Mentre la nuova variante del Covid sta portando diversi Paesi europei a bloccare i voli dal Sud Africa e l’Oms ha già convocato una riunione di emergenza, l’Agenzia europea per i medicinali, Ema, ieri ha raccomandato ai Paesi europei di somministrare il vaccino Covid di Pfizer-BioNtech anche ai bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. La dose raccomandata sarà inferiore di un terzo rispetto a quella per gli over 12 e la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco è stata convocata la prossima settimana, dall’1 al 3 dicembre, con all’ordine del giorno anche la valutazione della pronuncia dell’Ema.
Giorgio Palù, virologo del Comitato tecnico scientifico e presidente del consiglio di amministrazione dell’agenzia italiana del farmaco Aifa, al Corriere spiega che «il Cdc americano, la massima autorità per il controllo delle malattie infettive, ha già raccomandato l’uso di questo vaccino, prodotto da Pfizer. Gli studi presentati dall’azienda per avere l’autorizzazione al commercio, arrivata in Usa il 29 ottobre scorso, hanno coinvolto 2.400 bambini. L’efficacia si è rivelata del 90,7% nel prevenire la malattia sintomatica, non si sono visti effetti avversi di rilievo».
E «i problemi di miocardite, l’infiammazione al cuore che si è manifestata in ragazzi più grandi, in questa fascia d’età sono stati rarissimi e mai seri. Mentre invece è maggiore il rischio di prendere il Covid e sviluppare una sindrome infiammatoria, la Mis-C, che è grave e colpisce molti organi».
Nessun dubbio quindi, secondo Palù, per la vaccinazione ai bambini: «I benefici sono diretti e indiretti. Nel 2020, sempre secondo il Cdc, il 3% dei piccoli hanno avuto l’infezione, oggi siamo al 25% perché circola la variante Delta, molto più contagiosa. Su migliaia di ricoveri pediatrici in ospedale, un terzo hanno riguardato bimbi sani che in parte hanno avuto bisogno di cure in terapia intensiva».
Ma i genitori hanno paura, le percentuali non bastano a rassicurarli. «Allora lo affermo esplicitamente», spiega il professore. «Il Covid 19 è diventata una malattia pediatrica, tra le prime cause di morte a questa età. Mentre nessuna giovane vita è stata interrotta a causa del vaccino anti Covid».
Il vantaggio indiretto, aggiunge, «è sanitario e sociale. La circolazione del virus si riduce e i bambini non perdono la libertà. Abbiamo visto quali sono su di loro le conseguenze psicologiche nel restare chiusi a casa. Meno giochi, meno scuola, meno sport. Ecco, i genitori dovrebbero comprendere questo aspetto. Accettare la vaccinazione dei figli significa assicurargli benessere in senso generale, non costringerli a cambiare vita».
In più, «dare la possibilità al virus di circolare vuol dire aumentare la capacità che si riproponga con nuove varianti. Inoltre c’è il fenomeno del long Covid, delle conseguenze che subentrano anche dopo alcuni mesi dalla guarigione. Lo abbiamo visto negli adulti. Dolori muscolari, mal di testa, insonnia, difficoltà di respirazione, problemi gastrointenstinali, nausea, vertigini. Il mio bambino non lo esporrei a questa prospettiva».
Ma secondo Palù sulla variante Delta Plus, evoluzione della Delta, «non c’è ragione di allarmare. La sottovariante Delta Plus, identificata per la prima volta in Gran Bretagna nel 6% dei genomi sequenziati, è caratterizzata da due nuove mutazioni. Per fortuna non sembra possedere caratteristiche biologiche diverse dal ceppo capostipite Delta che è nettamente prevalente. La sottovariante viene tenuta sotto controllo dai vaccini. Ripeto, non allarmiamoci senza motivi validi».
Dunque non c’è bisogno di aggiornare i vaccini: «Il richiamo, la terza dose, del vaccino a Rna protegge efficacemente contro tutte le varianti. La tecnologia di Rna è così duttile da permetterci di produrre vaccini aggiornati, se l’evoluzione della pandemia lo richiedesse».