Quinto potereSorpresa, i telespettatori cambiano spesso canale quando i tg pubblicano servizi leggeri

Il pubblico televisivo è più interessato alle hard news che alle soft news. Ma questo non impedisce alle emittenti italiane di inserire inutile intrattenimento nel tentativo disperato di fare più audience. Chi è laureato guarda la metà di minuti un telegiornale rispetto a chi ha la licenza elementare

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Nonostante nel nostro Paese la televisione continui a essere la principale fonte di informazione, la maggior parte degli italiani non guarda il telegiornale tutti i giorni. Ma soprattutto, gli spettatori dei notiziari tendono a cambiare canale più durante la trasmissione delle cosiddette soft news (sport, intrattenimento, moda) che durante le hard news (politica, economia, esteri), e questa propensione ad abbandonare il programma cresce con l’avanzare del telegiornale.

È quanto emerge da una ricerca portata a termine da Marco Gambaro dell’Università Statale di Milano, Valentino Larcinese della London School of Economics, Riccardo Puglisi dell’Università di Pavia e Jim Snyder dell’Università di Harvard (pubblicata sul sito del Nation Bureau of Economic Research). L’indagine prende in esame gli ascolti e gli abbandoni dei sei principali telegiornali serali italiani, anche in funzione delle tipologie di notizie trasmesse. 

Gli analisti politici di quasi tutti i paesi democratici si lamentano della mancanza di conoscenza e informazione nell’elettorato. Alcuni incolpano il mercato dei media per questa situazione, sostenendo che ci sono troppe notizie soft e non abbastanza notizie informative, specialmente nei palinsesti dei telegiornali. Altri ribattono che le aziende che vogliono aumentare i profitti devono fornire agli spettatori ciò che vogliono, come le risse nei talk show. E se forniscono soft news, è perché l’audience lo richiede.

Come lo stesso Gambaro spiega a Linkiesta, «nella scienza politica internazionale – soprattutto all’interno del dibattito statunitense – c’è una tendenza consolidata, secondo la quale i telegiornali sono riempiti di soft news per attrarre gli spettatori che in questo modo fruiscono anche della controparte hard». 

L’analisi che emerge dal nuovo studio italiano, invece, dimostra il contrario: non risultano prove del fatto che gli spettatori tendono a cambiare canale con più facilità durante servizi di hard news che durante servizi “leggeri”. Anzi, semmai è vero il contrario. Per questo, l’ipotesi che ci sia una tendenza generale da parte di tutti i telespettatori a cercare intrattenimento anche mentre guardano i telegiornali, risulta semplicemente incoerente.

Dal paper della ricerca emerge anche un’altra serie di evidenze: confrontando i dati Itanes (Italian National Election Study) con le rilevazioni Auditel, risulta come l’80% degli italiani dichiari di guardare un telegiornale tutti i giorni, mentre quelli che in un qualsiasi orario giornaliero guardano almeno 5 minuti di notiziario sono meno del 3%.

Un’altra opinione ricorrente nelle analisi politiche è che le persone più istruite e più ricche siano tendenzialmente più informate. Eppure, dalla ricerca risulta come le persone con un livello di istruzione più basso seguano più informazione giornalistica (anche a livello di minutaggio giornaliero di hard news) rispetto a quelle considerate più colte.

Inoltre, risulta chiaro come la fruizione televisiva sia legata a variabili demografiche quali età, istruzione e sesso. Questi fattori influenzano il consumo di notizie, che va dai 16 minuti al giorno per chi è laureato ai 34 minuti per chi ha la licenza elementare; oppure dai 39 minuti per chi ha settant’anni ai 12 minuti per chi ne ha trenta. 

La percentuale di tempo dedicato alle news rispetto al totale dell’ascolto televisivo è di circa il 10-11% ed è costante tra le varie categorie demografiche (fatta eccezione per i giovani che passano meno tempo davanti alla tv. 

 

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