«Siamo profondamente preoccupati della situazione al confine tra Polonia e Bielorussia. Fatti analoghi si sono verificati lungo linee di frontiera tra Lituania, Lettonia e Bielorussia». Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, lo dice in un’intervista al Corriere, parlando dei flussi di migranti e profughi spinti di recente dal regime del presidente bielorusso Aleksander Lukashenko verso Stati membri dell’Alleanza Atlantica.
Ieri l’accampamento di migranti in Bielorussia al confine con la Polonia è stato sgomberato dalle autorità locali. Le persone che da giorni si trovavano nella zona frontaliera tra il villaggio bielorusso di Bruzgi e quello polacco di Kuznica sono state trasferite in una struttura ad alcune centinaia di metri di distanza. Mentre un’organizzazione umanitaria polacca ha fatto sapere della morte di un bambino di 1 anno nei boschi al confine.
«Monitoriamo molto da vicino quanto accade e portiamo solidarietà alla Polonia e a tutti i membri della Nato coinvolti», spiega l’ex primo ministro norvegese, che a Roma ha incontrato il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. «Il Consiglio Atlantico ha diffuso una forte dichiarazione di condanna del regime di Lukashenko per l’impiego di persone innocenti e vulnerabili come strumenti per tattiche ibride volte a esercitare pressioni su Stati confinanti. Questo è cinico e inumano. La Nato ha inviato in Lituania una squadra di esperti mentre alcune settimane fa il Paese ha dovuto affrontare il fenomeno. Al quartier generale della Nato abbiamo continui scambi di informazioni in materia».
Stoltenberg ha fatto notare anche come nelle ultime settimane ci sia stata una grande e insolita concentrazione di forze russe sui confini dell’Ucraina e ha aggiunto che «la Nato rimane vigile». Che significa, spiega, che «prima di tutto raccogliamo informazioni e osserviamo quanto la Russia fa verso i confini ucraini, ma anche in Crimea nella quale occupa illegalmente territori dell’Ucraina dal 2014. Gli alleati della Nato sono nella regione e seguono gli sviluppi».
Quello che si osserva, dice, è «un significativo assetto militare russo che viene gradualmente accresciuto con truppe da combattimento, forze aviotrasportate e capacità molto variegate. Non speculo sulle intenzioni russe, però ciò che so è che la Russia ha le capacità, e le ha dimostrate, di usare forza militare contro i vicini. È accaduto in Georgia nel 2008, in Crimea e contro l’Ucraina nel 2014 e continua con l’appoggio della Russia ai separatisti in Donbass. Della situazione molto preoccupante lungo i confini dell’Ucraina ho parlato mercoledì con il presidente del Consiglio Mario Draghi e poco fa con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Abbiamo analizzato anche la situazione tra Polonia e Bielorussia».
Che cosa fa la Nato? «Oltre a esaminare informazioni, forniamo all’Ucraina appoggio politico e pratico: addestramento, equipaggiamento delle sue forze. Gli Stati Uniti hanno annunciato che consegneranno più munizioni. Il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace ha detto che il Regno Unito darà all’Ucraina più sostegno. Molti alleati la aiutano in vari modi».
E continua: «Da quando vi è stata l’illegale annessione della Crimea abbiamo realizzato il più grande rafforzamento della nostra difesa collettiva nella parte orientale dell’Alleanza, dispiegando battaglioni pronti al combattimento in Paesi baltici, in Polonia e aumentando la presenza in Romania e nella regione del Mar Nero. Sono tutte risposte valide alle azioni aggressive della Russia. Difensive, trasparenti, ma dimostrano la determinazione della Nato nel proteggere gli alleati». Anche perché, «abbiamo visto più attività russe anche negli spazi aerei baltici» di Paesi dell’Alleanza.