Crescita feliceQualche idea per una ripartenza economica milanese

La pandemia ha tagliato le gambe a Milano e al resto d'Italia, ma uscirne è un'occasione per immaginare (e creare) una città all'insegna della sostenibilità, equità e qualità della vita. Ne parla Laura Specchio, capolista della lista “I Riformisti – Lavoriamo per Milano”

Szymon Fischer/Unsplash

La tempesta perfetta della pandemia non è ancora passata. Tra vaccini e green pass, la percezione del pericolo sembra grandemente scemata e si respira grande desiderio di ripartenza. Occorre tuttavia non abbassare la guardia e cercare di valutare attentamente ogni aspetto di questa delicata fase al fine di coniugare al meglio i temi della sicurezza sanitaria e del graduale riavvio delle attività economiche, passaggio indispensabile per ripartire.

Si sente la necessità di colmare il divario accumulato a causa del forzato arresto del sistema produttivo e dei servizi, ma occorre allo stesso tempo sostenere tutte quelle azioni e misure atte a garantire appieno la ripresa economica nel rispetto di alcune linee di condotta indispensabili per prevenire nuove ondate di pandemia.

Dovremo quindi usare ancor più flessibilità nella distribuzione e nell’organizzazione dei tempi: turnazione e scaglionamento dei gruppi in una logica di integrazione e massimo coordinamento tra i diversi settori produttivi, valutando le interconnessioni tra gli stessi.

La discrezionalità delle singole attività produttive dovrà necessariamente coordinarsi con le esigenze di tutela della salute pubblica, imponendo di ripensare alla gestione delle occorrenze di routine e probabilmente sacrificando in questa fase alcuni spazi di autonomia privata in un’ottica di maggior salvaguardia dei soggetti più fragili.

In tema di semplificazione burocratica sarà ancora più urgente prevedere dei meccanismi efficienti ove svolgere pratiche “da remoto” attraverso l‘implementazione e miglior accessibilità ai servizi tramite la cd. identità digitale.

Le politiche della “conciliazione” dei tempi di vita e di lavoro dovrebbero essere finalmente affrontate come elemento qualificante delle politiche del lavoro al fine di consentire la maggiore flessibilità possibile degli orari e facilitare la miglior gestione dei servizi per l‘infanzia e di cura.

L’equilibrio di genere, che ha spesso stentato a decollare nei processi decisionali, potrà trovare un nuovo trampolino di lancio; per questo occorrerà intercettare e coinvolgere competenze ed eccellenze femminili, ampiamente disponibili e che in altri Paesi europei hanno già dato prova di essere in grado di imprimere un decisivo cambio di passo nella mentalità e nell’attenzione con cui affrontare questa fase complessa.

Occorrerà reinterpretare la città mediante investimenti e strategie di lungo termine e di ampio respiro; occorrerà ripensare ad un modello di sviluppo che tenga presente fatti ed eventi inediti e si muova lungo nuove direttrici di sostenibilità, equità e qualità della vita.

Il sostegno alle attività in crisi non potrà configurarsi in una logica meramente assistenzialistica; occorrerà quindi individuare forme virtuose di sostegno alle realtà in crisi anche in ottica sinallagmatica, cercando di privilegiare una platea di soggetti quanto più ampia possibile.

La capacità temporanea di riconversione aziendale potrebbe essere valutata come un plus da valorizzare quale elemento di competitività, elemento da giocare anche a livello internazionale; sul tema dell‘internazionalizzazione si potrebbero, ad esempio, immaginare nuovi scenari dedicati alle piccole attività che faticano a competere in un mondo sempre più globalizzato, scenari da realizzare anche mediante l’utilizzo di piattaforme internazionali ove reti leggere di impresa possano trovare spazio.

La disponibilità di una fibra pubblica e l’utilizzo di una rete wi-fi efficiente e diffusa, non saranno temi residuali; a fronte di necessità che si dimostrano indispensabili e sempre crescenti un miglior utilizzo delle tecnologie informatiche potrà consentire lo svolgimento di moltissime attività lavorative, scolastiche, culturali e sociali senza penalizzare coloro che non hanno un efficace accesso alla rete.

I settori legati ai cosiddetti “grandi eventi”, da molti anni punto di riferimento internazionale, come moda e design potrebbero ritornare ad essere interpreti delle eccellenze del territorio, attraverso l‘offerta qualificata di tutte quelle piccole realtà rimaste ai margini dei cosiddetti grandi “Brand”, canalizzando attraverso nuove forme di aggregazione l‘offerta di prodotti e servizi anche mediante l‘utilizzo di piattaforme informatiche.

Lo stesso dicasi per i settori dello spettacolo, della cultura, del teatro, della musica, dello sport, fortemente penalizzati dal periodo emergenziale e che meritano di essere ulteriormente sostenuti per riprendere un filo bruscamente troncato dalla pandemia.

Sperimentare nuove forme di lavoro, attrezzandoci a governare i processi di trasformazione offerti ormai da tempo dall‘innovazione tecnologica; il sistema formativo dovrà coprire a 360° figure che operano in ambiti molto diversi ed al momento poco considerati.

Non basterà conservare lo smart working, senza dubbio utile e necessario per lo svolgimento di alcune mansioni, ma di difficile applicazione per altre, dove la presenza fisica continua ad essere necessaria. In questa direzione, sarà necessario riprogettare e riorganizzare le piccole e le microimprese con scarsa propensione all‘innovazione stessa, talvolta per le proprie caratteristiche peculiari, talvolta per mancanza di risorse sufficienti.

La riorganizzazione della logistica sarà inoltre cruciale per garantire la continuità produttiva e dei servizi e degli approvvigionamenti, prestando allo stesso tempo particolare attenzione all‘annoso tema della viabilità urbana e coadiuvare in maniera nuova e più efficace le attività commerciali.

Una riflessione quindi ampia e complessa, che non può prescindere da una valutazione di sistema nelle sue diverse declinazioni e non lasciata alla discrezionalità dei singoli.

Queste sono alcune delle grandi sfide che ci apprestiamo a cogliere e che ci impegneremo a vincere.

In tutto questo occorre peraltro pensare di dotarci di strumenti nuovi, più snelli ed efficaci: di qui sorge un importante ulteriore riflessione: come la sussidiarietà pubblico/privato può essere gestita in maniera più funzionale ai processi di cambiamento? Può essere il luogo dove riscrivere regole nuove in una prospettiva di riprogettazione dei servizi?

In questa direzione il decentramento amministrativo nell’ambito di realtà complesse come Milano potrà essere leva efficace per accelerare e agevolare questi cambiamenti, dotando ad esempio i municipi di maggiori poteri e possibilità di spesa.

Senza dubbio ci attendono tempi di grande incertezza nei quali l‘imprevedibilità potrebbe ancora sorprenderci, ma potrebbe essere allo stesso tempo occasione imperdibile per disegnare nuovi scenari e prospettive per un diverso e migliore futuro.

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