Il suo fabbisogno energetico dipende per oltre il 70% proprio dall’energia nucleare. È l’unico paese del G7 ad investire più in questa che in altre nuove tecnologie. La Francia, baluardo europeo di questa fonte di energia, potrebbe presto annunciare lo sviluppo di sei piccoli reattori modulari (Smr), che andrebbero ad aggiungersi agli oltre 50 reattori oggi presenti nello stato, in un momento in cui la disponibilità e prevedibilità dell’atomica risulta più appetibile rispetto al gas – che sta registrando un’impennata dei prezzi – e all’energia rinnovabile, giudicata da molti ancora troppo volatile e difficile da immagazzinare.
Il vento sembra cambiare direzione. Se infatti all’inizio della sua presidenza Macron aveva annunciato l’intenzione di mandare in pensione 14 reattori e ridurre il contributo del nucleare al mix energetico francese dal 75 al 50% entro il 2035 ora «il nucleare sta tornando al fulcro del dibattito sull’energia in Francia e molto più velocemente di quanto avessi mai pensato», ha affermato al Financial Times Denis Florin, partner di Lavoisier Conseil, società di consulenza gestionale incentrata sull’energia.
Parallelamente, la Francia sta puntando a rendere green l’energia nucleare nella tassonomia della finanza verde dell’Unione europea, che classifica le attività economiche ecofriendly che possono beneficiare di un’etichetta di “finanza sostenibile”. Insieme ad altri paesi europei, intende dimostrare agli investitori che l’energia nucleare deve essere parte della strategia del Vecchio Continente verso la neutralità climatica, facendo in questo modo da contraltare a quegli stati, come Germania ed Austria, che la boicottano puntando il dito contro l’impatto ambientale delle scorie nucleari.
Entro questo mese l’operatore del sistema di trasmissione dell’elettricità francese Rte pubblicherà sei scenari per il futuro mix energetico della Francia entro il 2050, che vanno dal 100% di energia rinnovabile a diversi nuovi impianti nucleari. Secondo Nicolas Goldberg, analista energetico di Columbus Consulting, Macron starebbe solo aspettando questa pubblicazione per annunciare la costruzione di almeno sei reattori europei convenzionali pressurizzati (Epr) da ultimare entro il 2044, dando così forma a un progetto su cui il governo rifletteva da anni. «I documenti ottenuti dalla stampa francese nel 2019 suggerivano che sarebbero costati alla già pesantemente indebitata società francese di servizi elettrici Edf circa 47 miliardi di euro», si legge sul quotidiano economico-finanziario britannico.
Ad oggi, gran parte della sinistra francese rimane legata all’idea di ridurre l’approvvigionamento di energia nucleare nazionale preferendo investire in fonti di energia rinnovabile, come eolico e solare. Parallelamente, i sostenitori dell’energia nucleare sostengono che nelle ultime settimane la Francia ha vantato emissioni climalteranti di molto inferiori rispetto alla Germania, che ha detto addio al nucleare nel 2011 puntando sulle rinnovabili ma diventando più dipendente dal carbone.
Secondo Goldberg, Macron starebbe cercando di sedurre la destra con la sua politica nucleare, in un momento in cui molti candidati presidenziali (di destra) promettono un aumento della capacità nucleare nazionale. La candidata di centrodestra Valérie Pécresse ha infatti dichiarato che bloccherà la chiusura pianificata di 12 reattori nucleari, dando il via libera alla Edf per dar vita a sei nuove centrali nucleari. Parallelamente, l’intellettuale reazionario Eric Zemmour, in continua crescita nei sondaggi, ha chiesto maggiori investimenti sul nucleare e ha criticato aspramente, sulla rivista Le Point, quelli di Macron sull’eolico: «non voglio che il nostro paese perda la sua sovranità energetica con il pretesto di un’assurda transizione energetica copiata dalla Germania […] La nostra sovranità energetica richiede una rinascita nucleare».
Per di più, l’opinione pubblica sembra far registrare un aumento dei sostenitori dell’atomica. Un recente sondaggio di Odoxa ha rilevato che l’opinione pubblica francese è più favorevole all’energia eolica rispetto a quella nucleare (63% contro il 51%) ma anche che il sostegno alla seconda è aumentato di 17 punti percentuali negli ultimi due anni, mentre le percezioni positive sull’energia eolica sono diminuite della stessa quantità. Inoltre, dallo stesso sondaggio è emerso che i cittadini francesi giudicano il nucleare meno costoso e dannoso per il paesaggio, oltre a rappresentare un settore in cui la Francia è giudicata «più avanzata rispetto agli altri stati».
In una dichiarazione sottoscritta dai ministri di Romania, Repubblica Ceca, Finlandia, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Polonia e Ungheria, la Francia ha spiegato il sostegno all’impiego energia nucleare anche nell’ottica del raggiungimento della neutralità climatica. Nel testo firmato dal ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire e dal viceministro con delega all’Industria Agne’s Pannier-Runacher, si sottolinea che il nucleare «contribuisce in modo decisivo all’indipendenza delle nostre fonti di produzione di energia ed elettricità […] ed è necessario per fronteggiare l’aumento dei prezzi dell’energia che ha dimostrato quanto sia importante ridurre la nostra dipendenza da paesi terzi».
Invece, riguardo alle rinnovabili, i firmatari hanno ricordato che, pur giocando un ruolo chiave per la transizione energetica, «non possono produrre abbastanza elettricità a basso contenuto di carbonio per soddisfare le esigenze in modo sufficiente e costante».