Parlamento convocato il 24 gennaioSecondo Boschi, chi vuole Draghi al Quirinale punta al voto anticipato

«Meloni, Conte e Letta vogliono il voto», dice la capogruppo di Italia Viva alla Camera. L’attuale premier sarebbe un «ottimo presidente», chiarisce, ma «andare a votare nel 2022 sarebbe un errore» e il governo senza Draghi «sarebbe meno forte».

A 30 giorni dalla scadenza del mandato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente della Camera Roberto Fico ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, per il 24 gennaio alle ore 15. Tra venti giorni partirà così ufficialmente la partita delle elezioni per il Quirinale. La decisone è avvenuta dopo aver sentito la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’avviso di convocazione, rende noto l’ufficio stampa della Camera, verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di oggi.

Intanto i partiti cominciano a muoversi, facendo filtrare i primi posizionamenti. Dall’assemblea dei senatori del Movimento Cinque Stelle è emerso, secondo fonti interne, un forte consenso «per un bis di Mattarella al Colle». Il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli al Corriere dice: «Abbiamo sempre detto che non abbiamo preclusioni per Draghi, che sicuramente rientra tra le personalità di alto profilo. Ma c’è la consapevolezza e la preoccupazione che una tale mossa comprometterebbe la continuità di governo in una fase cruciale. C’è il rischio concreto che tutto possa precipitare in una crisi al buio».

E in questa direzione va anche la lettura che fa Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, sulla Stampa: chi vuole eleggere Mario Draghi al Quirinale punta ad andare a elezioni a giugno. «Meloni, Conte e Letta vogliono il voto», dice. L’attuale premier sarebbe un «ottimo presidente», chiarisce, ma «andare a votare nel 2022 sarebbe un errore» e il governo senza Draghi «sarebbe meno forte».

In ogni caso, «chi ha esperienza di elezione per il Quirinale sa che i giochi si fanno nell’ultima settimana. Nei giorni precedenti l’elezione di Mattarella, il governo approvò l’abolizione dell’Imu, la storica riforma delle popolari, il “Jobs act”. Non sprechiamo questo tempo».

Intanto, secondo Boschi, «la sensazione è che molti vorrebbero correre alle urne: la Meloni, Conte, Letta vogliono il voto. Loro manderebbero Draghi al Colle solo per andare a votare a giugno di quest’anno».

Sui senatori grillini che chiedono il bis di Mattarella, dice: «Direi che è un bel cambiamento, visto che nel 2018 erano quelli che chiedevano l’impeachment di Mattarella. Oggi ne chiedono la rielezione. Ma non è la prima giravolta che fanno. È anche la conferma che Conte non controlla in nessun modo i suoi gruppi parlamentari, visto che sono giorni che propone una donna al Colle. Noi Mattarella lo abbiamo indicato e votato nel 2015, ma mi pare che il presidente abbia escluso in modo netto un suo secondo mandato».

E su D’Alema che ha definito i renziani una «malattia», conclude: «Per D’Alema aver fatto le unioni civili, un milione di posti di lavoro, industria 4.0, portato il Pd a governare 17 Regioni e prendere il 40% è una malattia. Questa sua frase – infelice verso chi soffre perché malato sul serio – può essere un’opportunità per il Pd per capire se vogliono essere la casa dei riformisti o un club di massimalisti. Si può stare con la piazza di Landini e pensare di rappresentare i riformisti? D’Alema va ringraziato. La sua consueta arroganza ha posto un tema vero: quale spazio per i riformisti nel Pd? E dalla risposta a questa domanda dipenderà anche il nostro sistema di alleanze. Intanto sono felice: tutte le volte che D’Alema ci insulta mi ricordo perché abbiamo fatto bene a creare Iv».

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