La democrazia europea non può essere un monolite, un blocco pesante, immobile, impermeabile agli effetti del tempo. L’Unione europea ha bisogno di aggiornarsi costantemente, come tutte le cose della nostra società, ha bisogno di evolversi e adattarsi alle sfide complesse del presente e del futuro. La trasformazione delle istituzioni di Bruxelles è un argomento di discussione delicato e necessario, ed è uno dei principali dossier della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Per questo motivo il nostro giornale ne ha parlato durante il secondo appuntamento di Europa Futura: un ciclo di cinque incontri, cinque dirette su Instagram e Facebook per far dialogare le associazioni giovanili, ambientali, culturali e sociali con gli eurodeputati e i cittadini che partecipano alla Conferenza, per far conoscere a tutti le potenzialità e le occasioni da non perdere durante questo grande evento che durerà fino alla prossima primavera.
Nella videoconferenza si è parlato, appunto, di Stato di diritto e democrazia, e dell’esigenza dell’Unione europea di crescere in ogni sua componente per rispondere meglio alle nuove sfide politiche e sociali che ha davanti a sé. Hanno partecipato all’incontro l’europarlamentare di Renew Europe Sandro Gozi; Valentina Balzani, tra i cittadini europei che partecipano alla Conferenza; Gianfranco Dell’Alba, responsabile di Più Europa per i rapporti con l’Alde; Eliana Canavesio, co-presidente di Volt Italia; Marco Parroccini, responsabile dell’associazione European People, e Vincenzo Genovese, che per Linkiesta scrive da Bruxelles e Strasburgo ed è un riferimento all’interno delle istituzioni europee.
La Conferenza sul futuro dell’Europa è soprattutto una grande opportunità, un momento di democrazia probabilmente senza precedenti, con la partecipazione di europarlamentari, cittadini, associazioni, ognuno con le sue idee, le sue proposte, i suoi punti di vista.
Lo spiega Sandro Gozi, europarlamentare di Renew Europe: «È una grande opportunità democratica per adattare l’Europa alle nuove sfide, in termini darwiniani potremmo dire che chi si adatta meglio va più avanti», dice.
È possibile trasformare l’Europa, spiega Gozi, è possibile aggiornare i suoi meccanismi di funzionamento e il modo in cui la vivono i cittadini europei: «Sono gli stessi cittadini a chiedere un’Europa che funzioni meglio, più decisiva, con veri movimenti politici transnazionali europei ed elezioni che vadano oltre le barriere dei singoli Stati membri».
Le istanze dei cittadini emergono soprattutto durante i citizen panel, in cui si riuniscono i cittadini europei scelti per partecipare alla Conferenza sul futuro dell’Europa.
Linkiesta ha invitato Valentina Balzani, che ha partecipato ai panel sul tema della sicurezza, della privacy e della protezione dei dati personali: «Mi ha sorpresa positivamente l’efficacia di queste riunioni, in cui abbiamo discusso di temi fondamentali, che ci riguardano tutti in prima persona. Da semplici cittadini, durante i panel non ci siamo soffermati troppo sugli aspetti legali, ma abbiamo fatto dei focus con il nostro punto di vista, per acquisire consapevolezza su certi temi complessi, rendere più trasparente la loro gestione e comunicarli meglio a un pubblico vasto».
La Conferenza sul futuro dell’Europa è, quindi, soprattutto una grande occasione di partecipazione dal basso, con proposte e argomenti di ogni tipo. È possibile inserire nuove idee sulla piattaforma online sottoponendo una proposta direttamente all’Unione europea.
Lo ha fatto anche Volt Italia, movimento progressista e pan-europeo, che ha presentato le sue proposte durante l’incontro organizzato da Linkiesta: «Puntiamo a una maggior partecipazione attiva, una democrazia più sana, elezioni più eque, trasparenti, partecipate», ha detto Eliana Canavesio, co-presidente di Volt Italia.
La proposta di Volt è stratificata, argomentata su tre pilastri fondamentali: «Chiediamo un singolo voto europeo, perché il nostro metodo di voto alle europee è lo stesso dal 1979, ma nel frattempo è cambiata completamente l’Europa e la nostra percezione di Europa, e non abbiamo nemmeno elezioni uniche europee ma 27 elezioni diverse in altrettanti Stati membri. Spingiamo anche per un voto più accessibile e inclusivo, con possibilità di votare per posta, all’estero o con metodi elettronici. Infine chiediamo una riforma dei partiti europei, perché i partiti avranno un ruolo chiave nella partecipazione dei cittadini, ma ad oggi la legislazione è molto variegata da Stato a Stato e non aiuta la rappresentanza», ha detto Eliana Canavesio.
Sul fronte istituzionale è intervenuto anche Gianfranco Dell’Alba, che per Più Europa cura i rapporti con l’Alde, l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali europei: «Più Europa è nato con l’idea di rafforzare l’Unione europea in tutti gli ambiti. Sappiamo che uniti facciamo meglio tutte le cose, come dimostrano la politica vaccinale europea e il Recovery Fund. Per questo oggi voglio citare l’esigenza di riforma dell’Articolo 24 del Trattato sull’Unione europea, che impone il voto all’unanimità per le materie di politica estera e di sicurezza comune: è una contraddizione in termini, perché non si possono trovare 27 Paesi d’accordo su tutto. Sono stati fatti passi avanti in tanti ambiti, ma in politica estera spesso Bruxelles fa figure meschine, basta che uno alzi il dito e si blocca tutto».
Riformare l’Unione europea per garantire il miglior funzionamento possibile della democrazia è una proposta che si può declinare in molti modi. L’associazione European People, ad esempio, fa leva su istruzione e cultura, intese come strumento democratico e inclusivo per eccellenza. «La nostra proposta – ha spiegato Marco Parroccini di European People – nasce da uno studio sull’evoluzione della democrazia liberale in Italia: sappiamo che la tenuta democratica dipende dal grado di istruzione della popolazione. Inoltre, le rivoluzioni industriali ci hanno insegnato che istruzione significa anche lavoro e che l’esperienza non basta più per imparare un mestiere e poter lavorare, servono soprattutto conoscenze e capacità di applicare conoscenze. Da qui l’idea di destinare una percentuale del Pil di ogni Stato membro all’istruzione continua, all’università e alla ricerca».
Per fare in modo che l’esperienza della Conferenza sul futuro dell’Europa non sia vanificata e anzi si risolva in conseguenze concrete, efficaci e determinanti per l’Unione c’è bisogno prima di tutto che questo grande evento democratico riesca far dialogare – come nei suoi obiettivi – tutte le parti coinvolte.
L’interesse per la Conferenza è grande, il coinvolgimento dei cittadini è autentico e un primo momento cruciale sarà la prossima sessione plenaria, che al momento non ha ancora una data a causa del Covid, ha spiegato Vincenzo Genovese durante Europa Futura.
«Sarà un momento importante perché si uniscono gli esponenti politici e i cittadini – ha aggiunto Genovese – e mentre la scorsa plenaria è stata molto interlocutoria, la prossima sarà diversa perché ci saranno le raccomandazioni concrete che porteranno i cittadini, e i politici ne discuteranno. Quindi si avrà una misura della direzione che prenderà la Conferenza e degli effetti che sarà in grado di produrre».