Un documento di dieci pagine, in cui Forza Italia fa l’analisi del voto alle amministrative, additando gli errori di Fratelli d’Italia e Lega. Repubblica parla di un dossier riservato che gira da un paio di giorni sui tavoli di big e deputati forzisti, esaltando il «ruolo centrale» del partito di Silvio Berlusconi nella coalizione di centrodestra e assestando pure qualche dura critica agli alleati.
È anche sulla base di questo documento, con tanto di numeri, che nasce anche la netta presa di distanze dei ministri di Forza Italia da Salvini e dal suo strappo sulla delega fiscale. Mai, Forza Italia e Lega, sono stati così distanti, al punto da rendere ormai remota l’ipotesi di una federazione, rendendo invece più corposi i sospetti di un avvicinamento dei berlusconiani a una piattaforma centrista.
Nella nota c’è una bocciatura netta del civismo scelto come compromesso da Salvini e Meloni per le grandi città. Si segnala che «fra le candidature del centrodestra ai ruoli apicali solo due erano esplicitamente riconducibili a Forza Italia, Occhiuto in Calabria e Di Piazza a Trieste». E questo significa due cose, secondo il dossier: «Che vincono candidati non improvvisati, perché entrambi hanno una lunga storia politica alle spalle. E che vincono candidati con un profilo centrista come quelli che solo Forza Italia sa esprimere». Punto.
Bocciati invece Michetti a Roma e soprattutto Bernardo a Milano: «Il centrodestra non riesce a vincere nelle grandi città, dove l’elettorato è più informato e più aperto all’Europa e al mondo… A differenza del passato non abbiamo neanche provato a competere per conquistare questo elettorato urbano: a Milano in passato ci eravamo riusciti con Albertini e Moratti e ci eravamo andati vicini con Parisi».
E poi si passa all’analisi severa del voto degli alleati: «La nostra coalizione ha fortemente ridotto i voti soprattutto per effetto del forte calo della Lega, che ha perso in due anni 634.652 consensi, pari al 70,2 per cento». Un crollo che è valutato escludendo dal calcolo Napoli, dove la lista del Carroccio era stata ricusata. Un crollo che, si sottolinea, «è in proporzione maggiore anche a quello dei Cinquestelle».
Ma ce n’è anche per Fratelli d’Italia: «Il calo della Lega è stato solo in piccola parte compensato dalla crescita di Fratelli d’Italia». Il partito di Giorgia Meloni è sì l’unico dei grandi partiti ad avere guadagnato voti. Ma non si è rafforzato «nel modo clamoroso indicato dai sondaggi».
E si fa notare che «in questa tornata elettorale Forza Italia risulta il terzo partito del panorama politico, dopo Pd e Fdi ma prima di Lega e 5s».
I numeri, elaborati con l’apporto del politologo Roberto D’Alimonte, portano dritto alla conclusione che bisogna restare saldamente dentro il governo Draghi: «Il fatto di averlo appoggiato coerentemente, pur rimanendo nel centrodestra, è stato premiato da un risultato relativamente migliore rispetto agli alleati e soprattutto ci ha dato un ruolo centrale. La scelta di opposizione di Fdi è stata premiata meno delle attese mentre la partecipazione critica della Lega al governo è stata penalizzata».
E tutto questo «ci dà qualche carta in più da giocare in vista dell’elezione del capo dello Stato». Non casualmente, allora, si annuncia il «ritorno in campo del presidente Berlusconi» e si ricorda che «al centrodestra manca la figura di un federatore», quale era l’ex premier «quando i numeri erano a suo favore».