Richieste comuniL’Ue deve ridurre il gap occupazionale tra nord e sud Europa

Piero Savaris, studente bellunese 27enne partecipa al Panel 1 della Conferenza sul Futuro dell’Europa, che si occupa tra le altre cose di istruzione e occupazione: «Tutti gli europei dovrebbero avere le stesse opportunità»

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Studente in settimana, cameriere nei week-end e ora anche delegato dei cittadini nella Conferenza sul Futuro dell’Europa: Piero Savaris è un 27enne bellunese che frequenta un Master in Tourism strategy and cultural heritage all’Università di Tor Vergata, a Roma. Da giovane alle prese con l’inserimento nel mondo del lavoro, ha una prospettiva privilegiata sulle questioni dell’istruzione e dell’occupazione, di cui si occupa il Citizens’ Panel numero 1 della Conferenza.

Com’è stato l’impatto con la Conferenza?
Prima di questo invito non avrei mai immaginato di intervenire al Parlamento europeo, ma quando mi hanno chiamato mi sono calato con entusiasmo nella parte. È un po’ come entrare in un universo parallelo: ti astrai per un attimo dalla tua vita quotidiana e incontri persone che vengono da ogni parte d’Europa, con età, background ed esigenze molto diverse fra loro. A tratti mi è sembrata un’esperienza surreale, ma sicuramente risulta molto stimolante: finora mi ha permesso di ascoltare punti di vista differenti e sono convinto che la diversità porti arricchimento culturale.  

Quali sono state le tue sensazioni durante gli incontri?
Le impressioni sono sicuramente molto positive: non ho dubbi sul fatto che sarà un momento di grande crescita dal punto di vista umano e un’occasione unica per tutti quelli che vi partecipano. Non capita tutti i giorni di rappresentare gli europei, confrontarsi con i politici di professione e parlare nelle istituzioni dell’Ue.

Come reputi l’organizzazione della Conferenza?
Sono molto soddisfatto sotto questo aspetto: si vede che dietro gli incontri dei cittadini e la sessione Plenaria c’è una grossa macchina logistica, in cui ognuno fa del suo meglio. L’organizzazione va via via migliorando e già nel secondo incontro dei cittadini, che si è tenuto online, la discussione procedeva in modo più fluido e approfondito rispetto al primo appuntamento. Gli interventi degli esperti sono stati sempre molto chiari e i relatori disponibili a rispondere alle nostre domande. Poi c’è il sistema di traduzione istantanea che è uno strumento fenomenale in questo tipo di eventi: permette a chi parla di esprimersi tranquillamente nella propria lingua madre e a chi ascolta di capire in breve tempo cosa viene detto.

Di quali temi ti sei occupato?
Il lavoro concreto dei Citizens’ Panel si svolge nei sottogruppi in cui i 200 cittadini vengono divisi: qui si trattano argomenti più specifici in una platea ristretta di persone, cosa che aiuta a  intervenire con più frequenza e in modo più incisivo. Nel mio gruppo, il tema principale era la protezione dei dati. Il Panel nel suo complesso, poi, elabora i suoi orientamenti su tutti gli argomenti trattati e fornirà le sue raccomandazioni, che i 20 delegati sono incaricati di trasmettere alla sessione Plenaria. Come delegato parlerò di occupazione giovanile e istruzione, due questioni che mi stanno molto a cuore. Da studente prossimo alla laurea magistrale, mi affaccio in questi anni al mondo del lavoro e sto sperimentando delle difficoltà a trovare un posto nel mondo.

Quali sono i problemi dell’Unione europea in questo campo?
Penso che a livello di ricerca ci sia un gap troppo ampio tra i Paesi del Nord Europa e quelli del Sud dell’Europa. Sarebbe invece opportuno che noi italiani avessimo le stesse opportunità rispetto ai colleghi dei Paesi nordici: invece i ricercatori nel nostro Paese non vengono valorizzati, lavorando con stipendi miseri e contratti brevi a tempo determinato. Queste cose le ho già dette ai politici nel mio intervento in Plenaria…

E quali possono essere le proposte per risolverli?
Penso che l’istruzione sia fondamentale per il futuro e gli investimenti comunitari devono tenerne conto. Personalmente, poi, mi piacerebbe ci fosse un network in grado di aiutare i neolaureati nell’orientamento dopo aver conseguito il loro titolo di studio. Oggi per trovare un dottorato o un tirocinio devo consultare i siti internet di decine di università o istituti specializzati, un portale unico renderebbe il processo molto più agevole. Sono sicuro che ci sono tanti europei nella mia stessa condizione e voglio dare voce anche a loro.

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