In un uggioso 19 settembre 2021, circa sette tornado circolavano per la pianura Padana emiliana e lombarda. Capannoni e case erano state distrutte dalle forze immani di queste trombe d’aria ciclopiche. In Veneto, al 6 ottobre, circa dieci di questi estremi vortici d’aria pieni di detriti distruggevano tutto ciò che incontravano. Nell’autunno scorso altri 10 tornado hanno fatto la spola fra il mare (dove frequentemente nascono) e la terra della Sicilia, manifestandosi a novembre.
In quei giorni febbrili queste masse d’aria si scontravano in tutta la penisola, e non erano solo i centralini telefonici dei soccorsi a riempirsi di chiamate da parte delle persone. Anche i “cacciatori di tornado” italiani si attivavano, a debita distanza, e sulle chat, con decine di post contenenti dettagli della tempesta che si andava a formare poco più in là dal corrispondente di terra. Sarà un landfall, ovvero arriverà sulla terra? Come si forma il downburst, ovvero il temibile vento discendente? Che potenza avrà sulla scala di Fujita (la scala Mercalli dei tornado)? I post aumentano, la tromba d’aria modifica il percorso: decine di persone da remoto studiano le foto, la chat conta decine di migliaia di iscritti. Ogni tempesta può celare ormai un grande evento scatenato da una supercella temporalesca. Alla fine della giornata sarà incredibile vedere le immagini webcam o sui radar di questi mostri incontenibili. E poi, purtroppo, ci sarà la conta dei danni.
Quella dei tornado è la passione (comprensiva di necessaria preparazione scientifica, seppur rimanga un adrenalinico hobby) di Federico, Alessandro e Stefano, fondatori del gruppo social “Tornado in Italia”, che ha permesso il completamento di un progetto importante, per loro e probabilmente anche per la ricerca “ufficiale”.
Il report sulla presenza dei tornado in Italia dal 2014 al 2021 è un esempio di collaborazione e utilizzo della rete in maniera arguta, proprio grazie alla comunità social sparsa sul territorio e la presenza di strumenti disponibili a tutti. Dal lavoro dei tornado-amatori, si può dedurre come nel 2021 questi eventi sono stati più di 60, tutti catalogati tramite le scale internazionali ufficiali (Fujita), fra cui si trovano trombe d’aria non mesocicloniche, i meno estremi ma più frequenti (tre quarti del totale circa) e mesociclonici (quelli devastanti, molti nati appunto da supercelle). In totale negli anni presi in considerazione si parla di ben 343 casi accertati, con una frequenza annuale che i dati indicano in ascesa dai 38 casi del 2014 ai 69 del 2021.
C’è chi parla di cambiamento del clima e lo vede sulla carta (o meglio sullo schermo) da molti anni: i meteo-amatori italiani. Gli smartphones, le webcam e le stazioni meterologiche low cost, che esistono grazie alla democratizzazione dei costi della tecnologia dei sensori (dai 500 euro in su circa si porta a casa una stazione meteorologica di discreto livello) e connessi in remoto. Le previsioni meteo si possono ottenere abbonandosi a consorzi meteo online, per previsioni last minute o giornaliere, con i dati a disposizione e altri disponibili in rete.
In questo modo le informazioni del tempo possono viaggiare a velocità istantanea sui portali informatici. Velocità e efficienza. La rete ha rivoluzionato il sistema di previsioni. Dalla rete di “Linea Meteo”, uno dei primi portali amatoriali del meteo nazionale, Andrea Giglietti dice: «siamo presenti in Italia dal 2005, e grazie alla rete di piccole stazioni presenti su tutto il territorio siamo diventati una realtà nazionale. Circa 2000 stazioni selezionate da noi, come tipologia, posizione, efficacia operativa si scambiano dati in rete, per cui addirittura grossi siti d’impresa del settore privato (come 3b Meteo) a volte si affidano, per le previsioni localizzate in determinati luoghi, ai dati della nostra associazione distribuita sul territorio, fatta perlopiù di appassionati. Una rete fisica e tecnologica efficace che tramite algoritmi proprietari garantisce la possibilità di avere previsioni affidabili praticamente su tutta Italia».
Come funziona? «Se, ad esempio, il sistema prevede rovesci piovosi alle 12 su un determinato settore, ma una nostra stazione sul territorio rileva presenza di pioggia già verso le 11, il software perfezionerà l’indicazione sui portali con l’informazione giusta. La tecnologia ha reso possibile la diffusione capillare di sistemi affidabili, portandoci a collaborare anche con le istituzioni, come Arpa Veneto e molti altri. La rete internet ha rivoluzionato il mondo meteorologico, anche se le colonne d’ercole di affidabilità rimangono entro e non oltre la decina di giorni nel futuro».
Sul lato della ricerca “ufficiale” nazionale, gli studi confrontati con le ricerche “pop” rimangono sulla stessa linea di pensiero (in primis dei cercatori di tornado italiani). Difatti, la risposta ufficiale del Centro nazionale ricerche, o Cnr, nell’ambito dei grandi eventi catastrofici sul suolo nazionale, colloca questi eventi come in ascesa di numero, proprio per le condizioni climatiche alterate che stiamo vivendo: nello studio del Cnr-Isac in collaborazione con l’Università di Montreal, si prendono in esame i dati degli ultimi 20 anni di monitoraggio. E nelle conclusioni, si dà fondamento all’idea dell’aumento di questi fenomeni per il riscaldamento globale delle masse d’acqua marittime, soprattutto su coste joniche e adriatiche settentrionali, dove effettivamente si formano le trombe marine che poi si spostano sulla terraferma siciliana, pugliese, veneta e emiliana e creano disastri considerevoli.
Insomma, l’era delle supercelle è ampiamente iniziata, da tempo. E l’Arpa, la associazione regionale protezione ambiente, dal 2002 si occupa del monitoraggio istituzionale tecnologico di rovesci violenti, eventi estremi come i tornado ma anche alluvioni e piene dei fiumi, e ne gestisce le procedure di allarme.
Da quando questo compito è passato dallo Stato alle regioni in un sistema distribuito sul territorio e un centro funzionale centrale, tutti i dati meteo idro-pluviometrici delle stazioni decentrate passano alla sede centrale e viceversa, in un triangolo di Big Data che identifica lo stato di salute idrometeologico nazionale. Paolo Barbero di Arpa Piemonte spiega le funzionalità del sistema pubblico: «Le nostre stazioni di monitoraggio sono state completamene ricostruite, nel 2002 molte misurazioni erano ancora manuali, mentre ora sono principalmente sistemi automatizzati. Inoltre partecipiamo a livello internazionale per lo sviluppo degli algoritmi di previsione meteo con vari consorzi. La capillarità della rete amatori, rimane d’aiuto per la sua distribuzione sul territorio».