Il decreto ristori-bollette, atteso ieri, arriva oggi in consiglio dei ministri. E dovrebbe riguardare circa 1,1 milioni di imprese – come scrive Il Sole 24 Ore.
Ma alcuni nodi sono ancora da sciogliere. Il consiglio dei ministri, convocato per la mattinata, sarà preceduto da una cabina di regia con i capi delegazione della maggioranza presieduta da Mario Draghi. Il premier ieri ha ricevuto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, accompagnato dal direttore generale Francesca Mariotti, in una giornata di riunioni con i tecnici dell’Autorità per l’energia (Arera).
Il compromesso politico, in realtà, è tutt’altro che semplice. Come dimostra il rinvio del cdm, che era in realtà atteso ieri. Di sicuro al momento ci sono 2,8 miliardi di interventi: 800 milioni in sostegno ai settori in crisi, 500 milioni a Comuni e Regioni per il caro-energia, 1,5 miliardi per ridurre le bollette delle aziende in difficoltà. A cui aggiungerne altri 2,5 miliardi tramite un’operazione non facile sugli oneri di sistema. L’entità del decreto potrebbe così salire a 5,3 miliardi. O restare a 2,8, rimandando il resto a un secondo decreto dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Il provvedimento sarà composto quindi da due parti: ristori e bollette. Una parte per sostenere le attività colpite dalla crescita dei contagi e dalle restrizioni imposte per decreto. Un’altra per far fronte all’impennata dei prezzi di energia elettrica e gas. Se la legge di bilancio ha già stanziato 3,8 miliardi per alleviare il peso delle bollette per le famiglie e i professionisti, ora i destinatari sono le imprese nella fascia oltre i 16,5 kilowatt di potenza. Per loro il governo pensa di destinare una cifra quasi equivalente, attorno ai 4 miliardi: 1,5 miliardi dalle aste dei diritti a emettere CO2 e 2,5 miliardi da una complessa operazione di cartolarizzazione o fiscalizzazione degli oneri di sistema, le voci di costo della bolletta elettrica non legate al consumo ma usate per incentivare le rinnovabili.
L’ipotesi su cui si lavora sarebbe quella di garantire ai settori industriali a rischio chiusura un quantitativo di energia a prezzo calmierato. Il Gse, Gestore servizi energetici, dovrebbe recuperare la differenza tra il prezzo di mercato e quello calmierato o ridurre gli incentivi ai produttori di energia rinnovabili, magari spalmandoli su più anni. In questo modo si pensa di ricavare 2,5 miliardi e di non pesare sui conti pubblici. Mentre dovrebbe essere varato in un secondo tempo il prelievo sugli extraprofitti dei produttori di energia, tutt’altro che semplice da realizzare.
Per quanto riguarda invece i ristori ai settori in crisi, l’intervento – come ampiamente preannunciato – sarà chirurgico e forse al di sotto del miliardo atteso. Gli 800 milioni saranno divisi tra più dicasteri. Dovrebbero esserci 200 milioni per il commercio al dettaglio, 100 per il comparto tessile e pelletteria, 40 al settore del wedding e dell’intrattenimento, 20 alle discoteche e alle piscine.
Altri 350 milioni dovrebbero essere destinati al turismo. Al trasporto pubblico locale vanno 200 milioni, soprattutto per bus a lunga percorrenza e bus turistici. Un centinaio di milioni a librerie, cinema e teatri. Infine 40 milioni allo sport.
Queste cifre saranno oggetto di confronto questa mattina nella cabina di regia. Non dovrebbe esserci la copertura delle quarantene come malattia, come chiedono i sindacati. Né la Cassa integrazione Covid totalmente a carico dello Stato. Si starebbe studiando invece una cassa scontata, con un peso più basso per le aziende