I contagi salgono e torna a crescere il lavoro da casa. E così in parallelo anche i consumi degli italiani cadono a picco. Meno ristoranti, meno bar, meno acquisti nei negozi. Secondo un sondaggio condotto da Ipsos per Confesercenti, anticipato dalla Stampa, Omicron ha portato nuovamente il Paese in un lockdown «di fatto».
Stando al campione di 800 italiani rappresentativo della popolazione nazionale intervistati da Ipsos, il 48% dei datori di lavoro del settore privato ha già deciso di proseguire con lo smart working, prevede di tornarci o di attivarlo a breve. Si tratta di circa 5,5 milioni di lavoratori. E di questi, circa un milione (ovvero il 15%) inizia per la prima volta a lavorare a distanza. L’11% – oltre 600mila persone – lavora esclusivamente da remoto, cui si aggiunge un altro 24% che lavora in presenza solo una o due volte a settimana, mentre un altro 16% presta la sua opera in presenza tre-quattro volte in una settimana.
Numeri, spiegano da Ipsos, che avranno un forte impatto sui pubblici esercizi nei centri città e nei quartieri di uffici. Secondo la stima di Confesercenti, si tratta di 850 milioni di euro al mese di minori consumi.
A farne le spese sono soprattutto il commercio ed il turismo: il 51% dei consumatori nelle ultime due settimane ha evitato di servirsi di bar o ristoranti, o comunque ha ridotto la frequentazione di pubblici esercizi e locali. Il 32% ha rinunciato a fare un viaggio o ha disdetto una vacanza già prenotata. Una quota identica, pari al 32%, in parallelo ha evitato o ridotto gli acquisti nei negozi per timore degli assembramenti.
Un dato quest’ultimo confermato anche dall’andamento dei saldi di fine stagione appena partiti: le vendite hanno rallentato fino quasi allo stop, segnalano da Confesercenti, calcolando che già circa un milione di clienti ha rinunciato a fare shopping proprio per paura dei contagi. E anche chi è intenzionato a fare acquisti adotta comportamenti più prudenti: il 25% non entra nei negozi se vede troppe persone, e preferisce fare la fila fuori dai punti vendita.
«Purtroppo è innegabile che per tantissime imprese di fatto si sia già tornati in zona rossa: l’aumento dei contagi ha creato un clima di sfiducia che sta rallentando fino quasi allo stop i consumi delle famiglie. Un problema soprattutto per le piccole e piccolissime imprese italiane del turismo, della ristorazione, del commercio e dei servizi», spiega alla Stampa Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti. «Attività di prossimità, spesso a conduzione familiare o poco più strutturate, che già faticano a tenere aperto perché hanno gli organici dimezzati da quarantene e contagi e non hanno la forza lavoro per sostituire i dipendenti».
Per la presidente di Confesercenti si trata di «una situazione di grande difficoltà che rischia di mettere la parola fine alla ripresa». Per questo chiede di «intervenire al più presto» con «misure adeguate – a partire da indennizzi e credito – per le imprese di tutti i settori colpiti, anche e soprattutto quelle meno strutturate, evitando però il criterio dell’Ateco, che si è dimostrato in passato poco preciso, escludendo ingiustamente molte attività. Servono soluzioni alternative».