Di lavoro fa l’intervistatrice per conto di Istat e Banca d’Italia e ogni giorno ascolta i pareri e le preoccupazioni degli italiani. Da qualche mese, però, Rossella Pellarin può portare gli interessi dei connazionali anche alla Conferenza sul Futuro dell’Europa: non solo è stata sorteggiata per partecipare al Panel 3, dedicato ad ambiente, cambiamento climatico e salute, ma si è anche candidata come delegata del Panel. Insieme a 79 altre persone «comuni», provenienti da tutta l’Ue, ha l’incarico di portare le istanze di questi incontri di cittadini alla Plenaria della Conferenza.
Che giudizio dai agli incontri dei Citizens’ Panel, finora?
Sicuramente positivo. I piccoli gruppi di lavoro in cui siamo stati suddivisi noi cittadini sono sempre stati caratterizzati da una discussione molto attiva, da un clima costruttivo e dalla tendenza a prendere in considerazione le proposte di tutti.
Quali sono state le tue sensazioni durante gli incontri?
Descriverei le sensazioni che ho provato con due parole: ascolto e solidarietà. Grazie alle testimonianze dei cittadini dei 27 paesi membri, che qui sono riuniti tutti insieme, sto iniziando a farmi un’idea di questa Europa: è una realtà da ascoltare con attenzione per capirla fino in fondo. Un altro aspetto importante della Conferenza è la necessità di valorizzare ogni persona che interviene, anche se devo ammettere che non sempre questo è accaduto.
Hai riscontrato delle difficoltà o degli aspetti da migliorare?
I piccoli inconvenienti tecnici che sono accaduti sono facilmente risolvibili. Però ho avuto spesso la sensazione, durante le Plenarie, che molti politici non avessero la reale volontà di considerare le idee di chi vive quotidianamente i problemi sulla propria pelle. Negli incontri «misti» gli esponenti istituzionali hanno pronunciato discorsi scritti e poco spontanei e non mi pare ci abbiano ascoltato molto. Ad esempio, non ho visto nessun deputato del mio Paese che si fosse avvicinato a noi con l’intenzione di interagire. Tanto che a un certo punto ho pensato: «Forse non sanno che ci siamo anche noi a rappresentare i cittadini».
Di quali temi avete discusso in questi incontri?
L’argomento del mio sottogruppo nel Panel 3 riguardava gli stili di vita e l’educazione ambientale. Si tratta di un discorso molto ampio, che va dalla prevenzione con lo sport inclusivo per contrastare obesità e problemi cardiocircolatori, fino all’utilizzo ridotto di antibiotici negli allevamenti, in modo da garantire la qualità del cibo che mangiamo.
A quali conclusioni siete arrivati?
È emersa la necessità di investire sui giovani a livello scolastico: per salvaguardare l’ambiente devono essere coinvolti con materie apposite, che comprendano una parte teorica con tecnici esperti e una parte pratica con esercitazioni mirate. Ad esempio, una disciplina potrebbe riguardare una sana educazione alimentare, che insegni come cucinare in modo genuino utilizzando i prodotti del proprio territorio: una conquista doppia perché aiuta sia l’ambiente che la salute.
Ci sono state proposte specifiche?
Nella seconda sessione del Panel le discussioni sono diventate molto più specifiche e proficue, rispetto a un primo incontro piuttosto generico. Nel mio working group abbiamo avanzato l’idea di utilizzare il lavoro delle Organizzazioni non governative per rafforzare le conoscenze all’interno della popolazione, con particolare attenzione ai giovani. Ora continueremo a perfezionare queste proposte, sia online tramite la piattaforma della Conferenza, sia nel prossimo incontro che si svolgerà a Natolin, in Polonia. Speriamo vengano ascoltate anche dai politici.
Come pensi che sia percepita la Conferenza sul Futuro dell’Europa nel tuo Paese?
Credo che ci sia poca informazione al riguardo, perlopiù passano dei concetti sbagliati. Ho visto dei commenti negativi sulla pagina Facebook del Parlamento europeo: c’è molta rabbia a livello sociale, tante persone vivono sotto la soglia di povertà e forse vedono eventi di questo tipo come uno spreco, come avvenimenti lontani dai loro problemi concreti. Bisogna far capire che noi siamo lì per discutere, che per la prima volta si stanno prendendo in considerazione le idee di cittadini comuni. La nostra presenza deve servire proprio a mettere al centro del dibattito le preoccupazioni concrete degli europei.
Dopo aver partecipato alla Conferenza, è cambiata la tua considerazione delle istituzioni europee?
Io vedo soprattutto un’Unione Europea che deve crescere unita, che deve investire sui giovani e farsi conoscere meglio sui territori dei Paesi membri. L’Europa non deve essere solo un luogo astratto relegato alla dimensione politica, quanto piuttosto il motore della crescita per tutti i suoi cittadini, che vi devono partecipare con le loro proposte e il loro sostegno.