Le due LegheL’appello di Calenda a Giorgetti e alla destra moderata per chiudere la stagione del bipopulismo

«Dalla nascita della Prima Repubblica è solo uno scontro ideologico tra destra e sinistra» che «ha portato il Paese al declino», dice il leader di Azione. L’obiettivo ora è «riportare Draghi al governo di una larga coalizione dopo il 2023. Il segno della nostra politica, tra riformismo e pragmatismo, dovrà essere esattamente sulla linea di Draghi».

(Alberto PIZZOLI / AFP)

«Ci sono due Leghe. Una matura e di governo. Un’altra immatura e confusionaria, destinata a non contribuire in modo serio al governo del Paese», commenta sul Messaggero il leader di Azione Carlo Calenda, il primo a esultare per le uscite anti-sovraniste del ministro leghista Giancarlo Giorgetti. «È un fatto molto importante che Giorgetti dica alla Lega di diventare un normale partito del centrodestra europeo, aderendo al Ppe e lasciando perdere ungheresi e polacchi», spiega. E aggiunge: «Le cose che sta dicendo in questi giorni, che lo accomunano ad altre personalità leghiste, da Zaia a Fedriga, dimostrano un profilo di leadership che si va definendo».

Da qui l’invito di Calenda a Giorgetti, Crosetto, Carfagna, Brunetta e altri come loro di convergere al centro e incontrarsi con Azione: «Tutti loro non c’entrano nulla con Salvini e Meloni. Quello che occorre fare è chiudere la stagione del bipopulismo che da 30 anni blocca il Paese». In pratica, dice, «dalla nascita della Prima Repubblica è solo uno scontro ideologico tra destra e sinistra privo di contenuti ideologici e ciò ha portato il Paese al declino».

Ma Giorgetti sarà della partita? «Da questo si vedrà la sua capacità di essere un leader», risponde Calenda.

Il leader di Azione precisa però che non vuol parlare di «centro». «Credo che occorra stare insieme in un’alleanza tra persone serie, che riunisca popolari, liberali, socialdemocratici. Chiudendo una stagione di conflitto», spiega. «Tra Enrico Letta e Mara Carfagna c’è minor distanza politica che tra Enrico Letta e Virginia Raggi».

E Berlusconi «potrebbe chiudere la sua carriera politica levandosi dal giogo di Salvini e Meloni e contribuendo a riportare Draghi al governo di una larga coalizione dopo il 2023. Il segno della nostra politica, tra riformismo e pragmatismo, dovrà essere esattamente sulla linea di Draghi ed è quello che Azione intende perseguire».

Sarebbe un errore, invece, che Draghi andasse al Quirinale come vorrebbe Giorgetti, dice Calenda. «Se va al Quirinale, il rischio è quello di tornare alla situazione di prima. Con Salvini e Meloni che gridano contro Letta e Conte e viceversa. Dev’essere chiaro che, se la politica tornasse quella dell’urlo, non saremo capaci di spendere neppure un euro dei fondo del Pnrr».

Per questo progetto però serve una nuova legge elettorale. «Il maggioritario ha fallito, ha portato a una non governabilità e ha aumentato i conflitti. Per aprire la Terza Repubblica, occorre un proporzionale con sbarramento al 5-6 per cento». Calenda dice che è sicuro di superare questa soglia: «Sì, lo sono. Vorrei ricordare che a Roma siamo il primo partito con il 20 per cento. E c’è ovunque voglia di politica seria e pragmatica».

Intanto, giusto per rimarcare l’esistenza delle due Leghe di cui parla Calenda, dopo le critiche e le osservazioni arrivate dal Giorgetti, Matteo Salvini è passato subito al contrattacco con iniziative che servono a ribadire, caso mai ve ne fosse bisogno, che la linea politica nel Carroccio la detta lui, sia in Italia sia sul piano internazionale.

Al ministro dello Sviluppo economico che preferirebbe l’abbandono del fronte sovranista (e critica «la svolta Ue incompiuta»), Salvini contrappone una videoconferenza organizzata con il premier ungherese e leader di Fidesz, Viktor Orbán, e il premier della Polonia, Mateusz Morawiecki, numero uno del partito Pis. Contro Giorgetti che vorrebbe l’ingresso nel Ppe, l’idea di Salvini è di avviare la nascita di un nuovo gruppo al Parlamento europeo, coinvolgendo anche Marine Le Pen, ma lasciando fuori i tedeschi di AfD.

Sul fronte interno, invece, oggi Salvini aprirà i lavori del Consiglio federale con una serie di proposte di modifica al reddito di cittadinanza e lancia una inedita «assemblea programmatica» da tenersi per la fine dell’anno sulle battaglie che attenderanno la Lega nel 2022. Iniziative per dare una sua impronta contro la linea politica di Giorgetti e dei governatori regionali.