Da Bruxelles guardano all’Italia e alle mosse politiche per l’elezione del presidente della Repubblica con una certa preoccupazione. L’Unione europea chiede «continuità» e spera che «la situazione continui così com’è». Lo dice alla Stampa Johannes Hahn, commissario al Bilancio che si occupa della gestione dei fondi comuni del Next Generation Eu. Il timore è che il voto per il Colle possa avere ripercussioni sul governo guidato da Mario Draghi, mettendo in pericolo la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
«Ci sono oltre mille persone coinvolte nell’elezione e credo siano pienamente consapevoli di questi aspetti. Dal punto di vista della Commissione abbiamo tutto l’interesse affinché la situazione continui così com’è perché vorremmo che i soldi fossero ben spesi», dice Hahn. «Se guardiamo alla ripresa italiana e all’atmosfera in generale nella società, tutto è molto promettente e brillante. Spero si continui così anche per il futuro e questo auspicio è condiviso da tutti in Europa perché l’Italia è uno dei nostri Stati membri più importanti. Le persone che in questo momento hanno una responsabilità sanno qual è la posta in gioco e non ho dubbi che sarà così».
Una delle grandi partite europee nei prossimi mesi sarà la riforma del Patto di Stabilità. Ma Hahn smorza i sogni di chi auspica una riforma profonda. «Suggerisco di effettuare una specie di stress test per tutte le finanze pubbliche in modo da identificare punti di forza e di debolezza dei singoli casi», spiega. «Sulla base di questo dovremmo poi ipotizzare delle road-map su misura». Ma «il nostro obiettivo dovrebbe essere avere delle finanze pubbliche sane. Il debito va ridotto, anche se in modo realistico. Attraverso una procedura concordata tra gli Stati, ma applicata rigidamente dalla Commissione». Ma «bisogna evitare di fare distinzioni tra debito buono e debito cattivo». Piuttosto, propone ad esempio di isolare gli investimenti green che possono portare a risparmi energetici e quindi si finanzierebbero da soli grazie a una riduzione dei costi.
Altra Hahn resta contrario al nucleare. «I miei dubbi sono relativi non solo alla sicurezza, ma anche alla sostenibilità finanziaria del nucleare», spiega. E c’è un problema di tempi: «Se si calcola il periodo necessario per l’autorizzazione, la costruzione e l’entrata in funzione delle centrali, finirebbero per passare anche 100 anni. È chiaro che non possiamo considerare il nucleare un’energia di transizione».