I problemi del tabagismoPerché la riduzione dei danni da fumo deve passare da nuove regole uguali per tutti

Allo Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction, evento online promosso da Scohre, scienziati ed esperti internazionali hanno espresso la necessità di uniformare le normative europee nel settore del tabacco

sigaretta fumo
Pixabay

Viviamo un momento storico dove la preoccupazione climatica, ambientale e della salute di tutti noi cresce ogni anno senza lasciarci troppe speranze, ma spingendoci a prendere nuove posizioni sui fattori di rischio. 

Impossibile, allo stato attuale delle cose, non pensare a uno dei primi di questi fattori: il fumo. 

Sul tema, si è tenuto uno dei summit più importanti a livello internazionale, promosso da Scohre (International Association on Smoking Control & Harm Reduction), che ha posto al centro del discorso la riduzione del danno da fumo.  

Al convegno, a cui hanno partecipato più di 300 esperti da 42 Paesi, tra cui 62 relatori di 31 nazionalità diverse, la discussione si è concentrata su cosa potrebbero fare le istituzioni per affrontare urgentemente e concretamente il problema del tabagismo, certificato dal piano d’azione per la prevenzione del cancro dell’Unione europea, che ha l’obiettivo di creare una generazione senza tabacco entro i prossimi 20 anni.  

Obiettivo nobile, ma di particolare complessità. Soprattutto se, come emerge dalle parole dei molti esperti presenti al summit, l’equiparazione messa in atto dalla Commissione europea tra sigarette “tradizionali” e quelle a tabacco riscaldato o e-cig, non sia la strada giusta da percorrere, avendo generato nel settore scientifico e medico diversi dubbi e controversie.

Il pensiero quasi comune degli esperti è che in tal modo si possa arrivare al paradosso di avvantaggiare le classiche sigarette novecentesche, disincentivando il loro abbandono verso prodotti maggiormente innovativi e a rischio ridotto. 

Nel corso del summit, a tal proposito, di particolare importanza è stato il panel condotto da Dimitri Richter – capo del reparto di cardiologia dell’ospedale Euroclinic di Atene – che ha fortemente contestato l’attuale sistema regolatorio, in capo ai singoli Stati europei. 

Richter ha evidenziato come sia più che mai necessario portare nell’alveo delle scelte dell’Unione anche quelle in materia di fumo, come accade con l’FDA americana, ente che regolamenta ogni scelta sul tema, e sta riuscendo ad adottare politiche di prevenzione e cessazione assieme a politiche di riduzione del danno. 

Lo stesso fatto che nel piano europeo contro il cancro non sia inserita un’analisi sulla riduzione del danno denota una confusione diffusa. Un aspetto, quest’ultimo, che è stato sviluppato da Paesi singoli, come la Svezia, ma sul quale manca uno sguardo europeo comune. 

A proposito di Svezia, con la Norvegia hanno potuto raggiungere l’obiettivo di abbattere il tasso di fumatori sotto il 5% grazie alla diffusione dei prodotti alternativi alle sigarette tradizionali. È quanto emerso nel panel dedicato al futuro del fumo in Europa presieduto da Ignatios Ikonomidis, presidente della Scohre (Associazione internazionale di esperti indipendenti sul controllo del fumo e la riduzione del danno). 

Come indicato da Fagerstrom, presidente della clinica Fagerstrom Consulting, «Svezia e Norvegia sono particolarmente virtuose per quanto riguarda il tasso di fumatori nella fascia di età tra i 15 ed i 24 anni: rispettivamente al 3% e al 2%».  Questi bassi livelli di fumo di sigarette tradizionali portano a minori livelli di mortalità. 

«Anche nel Reno Unito», come riportato dallo stesso Ikonomidis, «le sigarette elettroniche e i prodotti alternativi al fumo tradizionale vengono offerti come strumento complementare alle terapie sostitutive con la nicotina per smettere di fumare». 

Il presidente della Scohre ha in particolare messo in luce l’impatto positivo di questi prodotti alternativi nella diffusione nel Regno Unito del cancro al polmone e di altri disturbi cardiovascolari. 

A conferma di questo, Massimo Caruso, ricercatore in biochimica del Cohear che ha pubblicato due importanti studi in materia di danni da fumo, sostiene che, nonostante le difficoltà di laboratorio sul tema, i danni da e-cig siano da considerare inferiori rispetto a quelli delle sigarette classiche.  

«La diffusione degli ultimi dati provenienti da ricercatori e verifiche indipendenti delle aziende», dice sempre Caruso, «sono un passo cruciale per il raggiungimento degli obiettivi del Beating Cancer Plan». 

Quello che è emerso nel panel conclusivo del quarto summit scientifico sulla riduzione del danno da fumo, tenutosi in modalità virtuale, è stata la necessità da parte della comunità scientifica di dialogare con regolatori e policy makers, per persuaderli dei benefici che possono derivare dai nuovi prodotti.

La professoressa presso il dipartimento di salute pubblica della National School of Public Health di Atene, Anastasia Barbouni, ha definito «etico e morale poter offrire a chi non vuole o non riesce a smettere di fumare un’alternativa con le sigarette a combustione, sulla base delle evidenze scientifiche». 

Si sta quindi avendo conferma che la ricerca scientifica e tecnologica sui danni da fumo stia procedendo spedita e stia aprendo nuovi scenari, che potranno incidere fortemente sulla salute delle persone. Dei fumatori e di chi li circonda. 

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