Miracle & the CityL’introduzione al nuovo numero di K, la rivista letteraria de Linkiesta

Il nuovo numero, curato da Nadia Terranova, contiene racconti originali di Chiara Barzini, Annalisa Camilli, Cristiano Cavina, Claudia Durastanti, Tito Faraci, Viola Lo Moro, Francesca Marciano, Cristina Marconi, Davide Mosca, Francesco Pacifico, Giacomo Papi, Antonio Pascale, Giulio Perrone, Andrea Pomella, Emanuele Trevi, Matteo Trevisani, Alice Urciuolo, Valeria Usala. E l’Intervista Larga ad Alessandro Piperno di Simonetta Sciandivasci.

Sono anni che si parla della città come della comunità economica e sociale da cui ripartire per costruire un nuovo modello di aggregazione civile, politica e culturale. La città è il centro del mondo, il cuore della civilizzazione, l’elemento umano della macchina istituzionale. Per questo, abbiamo deciso con Nadia Terranova di affidarla alla creatività e all’immaginazione degli scrittori coinvolti in questo terzo numero di K, dopo il sesso del primo numero e la memoria del secondo.

Leggerete come ciascuno dei narratori italiani abbia colto il suggerimento in modo diverso e personale, ma del resto ognuno di noi ha la propria città del cuore, reale e ideale, la propria Itaca, la propria casa e quindi noterete come nessuno degli scrittori presenti su questo numero abbia minimamente pensato di lusingare la curatrice della rivista raccontando di Messina o il direttore parlando di New York.

Su New York, città letteraria per eccellenza e mia passione incondizionata, sono stati scritti numerosi capolavori come si conviene a una metropoli che è stata capitale del mondo negli ultimi sessant’anni. Non solo racconti o romanzi, ma anche film, serie televisive, opere artistiche di ogni genere e moltissime canzoni indimenticabili, scritte o interpretate da Frank Sinatra, Jay Z, Billy Joel, Bruce Springsteen, Rem, St. Vincent, U2, Sting, Lou Reed.

Ma niente, niente, è esatto quanto le parole scelte da E. B. White nel più bel ritratto mai scritto sulla grandezza di New York – un ritratto scritto nel 1948, tre anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale: «It’s a miracle that New York works at all. The whole thing is implausibile». «Che New York funzioni è un miracolo. È una città inverosimile». Il miracolo della città.


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