L’ultima battaglia sul Super PassAvanza l’ipotesi dell’obbligo del vaccino per gli over 50

I veti dei partiti e i nodi giuridici complicano le scelte di Draghi sul certificato rafforzato per i lavoratori. Il leghista Giorgetti spiega che le aziende del Nord preferiscono i tamponi. Mentre Conte studia una mozione con dieci proposte. Oggi dovrebbe tenersi la cabina di regia e poi il consiglio dei ministri

Mauro Scrobogna /LaPresse

Obbligo di vaccino per chi ha più di 50 anni. È l’orientamento che starebbe emergendo, secondo quanto scrive l’Ansa, dalla cabina di regia in corso a Palazzo Chigi iniziata alle 15.

La cabina di regia doveva tenersi in mattinata ed è slittata al primo pomeriggio, mentre il Consiglio dei ministri al momento è previsto per il tardo pomeriggio, ma si rincorrono voci di rinvio.

Mai come oggi le misure caldeggiate da Mario Draghi per contrastare la pandemia sono state così fortemente contrastate. L’ipotesi che era emersa nella giornata di ieri era quella di una estensione dell’obbligo del Super Green Pass non a tutti i lavoratori ma solo a chi ha più di 60 anni. Ma la trattativa era ancora in corso. Il ministro leghista dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ma anche i Cinque Stelle, si erano opposti all’ipotesi del «2G» e dell’obbligo vaccinale. Senza dimenticare le pressioni dei sindacati e degli imprenditori, oltre alle grane giuridiche segnalate dagli uffici sulle possibili sanzioni.

Il «metodo Draghi» questa volta fatica a prevalere, e non è ancora chiaro quale sarà il compromesso raggiunto nella maggioranza. Eppure fino a ieri mattina sembrava fatta per il Green Pass rafforzato obbligatorio per i lavoratori, una misura sostenuta da Pd, LeU, Italia Viva e Forza Italia, che rende obbligatorio il vaccino o lo status di guarito per accedere al lavoro, escludendo la via del tampone. L’ipotesi che invece ora circola di più è quella dell’obbligo vaccinale oltre una certa fascia d’età, 60 anni o più probabilmente 50, ovvero quella popolazione più fragile che senza terza dose può più facilmente occupare gli ospedali.

Tra le ipotesi, c’è anche quella di cominciare a estendere questo obbligo ai lavoratori della Pubblica amministrazione oppure di fissare un criterio di immunizzazione obbligatoria per determinate categorie di lavori più a contatto con il pubblico.

Vaccino obbligatorio per over 50-60
Il presidente del Consiglio Mario Draghi sa che l’estensione del Super Green Pass sul lavoro sarebbe più logica rispetto all’obbligo solo per gli over 50-60. Tanto più che Forza Italia, il Partito democratico e lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza si oppongono alla seconda ipotesi. Troppo poco, dicono. Si rafforza così l’asse tra gli azzurri e i democratici con una posizione netta: se deve essere obbligo, «che sia per tutti, o almeno per gli over 40». Ma non è escluso che si trovi un compromesso sugli over 50.

L’indicazione degli scienziati del Comitato tecnico scientifico prevede di mettere in sicurezza chi rischia di avere maggiori conseguenze dal contagio. E i presidenti di Regione sollecitano «una valutazione dell’obbligo vaccinale anche tenendo conto della fragilità dei soggetti più a rischio di ospedalizzazione nonché di una eventuale estensione dell’utilizzo del Green Pass rafforzato». La risposta del governo potrebbe essere appunto di imporre Super Pass rilasciato a vaccinati e guariti seguendo il criterio delle fasce d’età.

Obbligo al lavoro
Escluso al momento l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini, si ragiona sui lavoratori. Il Green Pass rafforzato per i dipendenti della pubblica amministrazione e del settore privato mostra alcune «criticità nella realizzazione», come hanno fatto notare a Draghi gli uffici giuridici. E dunque i partiti si potrebbero accordare sulla soluzione di procedere per categorie, come già avvenuto per il personale sanitario e scolastico, per le forze dell’ordine e per i lavoratori esterni delle Rsa.

