Stazioni blindateIl rischio delle proteste No Vax non va sottovalutato, dice Salvatore Veca

Nel giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass per treni e aerei, sono stati annunciati blocchi in 54 scali ferroviari da Nord a Sud. Dal Viminale temono anche per metro e bus. «Non bisogna far finta che siano quattro pazzerelli, perché questo non è – per quanto piccolo – un movimento bizzarro», spiega il filosofo

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Parte oggi, 1 settembre, l’obbligo di esibire il Green Pass per viaggiare sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza, dai treni agli aerei. E la giornata si prevede incandescente, con i gruppi No Vax e No Pass che sulle chat di Telegram hanno organizzato proteste e blocchi in 54 stazioni, dopo le aggressioni e le minacce dei giorni scorsi a giornalisti, politici e virologi.

Su ordine del Viminale, le stazioni ferroviarie sono state blindate dall’alba, ma preoccupa il rischio di una escalation di violenza nel mondo dei contrari al vaccino. E si teme anche per bus e metro, scrive il Corriere.

«C’è stato un salto, uno scatto. Nella babele No Vax, abbiamo assistito a un passaggio dal dissenso all’aggressione fisica», dice il filosofo Salvatore Veca, presidente onorario della Fondazione Feltrinelli, a Repubblica. «Abbiamo visto l’attacco a una giornalista televisiva, al cronista di Repubblica, all’inseguimento di Bassetti fin sotto casa, alle minacce durissime a Pregliasco. Questo può far pensare a un cambiamento di quello che io definisco mini movimento. Ma nulla esclude che il micro possa conoscere una crescita verso il macro. È difficile prevederlo».

La giornata di proteste di oggi, spiega Veca, «sarà un momento importante per capirne l’evoluzione. E non bisogna far finta che siano quattro pazzerelli, perché questo non è – per quanto piccolo – un movimento bizzarro. Quindi, bisogna conoscerlo, capire da dove arriva. A me ricordano i No Tav, che per quanto diversi tra loro, avevano trovato una unità nella difesa del territorio. E i “forconi”, quelle forme intermittenti di contestazione che nascono in 20 minuti, si intensificano in 20 giorni, poi magari si estenuano, spariscono».

Ma potrebbero anche radicalizzarsi. «Tutto è possibile», dice Veca, «soprattutto se la loro protesta andasse a saldarsi con i molti altri motivi di sofferenza sociale. La nostra non è una società felice, c’è una grande sofferenza, e incertezza. Molte persone si sentono sole, non percepiscono un futuro possibile. Detto questo, mi sembra molto difficile assimilare i No Vax ai terroristi, che hanno affidato alla violenza il compito di realizzare gli obiettivi della lotta. Per loro, non c’era altra lotta che quella armata, contro il capitale, la società borghese, lo stato delle cose. Non è stato così per i forconi, e nemmeno per i No Tav. E neanche per i No Vax, credo».

Il problema, però, è capire chi sono i No Vax. Repubblica elenca gli influencer, i medici e i politici «cattivi maestri» del complottismo antivaccinista, da “Er Faina” a Claudio Borghi fino a Gianluigi Paragone ed Enrico Montesano. Il Foglio racconta chi è Gianluca La Face, il bidello che ha aggredito il videogiornalista del gruppo Gedi Francesco Giovannetti: «Cinquantasette anni, lavori saltuari, disoccupato, un posto (molto basso) in graduatoria per fare il bidello, tre carabine, un fucile e una pistola in casa. Le gare di tiro a segno, e i gruppi no vax su Facebook».

«Aspirano a essere monopolisti della verità, sul mondo, sul Covid…», spiega Veca. «Alla base ci sono delle credenze di minoranza, che si coagulano in una sorta di visione compatta, monolitica. Hanno un carattere di dogmatismo parareligioso, e questo rende implausibile e impossibile la discussione razionale. Per dialogare, bisogna condividere qualcosa. Ma le loro idee sono refrattarie a essere messe in discussione. Ad esempio, non pensano mai alla relazione tra il loro star bene, e lo star male degli altri. Non tengono conto cioè della salute pubblica».

E «questa posizione si salda a una sensazione di riduzione degli spazi di libertà, a un ribellismo nei confronti dell’autorità. Per citare il mio amico Gaber, sono persone a cui “il mondo fa male”. O entrano nella fase depressiva, o si ravvivano, impegnandosi in una guerra contro l’establishment. Che significa le istituzioni, il governo, lo scienziato, il giornalista». E in questo meccanismo, «il giornalista fa sicuramente parte del sistema, come Big Pharma. Chi è l’ambasciatore tra il sapere e la conversazione civile, come diceva David Hume? Il giornalista. Infatti, appena c’è stato il salto di qualità verso la violenza, il target è diventato lui. Così il No Vax pensiero è diventato No Vax azione, questo è il cambiamento vero con cui faremo i conti».

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