato speciale americano, con la complicità dell’ex presidente Ashraf Ghani per consegnare il Paese ai Talebani». Un’accusa grave, insomma. «Però è sotto gli occhi di chi vuole vedere», dice Massoud. «Ha cominciato Zalmay Khalilzad nel 2020 firmando l’accordo per il ritiro americano con i Talebani. Un documento di cui Kabul non conosceva neppure il contenuto. Da allora l’attività del presidente Ghani è stata indirizzata a consegnare il potere ai Talebani secondo il volere di Washington. Ha trattenuto gli stipendi, cambiato ministri e generali. Negli ultimi giorni, la prova più clamorosa, ha ordinato ai generali di arrendersi e lasciare gli armamenti intatti. Alcuni hanno obbiettato: perché? Ma hanno dovuto obbedire».
E le prove? «Le testimonianze di decine di generali, moltissimi ufficiali, un’infinità di soldati. Gli ordini di Kabul erano: abbandonare le armi». Certo, dice, se Biden «avesse permesso di difenderci, l’avremmo fatto. I cosiddetti afghani-americani hanno impedito a etnie diverse dalla loro (pashtun) di accedere alla presidenza. Ci hanno legato le mani e, quest’estate, hanno consegnato il Paese ai Talebani. Non potevamo difenderci».
Ma perché Washington avrebbe voluto combattere per 20 anni per poi lasciare il Paese ai nemici? «Sul motivo ci sono tante ipotesi, ma non ho certezze, quindi taccio». Massoud dice di essere «in contatto con il nostro rappresentante a Washington. Sono parecchi. Vedremo».
Che cosa pensa del nuovo governo talebano? «Dove sono le capacità? Le differenti etnie? Le donne? Vedo solo personaggi nella lista dei terroristi dell’Fbi o del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Eppure la Comunità internazionale non dice una parola». Perché? «Ho già detto troppo, mi lasci tacere almeno su questo».