Si potrebbero aggiungere gli allenatori delle squadre sportive e chi lavora nelle palestre, i dipendenti che hanno contatti con il pubblico e quelli che lavorano con le categorie più fragili – spiega il Corriere.

Giorgetti avrebbe spiegato a Draghi che molte aziende del Nord «non vogliono l’obbligo del Green Pass rafforzato», avendo già organizzato protocolli che prevedono tamponi ogni giorno e «preferiscono continuare così» piuttosto che perdere dipendenti No Vax e trovarsi in difficoltà. Soprattutto nella logistica, molte aziende non saprebbero come sostituire i lavoratori. Il ministro leghista sposa le ragioni di alcune associazioni confindustriali del Nord che, a differenza del presidente di Confidustria Carlo Bonomi, non tifano per il 2G. E Draghi, che ascolta sempre Giorgetti, ha rallentato per qualche ora – spiega Repubblica.

Smart working
Anche il Movimento Cinque Stelle ha messo i suoi veti. I gruppi parlamentari ieri si sono riuniti in un’assemblea congiunta via Zoom proprio mentre gli uffici del premier cercavano un equilibrio sulle misure da adottare. Ma il Movimento è in preda a una spaccatura ormai irreversibile e il leader Giuseppe Conte stilerà un elenco di dieci punti «da portare all’attenzione di Draghi». Conte chiederà al premier di «spiegare in modo chiaro e trasparente l’attuale situazione epidemiologica, spiegando ragioni e obiettivi delle nuove misure restrittive», ognuna delle quali dovrà avere, sostiene Conte, «il conforto di chiare evidenze scientifiche». Poi: accesso ai tamponi e la fornitura massiccia di mascherine Ffp2, per garantire la presenza a scuola degli studenti. Sul fronte economico l’avvocato considera «assolutamente necessario» aumentare i ristori per le attività economiche, programmando un nuovo scostamento di bilancio, e la proroga del finanziamento della cassa integrazione. Conte considera paradossali una serie di passaggi e un errore le timidezze sullo smart working.

Una posizione, questa, che i grillini condividono con il Pd. Il capodelegazione e ministro del Lavoro Andrea Orlando è intenzionato a chiedere nel consiglio dei ministri di oggi a Draghi di farsi garante di una riflessione comune per «deideologizzare» la discussione e togliere al ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta l’egemonia sul tema. Ieri non a caso si è tenuto un faccia a faccia tra il presidente del Consiglio e il ministro, dove è stato trovato un primo compromesso per alleggerire il lavoro in presenza, attraverso una circolare che incentiverà lo smart working.

Sarà una circolare del ministro a chiarire che «fino al 31 marzo 2022 la differenza fondamentale per lo smart working tra pubblico e privato sta nell’obbligatorietà, per il settore pubblico, dell’accordo individuale, mentre nel settore privato è ancora ammessa la forma semplificata di smart working, senza necessità di accordo individuale». Nel settore pubblico per il lavoro da casa rimane il tetto del 49% dei dipendenti, mentre il privato può arrivare fino al 100%. Una strada che molte aziende hanno già deciso di seguire comunicando ai propri dipendenti la decisione, proprio sulla base della risalita della curva epidemiologica, di favorire il lavoro a distanza.

Terza dose agli over 12
Dal 10 gennaio i ragazzi tra i 12 e i 18 anni potranno prenotare la terza dose. Il provvedimento sana una situazione di incertezza che si era creata visto che l’adesione alla campagna vaccinale di questa fascia d’eta è stata massiccia, ma i giovani rischiano di perdere il Green Pass alla scadenza dei sei mesi dall’ultima somministrazione.

Scuola
Alla vigilia dello scontro che si prospetta nella cabina di regia di oggi, il governo sembra aver preso almeno una decisione netta sulla scuola. Il premier Draghi ha chiarito che le lezioni riprendono il 10 gennaio, senza slittamenti.

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