L’appello di DraghiI sindacati sono pronti al «Patto per l’Italia», dice il leader della Cisl

Il presidente del Consiglio dall’assemblea di Confindustria ha esortato le parti sociali alla collaborazione per costruire un Paese adatto alle future generazioni. Luigi Sbarra: le distanze «si superano con il confronto e il dialogo. Non esistono accordi facili». Prossime tappe: la scadenza del blocco dei licenziamenti del 31 ottobre, il Def e la legge di stabilità

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Lo ha chiesto prima il presidente Carlo Bonomi dal palco dell’assemblea di Confindustria, chiamando per nome i leader di Cgil, Cisl e Uil. E poi lo ha ribadito il premier Mario Draghi, esortando imprese e sindacati a mettersi intorno allo stesso tavolo per sottoscrivere un «Patto per l’Italia» in vista della ripartenza del Paese, con un occhio ai più deboli e alle future generazioni.

«Noi siamo pronti», dice il leader della Cisl Luigi Sbarra in un’intervista al Messaggero. Come nel 1993, quando l’accordo tra le parti sociali e il governo Ciampi sulla politica dei redditi riuscì a portare l’Italia fuori dalle secche dell’inflazione alle stelle. «È davvero importante l’apertura del premier Draghi, sulla scia del presidente di Confindustria Bonomi, di cominciare a costruire le condizioni per un moderno patto sociale per la crescita, lo sviluppo e il lavoro. Noi siamo pronti a questa sfida. La concertazione non è una parola astratta. È la via necessaria per gestire nella responsabilità la fase di ripartenza del Paese».

L’agenda è fitta di riforme e investimenti. Ma «ci sono per noi le condizioni per un grande accordo per la crescita, il lavoro, l’innovazione, la partecipazione, la coesione sociale», dice Sbarra. E le distanze? «Si superano con il confronto e il dialogo. Non esistono accordi facili. Ma se tutte le parti si assumeranno le loro responsabilità possiamo davvero aprire una stagione nuova nel Paese. Oggi ci sono tutte le condizioni favorevoli: una Europa più solidale, le ingenti risorse del Recovery, un governo forte e autorevole sostenuto da un’ampia maggioranza. Dipende solo da noi non sciupare questa occasione storica».

Tra gli impegni principali, dice il segretario, ci sarà quello di «governare» la transizione ecologica «con responsabilità e gradualità, senza penalizzare attività economiche e il lavoro. Bisogna puntare sul rilancio degli investimenti pubblici e privati, un grande piano per la formazione e crescita delle competenze. Questo è il primo investimento che dobbiamo fare se vogliamo sostenere l’occupazione, la qualità e stabilità del lavoro».

Ora però bisogna gestire prima di tutto tre importanti appuntamenti: «La scadenza al 31 ottobre del blocco dei licenziamenti, il Def e la legge di stabilità perché molte questioni aperte come la riforma degli ammortizzatori, le politiche attive, i rinnovi dei contratti pubblici, il tema del fisco e delle pensioni, dipenderanno dai contenuti, dalle risorse e dall’impostazione di politica economica che il governo si darà per i prossimi anni». E qui si comincerà a vedere se la concertazione prenderà piede o no.

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