Ci sono storie che purtroppo risultano sconosciute alla quasi totalità dei milanesi, e che rimangono nell’oblio perché colpevolmente trascurate da chi avrebbe dovuto raccontarle. Una di queste ha come protagonisti Guido e Carla Ucelli di Nemi. Una coppia che alla città di Milano ha dato tanto, attraversando il buio degli anni del nazifascismo e vivendone la persecuzione e il terrore.
La loro è una storia che – in corrispondenza del Giorno della memoria – va riletta, perché parla di come l’impegno intellettuale e civile e la solidarietà siano le fondamenta dello spirito di libertà, democrazia e progresso che segna questa città.
Laureatosi al Politecnico, Guido entra nello stabilimento Riva, azienda specializzata nella produzione di turbine idrauliche e, nel giro di pochi anni, entra nel consiglio di amministrazione diventandone vicedirettore generale. Vi rimarrà fino alla fine degli anni Cinquanta. In azienda conosce la moglie Carla Tosi.
Sono gli anni del ventennio e la coppia decide di non rimanere indifferente alle atrocità che, di lì a qualche anno, fascismo e nazismo metteranno in atto. Trasformano la loro abitazione in via Cappuccio, dove avevano realizzato anche un rifugio sotterraneo, in nascondiglio per amici e conoscenti perseguitati.
È in seguito all’organizzazione della fuga in Svizzera di una coppia di amici ebrei, Bianca e Gino Minerbi, che i coniugi Ucelli vivono i momenti più drammatici della loro stessa esistenza. Arrestati per collaborazionismo, vengono condotti nel carcere di San Vittore il 14 luglio 1944.
Nonostante tutte le difficoltà, riescono a mantenere i contatti tra di loro. Guido verrà liberato il 3 agosto, mentre Carla, sospettata di avere rapporti articolati con un’organizzazione di espatri, rimane in carcere e sarà trasferita, con il triangolo rosso dei prigionieri politici sul giubbotto, prima a Bolzano e poi a Merano, tappe intermedie verso l’internamento in Germania. Fortunatamente, alla fine verrà rilasciata il 24 settembre.
Ma, il nome di Guido Ucelli è legato alla città anche per essere stato l’ideatore del Museo della scienza e della tecnica Leonardo da Vinci. Il sogno di una vita.
L‘idea era venuta sin dai tempi dell’università, in particolare quando Milano ospitava la sua prima esposizione universale del Sempione. Siamo nel 1906. Nel 1930 il podestà di Milano, Marcello Visconti di Modrone, incarica Ucelli di presiedere una commissione per studiare la realizzazione del progetto.
L’opera, ospitata nel grandioso complesso dell’ex convento degli Olivetani di via San Vittore, luogo a lui tristemente noto, vedrà finalmente la luce il 15 febbraio del 1953, alla presenza del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, quando l’Italia stava superando gli anni della ricostruzione e si apprestava a vivere la ripresa civile ed economica.
Una storia solida e silenziosa, di quelle che hanno costruito Milano. Ma si è dovuto aspettare fino al 2019 affinché Guido e Carla ricevessero un primo parziale riconoscimento dalla città. Sono stati inseriti nel Giardino dei giusti al Monte Stella con la seguente motivazione: «Imprenditori milanesi, celarono numerosi ebrei organizzandone l’espatrio in Svizzera. Per tali coraggiosi gesti furono imprigionati dalle SS nel carcere di San Vittore dove subirono violentissimi interrogatori e successivamente incarcerati in luoghi differenti. Tornati liberi ripresero le loro attività non rinunciando ad opporsi alla violenza ed all’arbitrio nazisti».
All’ingresso del museo Museo della scienza e della tecnica c’è una foto che ritrae Guido e Carla, insieme.