«Le cose stanno accadendo». Lo dice al Corriere il ministro dell’Innovazione Vittorio Colao, dopo l’approvazione della manovra economica. E il primo cambiamento che avverrà gli italiani lo vedranno nei prossimi giorni: «Dal 15 novembre per avere un certificato anagrafico non servirà più andare allo sportello: basterà sedersi al computer e scaricarlo. Senza nemmeno pagare il bollo, che in qualche caso arriva fino a 16 euro».
Accadrà, assicura, «in tutta Italia e per 14 tipi di certificato, dallo stato civile alla nascita, al matrimonio, ecc. Liberiamo il tempo delle persone e di chi lavora. Con la ministra dell’Interno Lamorgese diamo un segnale al Paese che non è più tempo di scetticismi, le cose si possono e si debbono fare».
Sembra un colpo di bacchetta magica aver messo d’accordo gli 8mila comuni con lo Stato. «Molto più semplicemente applichiamo un metodo di lavoro congiunto, che significa mettersi attorno a un tavolo, connettere iniziative tra loro, decidere le regole e stabilire chi fa cosa, coordinando tutto grazie alla tecnologia», spiega il ministro. «Abbiamo coperto il 98% dei cittadini e i pochi piccoli Comuni che mancano li stiamo aiutando a salire a bordo».
Certo, aggiunge, «si deve avere lo scopo condiviso di fare accadere le cose appunto. Di collaborare ognuno per la propria parte. Con la ministra Lamorgese abbiamo lavorato insieme. Ma se avessimo preteso di imporre al ministero dell’Economia di togliere i bolli dai certificati avremmo oltrepassato i nostri confini di competenza. Assieme si è deciso invece che l’idea aveva senso, e il ministero dell’Economia ha visto la perdita di gettito seppur minima come un investimento per liberare anche risorse umane per i comuni. Con il ministero dell’Interno stiamo preparando novità anche per la carta d’identità digitale».
Colao spiega che «abbiamo già 24 milioni di carte d’identità elettroniche». E «ci sono anche 25 milioni di italiani che usano lo Spid, l’identità digitale. E questo grazie anche a tutti i partner».
E sulla Sanità digitale? «Abbiamo una situazione disomogenea: una parte del Paese è più avanti persino rispetto ad alcune nazioni europee, un’altra arranca. E il tema è fare in modo che le regioni più lente accelerino per raggiungere quelle più avanti. Per questo insieme al ministro della Salute Speranza e alle Regioni abbiamo avviato due iniziative importantissime: l’architettura per i dati sanitari digitali e le piattaforme di telemedicina. E vogliamo che tutte le Regioni ne beneficino in 2-3 anni».
Anche qui, assicura Colao, i tempi sono stretti: «A gennaio partiranno le gare per collegare 6,2 milioni di case con la fibra. E qualche settimana dopo le gare per sostenere e accelerare il 5G. Si potrà lavorare in videoconferenza da zone remote, con il 5G dai treni ma anche digitalizzare l’agricoltura o piccoli stabilimenti e laboratori».
Ma tutto questo chi lo farà? «Anche qui, pubblico e privato lavorando insieme. Una volta stabilite le regole e il metodo tutto è più semplice. Certo solo per la fibra ottica, sul quale lo Stato ha pronti 4 miliardi da investire, significherà creare 10-15 mila posti di lavoro che dovranno concretamente posare e giuntare i cavi. Si tratterà di avere personale preparato. E nei bandi vorremmo privilegiare gli operatori che si saranno portati avanti in termini di formazione».
Ma il rischio è come al solito che il Sud resti indietro. «Il governo nel suo insieme, e le ministre competenti in particolare, hanno ben presente che il Meridione deve cogliere quest’occasione di sviluppo. Delle 6,2 milioni di case, la metà sono al Sud. E anche le gare per il 5G potranno prevedere un’attenzione verso i treni, la mobilità, le zone scarsamente popolate. Nei prossimi mesi si inizierà a vedere quello che potrà essere il volto nuovo del Paese».
Colao dribbla il discorso sul presidente della Repubblica e va nel concreto: «Il governo oggi si preoccupa di fare in modo che le cose accadano. Questo è il nostro compito. Nell’incontro che ho avuto con la Vicepresidente Vestager l’Europa ci ha detto chiaramente che i tempi del Pnrr andranno rispettati assolutamente e senza proroghe».
Il ministro spiega che lui «ogni lunedì chiedo a tutto il mio staff un rapporto sullo stato del rispetto delle scadenze che ci siamo dati. Immagino che anche i miei colleghi facciano lo stesso. Palazzo Chigi e il suo staff chiede e incalza ognuno di noi affinché il programma sia rispettato. Ripeto: il metodo sul Pnrr è essenziale».
Ma «vedere la Ue come matrigna o come bancomat è sbagliato. Semplicemente l’Europa ci impone un metodo. Nessuno si è chiesto da dove arriva il sistema che verifica quotidianamente i milioni di green pass? È grazie allo stimolo europeo se siamo stati al passo con gli altri Paesi su quel fronte. Da quanti anni ci veniva chiesto di avere una Agenzia per la Cybersecurity? Cinque anni? Ebbene in sei mesi il governo l’ha varata. Anche sul Cloud si sono superati gli scetticismi di chi pensava che non potessimo avere uno». E invece? «Abbiamo già approvato l’architettura delle regole con l’Agenzia, con livelli diversi di sicurezza. Abbiamo ricevuto proposte di partenariato. Si tratta solo di effettuare le valutazioni e con la gara si partirà a inizio 2022».