Crescita economica, leadership inappuntabile, popolazione vaccinata con ottimi numeri. In pochi mesi a Palazzo Chigi Mario Draghi ha cambiato il volto dell’Italia del 2021. E con buona probabilità anche quella degli anni a venire. Alcuni osservatori europei suggeriscono addirittura l’inizio di un decennio d’oro per il nostro Paese.
«Con molto lavoro ancora da fare, il grande merito di Mario Draghi è dirigere, da buon condottiero, la sua larghissima maggioranza, che va dalla sinistra alla Lega di Salvini, senza distogliere lo sguardo dal suo disegno». Lo ha scritto il quotidiano francese Le Figaro.
L’articolo firmato dalla corrispondente in Italia Valérie Segond racconta i successi del premier e del suo governo in questi primi mesi. «Da quando Sergio Mattarella lo ha scelto per combattere la pandemia e mettere a punto un piano di risanamento, Mario Draghi ha adempiuto al suo doppio contratto. Oggi l’81% degli italiani di età superiore ai 12 anni è vaccinato contro il Covid-19 e la situazione sanitaria in Italia è una delle migliori in Europa».
Non è un caso che anche una banca d’investimento come JP Morgan si sia spesa, di recente, nel tessere le lodi di un’Italia che dopo il crollo dell’economia dell’8,9% nel 2020 stima la crescita del 2021 al 6% – sorprendendo Fondo monetario internazionale, Ocse e altre istituzioni economiche europee e mondiali.
«Investimenti massicci sia pubblici sia privati, ripresa dei consumi, export a livelli record in alcuni settori: i motori viaggiano alla massima potenza. Questa “crescita da Dopoguerra” facilita enormemente la politica economica: in questo contesto, con 15 miliardi di entrate fiscali in più del previsto e 20 miliardi di spesa pubblica in meno, il governo può mantenere una politica espansiva, con un budget fino a 23 miliardi per il 2022», scrive Le Figaro.
Ma “Super Mario”, come lo chiama lo stesso quotidiano francese, ha posto l’asticella in alto. L’obiettivo è portare l’Italia fuori da un ventennio di stagnazione. Per farlo punta su un corpus di riforme strutturali che devono ridisegnare il Paese: sono le riforme che anche l’Unione europea ha chiesto come condizione necessaria per l’erogazione dei fondi del Next Generation Eu. E quindi via alla semplificazione delle procedure per la realizzazione delle grandi opere, un’accelerata all’assunzione di dipendenti pubblici, riforme della Giustizia civile e penale, del Fisco, della concorrenza.
I risultati e le prospettive del governo già basterebbero a delineare un quadro positivo e ottimista per il futuro. Ma il merito va ponderato anche sulle difficoltà di una presidenza del Consiglio che si muove in un quadro politico in cui i partiti bisticciano tra loro e al loro interno.
«La grande commedia politica italiana non abbassa mai i toni, ma Draghi non si fa intimidire e riesce persino a incanalare il leader della Lega, Matteo Salvini, dialogando con lui ogni settimana», si legge su Le Figaro.
Un esempio su tutti: per mettere in sicurezza il mondo del lavoro Draghi ha imposto il green pass per i lavoratori; se i No green pass promettono di bloccare porti e strade lui si non cede e mantiene la sua misura, con alcune concessioni marginali, senza che questo blocchi le attività.
Il merito di Draghi si legge anche nella restaurazione dell’immagine dell’Italia all’estero, puntando forte sulla dimensione europeista del suo governo. Su questo ha lavorato fin dal giorno uno. «Siamo in Europa, non solo per necessità, ma per realismo e idealismo», ha detto martedì scorso il premier.
«Dell’Europa si fa instancabilmente ambasciatore», scrive Le Figaro. «Anche la presidenza italiana del G20 – prosegue l’articolo – che si concluderà con il vertice di Roma tra dieci giorni, avrà contribuito ad aumentare la sua visibilità globale. A questo punto la domanda da fare agli italiani è una sola: “È meglio che Draghi resti a Palazzo Chigi o che salga al Quirinale dal prossimo febbraio?».