EliocentrismoL’ambizioso piano di Biden per la transizione all’energia solare

Per il governo americano, entro il 2050, il 45% dell’energia elettrica degli Stati Uniti sarà prodotta grazie al Sole: un obiettivo grandioso - e per alcuni difficilmente realizzabile - che affida la lotta al cambiamento climatico alle rinnovabili

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Ci sono rivoluzioni che iniziano coi pannelli solari: mercoledì 8 settembre l’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden ha annunciato un piano che mira ad arrivare produrre poco meno di metà dell’energia elettrica nazionale con sistemi fotovoltaici.

Entro il 2050, secondo le ambizioni del governo americano, il 45% dell’elettricità degli Stati Uniti dipenderà dall’energia solare: un salto impressionante, se si considera che nel 2020 il fotovoltaico ha costituito appena il 4% della produzione elettrica.

A indicare la via da seguire è anche un report del dipartimento dell’Energia americano, secondo cui nel prossimo quadriennio gli Stati Uniti dovranno rimboccarsi le maniche per installare annualmente il doppio dei pannelli fotovoltaici entrati in funzione nel 2020. Ed entro il 2030, per tenere il passo delle ambizioni di Biden, occorrerà raddoppiare ancora il numero degli impianti.

Rendere il piano realtà non sarà facile, scrive il New York Times, ma è ciò che richiedono gli scienziati esperti di clima, in linea con quanto emerso dall’ultimo report delle Nazioni Unite sul climate change: azzerare le emissioni entro il 2050 è l’unico modo di contenere gli effetti disastrosi del cambiamento climatico, e le energie rinnovabili giocheranno un ruolo da protagonista nella sfida dei prossimi anni.

Il costo degli impianti fotovoltaici in America è crollato negli ultimi anni, tanto da rendere l’energia solare tra le fonti a costo più basso disponibili nel paese.

Ma a complicare le cose c’è che il piano – che si baserà su sgravi fiscali e alleggerimenti dei processi burocratici di ottenimento dei permessi per costruire – è ancora un abbozzo: i contenuti verranno decisi dal Congresso, dove si spera di raggiungere un’intesa bipartisan per nulla scontata.

Ci sono anche possibili complicazioni geopolitiche: la Cina è il maggior produttore di pannelli fotovoltaici del mondo, e l’amministrazione Biden ha appena iniziato a bloccare le importazioni di sistemi prodotti nella regione cinese dello Xinjiang, sanzionando un temuto ricorso al lavoro forzato.

Eppure non c’è tempo. Per usare le parole pronunciate dallo stesso Joe Biden in visita in settimana a New York e New Jersey per accertarsi dei danni causati dall’uragano Ida, «la nazione e il mondo intero sono in pericolo».

 

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