«La regola del debito pubblico è obsoleta». Lo dice a Repubblica Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese, a poche ore dal prossimo Ecofin, in cui la Francia avrà un ruolo di indirizzo in virtù della presidenza di turno del Consiglio europeo. Dopo il testo congiunto firmato da Emmanuel Macron e Mario Draghi pubblicato sul Financial Times, entra così nel vivo la discussione sulla revisione del Patto di Stabilità dopo la prova della pandemia. «Ci sono varie proposte sul tavolo, prendiamoci il tempo di esaminarle tutte», dice Le Maire parlando a un gruppo di giornali europei, tra cui Repubblica.
«Siamo uscendo dalla crisi economica e noi europei dovremmo essere orgogliosi di come l’abbiamo affrontata insieme». Ovvero con l’iniezione di miliardi di soldi pubblici nell’economia. «Il modo in cui abbiamo gestito la precedente crisi finanziaria ha prodotto meno crescita, più debito pubblico e più disoccupazione. È stato un fallimento, ma abbiamo imparato la lezione. E questo dimostra che l’Europa è diventata una potenza politica. Ora dobbiamo porre fine al “whatever it takes” e avere un approccio su misura per sostenere gli ultimi settori ancora in sofferenza».
Il blocco dei “frugali”, però, esiste ancora. Le Maire dice: «La questione della frugalità o non frugalità è un dibattito superato. Non dobbiamo chiederci se “spendere di più o di meno”, ma trovare il giusto equilibrio tra gli investimenti necessari per affrontare le sfide del ventunesimo secolo, come già fanno la Cina e gli Stati Uniti, e la necessità di tornare a finanze pubbliche sane. Anche nel programma del nuovo governo olandese viene resa chiara la necessità di investire di più».
Quali nuove regole per la governance economica? «Nella definizione di Patto di Stabilità e di Crescita vorrei insistere sulle parole», risponde. «Comincerei da Patto: non c’è unione monetaria senza regole comuni. La seconda parola, dal mio punto di vista, non è stabilità ma crescita. Non possiamo accontentarci dei livelli di crescita che avevamo prima della crisi. Perché gli Stati Uniti dovrebbero avere un tasso di crescita medio del 2,5%, mentre l’Europa sarebbe condannata a ridursi all’1,2%? Secondo me la risposta è semplice: innovazione, innovazione e ancora innovazione. Infine, la terza parola è stabilità: abbiamo bisogno di regole sul deficit pubblico a cui tutti gli Stati membri devono attenersi».
Il Patto nel suo insieme non è obsoleto, precisa il ministro, «ma la regola del debito pubblico è obsoleta. Prima della crisi c’era un divario di quasi 40 punti di Pil tra Stati più e meno indebitati dell’eurozona. Oggi alcuni hanno raggiunto un livello di debito pubblico del 168%, mentre altri sono rimasti intorno al 60-65%. Ciò significa che c’è un divario del 100%. Le regole devono essere basate sulla realtà, non sui sogni».
Sul tavolo ci sono diverse proposte: «Per esempio calendari e obiettivi differenziati, come ha suggerito il commissario Paolo Gentiloni. Altri sottolineano il concetto di “ownership”: dovrebbe spettare agli Stati membri definire le tappe e i cambiamenti necessari nelle loro politiche economiche per tornare a finanze sane. Penso che sia un approccio interessante».
Intanto, «la sospensione del Patto è attiva fino a fine 2022. C’è tempo per avere una discussione molto pragmatica con una priorità: assicurare un alto livello di crescita dopo la crisi».
Altra questione che preme però è il caro-energia. Le Maire dice che se ne parlerà all’Ecofin. «I prezzi dell’energia spiegano più della metà dell’inflazione nell’eurozona, minano la competitività delle imprese e limitano il potere d’acquisto dei consumatori», dice. E «Putin può fare i suoi giochi con l’Europa perché dipendiamo troppo dal gas che fornisce la Russia. Se vogliamo essere più indipendenti, dobbiamo investire nella nostra produzione di energia a bassa emissione di CO2».
Ma preferisce non intervenire sulla partita del Quirinale in corso in Italia: «Mario (Draghi, ndr) è un amico, ho lavorato molto bene con lui quando era presidente della Bce. Ha giocato un ruolo decisivo nella ripresa dell’economia italiana, prendendo le decisioni giuste per il popolo italiano. Ma spetta al popolo italiano decidere il futuro di Mario Draghi. Ho visto che si è definito come un “nonno”. Direi che è un grande nonno europeo».