Intesa Sanpaolo ha realizzato la Guida “Le parole giuste – Media e persone con disabilità”, una guida (scaricabile qui) pensata per chi vuole scrivere di questi argomenti con correttezza e rispetto. Il linguaggio è un vettore fondamentale per riconoscere, comprendere e apprezzare le specificità di ogni persona. I termini e le parole che usiamo sono fondamentali anche per comprendere il livello di civiltà della società.
Nell’oscillazione tra buonismo e facili entusiasmi da un lato, o freddezza e insensibilità dall’altro (solitamente in buona fede), la Guida di Intesa Sanpaolo, che ha ricevuto il suggello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, riporta l’attenzione sulla persona più che sulla sua condizione suggerendo un approccio equilibrato a chi si trova a scrivere di disabilità – giornalisti, comunicatori, manager, professionisti, terzo settore.
Allo stesso tempo, in linea con l’impegno della Banca per la diversità e l’inclusione, impegno espresso sia con policy interne destinate alle proprie persone, sia con progetti verso l’esterno, la Guida vuole favorire la massima diffusione dei temi della disabilità nella comunicazione.
«Questa iniziativa di Intesa Sanpaolo, realizzata con il contributo dell’Osservatorio Disabilità e dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, va nella direzione giusta. Tutte le istituzioni, le aziende e le realtà pubbliche e private devono lavorare insieme per promuovere la cultura dell’inclusione. L’utilizzo di un lessico corretto, quando ci si riferisce a un mondo complesso come questo, è una delle condizioni necessarie per garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità e favorire la crescita verso una società più inclusiva», ha commentato Erika Stefani, ministro per le disabilità.
Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo, dichiara: «Il glossario nasce dalla nostra esigenza di utilizzare la corretta terminologia quando comunichiamo le iniziative di Intesa Sanpaolo a favore delle persone con disabilità. Abbiamo approfondito la questione e il risultato è qualcosa in più di un glossario, una vera e propria guida che desideriamo mettere a disposizione dei giornalisti e di chi si occupa di comunicazione. Parlare di disabilità nei giusti modi attiene al rispetto dei diritti e a quella sensibilità dovuta a ogni persona, indipendentemente dalle sue caratteristiche».
Il Glossario, realizzato dalla struttura Media and Associations Relations di Intesa Sanpaolo, si ispira alla Disability Language Style Guide del Media Center for National Center on Disability and Journalism dell’Arizona State University (USA), che ha concesso i diritti di traduzione. È stato poi integrato e verificato nei contenuti dall’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e da Anffas – Associazione Nazionale di Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale.
Ecco un estratto della Guida Intesa Sanpaolo: Le parole giuste
Chiedere sempre alla persona con disabilità di esprimere il suo personale punto di vista sui fatti, anche quando questi siano rappresentati da persone terze (es. genitore o altro familiare) e cogliere sempre la sua volontà rispetto al modo in cui preferisce essere rappresentata, anche rispetto all’indicazione specifica di riferimenti alla propria condizione di salute. Se la persona interessata necessita di supporto nel decodificare eventuali richieste o a manife-stare la propria volontà è consigliabile chiedere aiuto ai familiari o ad altre persone a lei vicine.
Citare la condizione di disabilità di una persona solo quando è effettivamente rilevante per la narrazione dei fatti e, ove sia citata, utilizzare comunque un corretto linguaggio che ponga sempre in primo piano la persona, es. “persona con sindrome di Down”, “persona con disturbo dello spettro autistico”, “persona con disabilità motoria”, “persona non udente”, “persona priva della vista”.
Evitare neologismi quali “diversamente abile”, “diversabile”, “disabile”, “persona affetta da disabilità”, “persona con handicap” e altri vocaboli similari sostituendoli sempre con la locuzione “persona con disabilità”. Anche il termine “handicap” deve essere sostituito dalla parola “disabilità”. Nel caso in cui si rendesse necessario ripro-porre una citazione diretta di un testo normativo o altro che riporti termini diversi da quelli sopra descritti, sarebbe opportuno virgolettare il termine e, ove possibile, indicarne il motivo riportandone la corretta nuova definizione.
Se nella citazione diretta è presente un termine dispregiativo o inappropriato (es. si pone l’accento sulla malattia, si utilizza un termine connotato negativamente etc.), è opportuno non riportarlo. Ove fosse necessario riportarlo, per qualsiasi ragione, sarà necessario specificarne la motivazione e proporre in alternativa il termine corretto. Ad esempio se occorre riportare il termine “mongoloide”, specificare che tale termine rappresenta la disabilità in modo dispregiativo e non è utilizzabile, mentre la corretta definizione è “persona con sindrome di Down”.
Vanno evitate sia le narrazioni che vedono la persona con disabilità descritta come “vittima” sia come “eroe” (va dunque evitato in ogni caso il sensazionalismo).