La pandemia ha dato un ruolo e un valore diverso alla salute, un nuovo grado di priorità. Anche per la politica è stato così: i ministri della Salute di tutto il mondo hanno avuto un impegno nuovo, maggiore e prioritario negli ultimi due anni mal contati. In questo periodo, in tutta Europa è emersa soprattutto la grande differenza di efficacia ed efficienza dei sistemi sanitari nazionali degli Stati membri dell’Unione europea: ognuno sembrava in grado di resistere alla pandemia e contrastare il virus con le sue specificità, con le sue debolezze e i suoi punti di forza.
La decisione della Commissione di creare una politica sanitaria condivisa dall’arrivo dei vaccini ha cambiato – almeno in parte – la prospettiva: sembra che adesso l’Unione europea possa viaggiare verso una maggior coesione in ambito sanitario. Per il futuro è un auspicio non da poco. Proprio per questo motivo la salute è stata al centro del quinto appuntamento di Europa Futura, l’ultimo di cinque incontri, cinque dirette su Instagram e Facebook organizzate da Linkiesta per far dialogare le associazioni giovanili, ambientali, culturali e sociali con gli eurodeputati e i cittadini che partecipano alla Conferenza sul futuro dell’Europa, per far conoscere a tutti le potenzialità e le occasioni da non perdere durante questo grande evento democratico.
Alla videoconferenza di Europa Futura hanno partecipato l’eurodeputata del Partito democratico Alessandra Moretti; Maria Cinque, tra gli 800 cittadini europei che partecipano alla Conferenza sul futuro dell’Europa; Giammaria Liuzzi dell’Associazione Liberi Specializzandi.
«Oggi la salute è uno dei temi più sentiti dai cittadini europei: il Covid ha portato una svolta radicale all’interno delle priorità della Commissione e del Parlamento europeo, che prima tendevano a trascurarla», dice l’eurodeputata Alessandra Moretti.
L’acquisto di vaccini in maniera congiunta per tutta l’Unione potrebbe effettivamente dare il via a una cooperazione diversa sul tema: «È sicuramente un obiettivo – dice Moretti – creare un’Unione europea della salute. Il Covid ha fatto emergere la grande fragilità dei sistemi sanitari nazionali e la necessità di attribuire all’Europa più competenze in questo ambito».
Ed è qui che può intervenire la Conferenza sul futuro dell’Europa: «Nel dibattito emerge la necessità di rafforzare i sistemi pubblici di sanità in tutti gli Stati membri e, allo stesso tempo, di chiedere agli Stati membri di cedere parte della loro sovranità sulla salute, cosa che adesso non fanno. Purtroppo in ambito europeo c’è una profonda discriminazione tra i sistemi sanitari. Se non stiamo bene in salute noi non sarà in salute neanche la nostra economia o la nostra politica. L’insufficienza di una vera integrazione europea tra Stati sta determinando una inefficienza nella risposta alla pandemia: se fin dall’inizio la risposta fosse stata più integrata avremmo avuto risultati migliori. Lo vediamo perché c’è disuguaglianza tra i Paesi, ma il virus circola, quindi poi affligge anche chi lavora bene nella lotta alla pandemia. Quindi è opportuno chiedere agli Stati di cedere parte della loro sovranità all’Europa», dice l’eurodeputata.
La Conferenza sul futuro dell’Europa può aiutare anche a creare un contatto diretto tra istituzioni e cittadini. E per i molti cittadini che partecipano – sono 800 in tutto – la Conferenza è un’occasione importante di far sentire la propria voce e le proprie proposte, oltre che un’esperienza per certi versi unica.
«Sono interessata alla politica da sempre e questa Conferenza mi è sembrata un’occasione da non perdere: sono arrivata al Parlamento europeo e anche con una certa responsabilità», dice Maria Cinque.
«Purtroppo – prosegue – all’inizio sentivo un po’ di rammarico perché addetti ai lavori e politici sembrano quasi trattare la Conferenza come se fosse un’operazione di marketing, un biglietto da visita per il mondo, di cui l’Europa si sta fregiando. Però io da qui mi sento in un ruolo privilegiato perché posso dialogare con centinaia di persone ed esprimere molti concetti che possono contribuire a plasmare l’Unione europea del futuro».
La Conferenza è proprio questo: è un grande momento di condivisione di idee e proposte, che possono essere inserite sulla piattaforma online della stessa Conferenza (qui spieghiamo come).
E l’Associazione Liberi Specializzandi ha soprattutto una richiesta onnicomprensiva, una proposta da mettere in campo per dare un peso e un valore diverso agli specializzandi in medicina.
«L’Europa si sta dimostrando molto più avanti rispetto all’Italia in materia di salute. In Italia purtroppo gli specializzandi sono inquadrati più come studenti che come medici professionisti, anche se cerchiamo di essere come loro. Non abbiamo diritti importanti come le ferie e le malattie e di certo non pensiamo di chiedere una rivoluzione copernicana: chiediamo l’attuazione delle disposizioni dell’Unione europea che non sono neanche tanto nuove, solo che non sono attuate adeguatamente. Così abbiamo un inquadramento antitetico e anacronistico dei nostri specializzandi: i nostri colleghi europei si formano mentre studiano e poi mentre lavorano, fanno percorsi più efficienti».