«È stato uno sforzo titanico, una sfida senza altre liste accanto. Faticosa, difficile. Non una battaglia di testimonianza però, ho sperato di andare al ballottaggio e ci ho lavorato un anno. E ora sono molto dispiaciuto. Quando non si raggiunge l’obiettivo per cui ci si è spesi, bisogna dirlo». Il leader di Azione Carlo Calenda, candidato a sindaco di Roma, parla della sconfitta con Repubblica e Corriere.
I dati pressoché ormai definiti sulla Capitale dicono che sarà ballottaggio tra Enrico Michetti (30,21%) e Roberto Gualtieri (27%). Terzo Carlo Calenda (19,17%), che sorpasserebbe la sindaca uscente Virginia Raggi per un manciata di voti (19.15%).
Mentre Enrico Letta già lo invita a convergere e Sgarbi ha detto a Michetti di offrirgli un assessorato nella prossima giunta, Calenda è pronto a rilanciare: il suo tesoretto di voti servirà a dividere Pd e Movimento Cinque Stelle. Si dice soddisfatto dei risultati della sua lista. «Ho preso anche più voti del Pd», fa notare sul Corriere.
«Avevo capito che il Pd mi riteneva uno di destra. La prossima volta sarà bene che ci pensino in campagna elettorale prima di darmi del leghista o addirittura di ispirazione di Fratelli d’Italia», dice.
Però «Enrico è un amico, parleremo», spiega il leader di Azione. «In questa campagna elettorale il Pd ha usato parole ultimative nei miei confronti. Però non ci sarà mai una questione personale tra me e Letta, contro il quale a Siena abbiamo evitato di presentare candidature».
Ma per Roma «non faremo apparentamenti, non sarebbe onorevole. La nostra lista civica ha raccolto consensi da sinistra, dal centro, da destra», dice.
E quindi nessuna indicazione? «Deciderò nei prossimi giorni, ma sul mio voto personale e senza contropartita», risponde. «Sono 220mila le persone che hanno votato la lista Calenda. La fiducia nei miei confronti è alta, quindi non voglio nessuna ombra e sospetto che si possa pensare a alleanze in cambio di posti in giunta».
«Probabilmente» dirà per chi intende votare al ballottaggio, ma non darà indicazioni di voto. «La mia indicazione di voto sarà del tutto personale e non sarà della lista che rappresenta».
Tornerà a fare l’eurodeputato. Ma pensa già alla dimensione nazionale del lavoro fatto a Roma. «Rivendico con orgoglio un risultato che è stato comunque importante, perché è un’area di riformismo pragmatico che non si accontenta dell’offerta politica attuale e che a Roma ha avuto una affermazione molto significativa. Per una lista civica abbiamo raggiunto un dato senza precedenti». «Forte di questo risultato si apre per noi una fase di lavoro importante anche a livello nazionale».
Per Calenda, «il riformismo è il contrario del moderatismo e del centrismo». Sul Corriere lo definisce «riformismo pragmatico». Che significa: «Avere lo stesso tipo di approccio che ha Draghi con il governo. Lavorare per amministrare, per far accadere le cose piuttosto che scontrarsi tutti i giorni con l’avversario».
Ma niente alleanze. «Andrò in giro a prendere il consenso, come ho fatto a Roma».