Renzi lancia il referendumNella riforma del reddito di cittadinanza saranno coinvolte le agenzie private

Per superare lo stallo dei centri per l’impiego nel ricollocamento dei beneficiari, l’esecutivo punta sulle società di reclutamento. Le offerte di lavoro saranno tracciate e chi rifiuterà per tre volte perderà il sussidio. Mentre il leader di Italia Viva spiega che il suo quesito referendario servirà a Draghi per modificare il cavallo di battaglia grillino

(Linkiesta)

Abolirlo come chiede Renzi o modificarlo? Sul destino del reddito di cittadinanza, le anime del governo Draghi si dividono. Mentre l’esecutivo, come racconta Il Messaggero, sta lavorando a una riforma del sussidio che coinvolge anche le agenzie per il lavoro private per superare lo stallo dei centri per l’impiego, il leader di Italia Viva spiega che il suo referendum servirà a Draghi per modificare il sussidio, depurandolo da tutto ciò che non ha funzionato.

In un’intervista alla Stampa, Renzi annuncia che oggi dalla scuola politica di Ponte di Legno lancerà il questionario referendario sul reddito. «Certo», dice, «una volta che il governo dovesse cambiare la legge, il referendum non si terrebbe più. Ma già se parto con la raccolta di firme, dimostro che tanti hanno cambiato idea. Con la raccolta di firme digitale, ci mettiamo poco a raccoglierne 500mila, una buona parte del Paese non tollera questa misura. E non a caso parto dal profondo nord». La sua – spiega – è una mossa che offre una sponda a Draghi per modificare il cavallo di battaglia grillino. Incrinando il muro eretto in difesa del reddito da Cinque Stelle e Pd con la minaccia di un referendum insidioso, il leader di Italia Viva offre una leva a chi vuole modificare la norma. «Credo che avremo gran successo nella raccolta firme e che a quel punto sarà interesse soprattutto di 5stelle e Pd di trovare una soluzione».

E a una soluzione per riformare il Rdc il governo starebbe già lavorando. L’esecutivo, scrive Il Messaggero, si appresta a far entrare in campo le agenzie di reclutamento private. L’ipotesi di mettere in panchina i centri per l’impiego – a corto di personale, ancora indietro con le assunzioni previste e incapaci di trovare lavoro agli utenti – sta prendendo sempre più corpo. Non solo. Tutte le offerte di lavoro ai beneficiari saranno anche tracciate, a differenza di come avviene adesso, e così chi si rifiuterà di lavorare non potrà farla franca: dopo tre rifiuti si perde il diritto al sussidio.

Le Regioni si sono mosse in ritardo con le oltre 11mila assunzioni nei centri per l’impiego finanziate dal decreto sul reddito. Né sono serviti i quasi 3mila navigator. E il risultato è che circa 750mila percettori del reddito di cittadinanza ritenuti attivabili non hanno ancora sottoscritto i patti per il lavoro e iniziato a cercare un impiego.

Il governo starebbe anche valutando la possibilità di accorciare da tre a due mesi la durata dei contratti che non possono essere rifiutati. E per il ministero del Lavoro è altrettanto importante introdurre una nuova condizionalità legata alla formazione: chi ha fatto solo le scuole elementari dovrà seguire un percorso di studio, pena la perdita dell’assegno. Al momento, circa il 70% dei beneficiari del reddito ha finito al massimo le scuole medie.

Il comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno, ha fatto anche notare che è necessario correggere i parametri in base ai quali vengono stabiliti gli importi da assegnare, perché le famiglie risultano svantaggiare rispetto ai single. E anche il requisito dei dieci anni di residenza per gli immigrati extracomunitari potrebbe essere ridotto. E poi andranno rafforzati i controlli contro i truffatori.

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