Problemi d’oltremareLa ribellione della Guadalupa all’obbligo vaccinale francese

Nell’isola dei Caraibi si protesta da oltre due settimane contro la misura, prevista per alcune categorie di lavoratori. Inconcludente la visita del ministro Sebastien Lecornu, previsti rinforzi militari

LaPresse

Dista più di 6mila chilometri da Parigi, ma da diversi giorni suscita preoccupazioni nella capitale francese. È la Guadalupa, uno dei cinque «dipartimenti e regioni d’oltremare» della Francia, che da oltre due settimane versa in uno stato di permanente mobilitazione. Buona parte della popolazione dell’arcipelago caraibico sta protestando vivacemente contro l’obbligo vaccinale imposto ad alcune categorie di lavoratori: una miccia che ha fatto esplodere il malcontento per i salari bassi, le tasse sulle merci importate e le condizioni di vita, molto distanti dagli standard delle regioni continentali. A nulla è valso finora, l’intervento diretto del governo: il ministro francese d’Oltremare Sébastien Lecornu è stato accolto dalla diffidenza dei promotori della protesta, con cui non è nemmeno riuscito a intavolare un negoziato.

Le manifestazioni sono cominciate a metà novembre: il 15 del mese entrava in vigore nelle isole guadalupensi l’obbligo vaccinale per determinate categorie di lavoratori, tra cui i pompieri, il personale sanitario e gli impiegati pubblici. La data d’inizio era stata posticipata di quasi due mesi rispetto a quella della Francia continentale, ma ciò non ha impedito lo sciopero generale indetto dai sindacati principali della Guadalupa. 

Con migliaia di persone per le strade, la protesta ha guadagnato consenso, estendendosi una settimana dopo anche alla Martinica, un altro dipartimento d’oltremare francese. Non sono mancati scontri con le autorità (con decine di feriti), auto date alle fiamme, negozi saccheggiati e barricate lungo le strade principali delle isole. 

Come si evince dalle richieste delle organizzazioni sindacali, il movimento di protesta rivendica non solo l’abolizione dell’obbligo vaccinale e la reintroduzione dei test anti-Covid19 gratuiti, ma anche una serie di obiettivi sociali: l’aumento degli stipendi, delle pensioni e delle indennità di disoccupazione, maggiori investimenti nel settore sanitario e un piano urgente per l’acqua potabile, una delle questioni più pressanti per gli abitanti.

Alla base c’è una condizione di insoddisfazione diffusa nella popolazione, ben riassunta dalle parole scelte per lanciare la mobilitazione dall’ Union générale des travailleurs de Guadeloupe (Ugtg), il sindacato principale: «L’obbligo vaccinale è la goccia che fa traboccare il vaso, vista la profondità delle sofferenze, dell’ineguaglianza, della povertà e dell’esclusione». Secondo i dati dell’istituto francese di statistica, Guadalupa ha un tasso di disoccupazione del 17%, circa il doppio della media nazionale: l’economia del turismo ha subito un brusco calo con la pandemia e quella agricola, originariamente imperniata sulla coltivazione della canna da zucchero, fatica a riconvertire efficacemente la produzione. 

In una recente intervista al portale Franceinfo, il presidente del consiglio regionale della Guadalupa Ary Chalus ha detto che il territorio ha «un ritardo di 40 anni nello sviluppo rispetto alla Francia continentale». Ma come gli altri dipartimenti e regioni d’oltremare, l’arcipelago caraibico costituisce a tutti gli effetti parte del territorio della Repubblica, da cui l’obbligo di applicarne le leggi. 

Lo stesso Chalus, che pure è membro del partito La République en Marche del presidente Emmanuel Macron, ha denunciato una «risposta negativa, ai limiti del disprezzo» da parte del ministero della Salute di Parigi alla sua richiesta iniziale di negoziare l’obbligo vaccinale. «Il governo continua a trattare le Antille come delle colonie e gli abitanti delle isole come cittadini di seconda classe», scrive in un editoriale Nathalie Arthaud, esponente del partito di sinistra Lotta Operaia e candidata alle elezioni presidenziali del 2022.

Dopo due settimane di proteste ininterrotte, però, il governo di Parigi ha deciso di posticipare al 31 dicembre la finestra per la vaccinazione obbligatoria dei lavoratori coinvolti a Guadalupa e Martinica. La prefettura aveva già cercato di circoscrivere il raggio d’azione dei manifestanti imponendo un coprifuoco dalle 18 alle 5 di mattina a Guadalupa, praticamente dal tramonto all’alba.

L’ultima carta giocata dall’esecutivo francese per sedare il malcontento è stata una visita del ministro d’Oltremare, Sébastien Lecornu, con l’obiettivo di aprire un negoziato con i rappresentanti sindacali, cioè i principali promotori delle proteste organizzate. Il tavolo delle trattative, però, è saltato subito, con l’incontro fra le parti durato pochi minuti.

Secondo la versione ufficiale del ministero, i sindacalisti si sono rifiutati di condannare le violenze, condizione necessaria per ogni accordo successivo. Lo stesso ministro ha deprecato la richiesta di amnistia per i «criminali che hanno cercato di uccidere degli agenti di polizia», cioè i manifestanti arrestati dalle forze dell’ordine in questi giorni.

Molto diverso è il racconto dell’incontro fornito da Elie Domota, uno dei quattro leader sindacalisti presenti, in un’intervista al quotidiano Libération. «Il comunicato stampa non riflette le discussioni che abbiamo avuto: il tema della violenza non è stato affrontato in questi termini» Secondo lui l’arrivo del ministro è stato un «gesto di propaganda», che non incide in alcun modo sui problemi guadalupensi. 

Sébastien Lecornu ha anche accennato al tema dell’autonomia, suggerendo la possibilità di una modifica del quadro istituzionale della Guadalupa, in modo da demandare alla politica locale la gestione delle competenze sanitarie. Il dibattito non è nuovo, ma il movimento autonomista Union populaire pour la libération de la Guadeloupe gode al momento di scarso seguito e allentare i legami con la Francia non sembra al momento in cima ai pensieri degli antillani. Il riferimento ha suscitato critiche da destra nel dibattito pubblico francese (tanto che il ministro ha dovuto smussare i toni e chiarire la differenza fra autonomia e indipendenza), ma per molti isolani è semplicemente un diversivo per sviare l’attenzione dalle richieste sociali. 

Mentre i politici locali tentano faticosamente di riannodare il negoziato con i sindacati, l’unico effetto concreto della visita di Lecornu è stato per il momento l’annuncio di un nuovo contingente militare: 70 agenti di polizia e dieci membri dell’unità speciale Gign (Groupe d’intervention de la Gendarmerie nationale), che si aggiungono ai 200 inviati alla fine di novembre dall’Europa. Per molti abitanti di Guadalupa, non il modo migliore di esprimere la presenza dello Stato dall’altra parte dell’Oceano.

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