Il cauto ottimismo sulla risoluzione pacifica della crisi ucraina che prevaleva qualche giorno fa è già svanito. Dopo i dubbi sul ritiro, gli scontri nel Donbass e le risposte russe alle proposte statunitensi sulla sicurezza, la via d’uscita diplomatica appare sempre più difficile.
Secondo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la Russia invaderà l’Ucraina «entro pochi giorni». E alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che Mosca sta solo cercando un pretesto per iniziare la guerra, aggiungendo poi di aver chiesto al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov di incontrarsi la prossima settimana in Europa.
Sull’altro fronte, in una lettera inviata agli Stati Uniti, la Russia si dice ancora «pronta al dialogo», ma Mosca ha espulso dal Paese il vice ambasciatore statunitense. I nervi sono tesi e ieri nella regione del Donbass ci sono stati scontri tra i separatisti filorussi e le forze ucraine, con il bombardamento di un asilo.
«Se ci sediamo in buona fede, come fatto in passato, possiamo arrivare a un accordo che rafforza la sicurezza di tutti», ha auspicato alla fine del vertice dei ministri della Difesa della Nato, il segretario generale Jens Stoltenberg. I riferimenti, come spiega Repubblica, sono stati tutti rivolti ad un “faccia a faccia” tra Biden e Putin, una delle ancore di salvezza cui le diplomazie si stano attaccando.
E in questo complicato puzzle, anche l’Italia sta giocando un ruolo. Il presidente del consiglio, Mario Draghi, che ieri ha rapidamente partecipato al Consiglio europeo straordinario sulla crisi ucraina, si sta spendendo per organizzare una visita al Cremlino «in tempi stretti». Questione di pochi giorni, se non di ore.
Il probabile colloquio con Putin si svolgerebbe secondo binari ben precisi. Il premier italiano, infatti, prima di partire si consulterà con gli alleati europei e soprattutto con quello americano. E Draghi potrebbe recapitare a Putin la proposta formulata dalla Casa Bianca di un nuovo summit tra Biden e Putin da tenere magari ancora una volta a Ginevra.
Della necessità di impostare rapidamente il viaggio di Draghi al Cremlino avrebbero discusso ieri il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, e il collega Serghej Lavrov. Il governo di Roma, dunque, in questa fase si sta assumendo il compito di fare da “postino-mediatore” tra Mosca e Washington. Dietro il rapido ritorno del premier a Roma c’è anche questo. E solo in questo quadro si può giustificare la scelta del presidente del consiglio di volare a Mosca prima di ricevere un invito formale a Washington. Procedura inusuale per i governi del nostro Paese.
Blinken ieri non solo ha inviato una lettera all’omologo russo avanzando l’idea di un incontro la prossima settimana in Europa, ma ha rilanciato la possibilità, già suggerita il mese scorso, di una nuova riunione a Bruxelles del consiglio Nato-Russia e dell’Osce. «Questi incontri – ha spiegato Blinken – possono aprire la strada ad un summit dei leader chiave nel contesto della de-escalation per raggiungere un’intesa sulle preoccupazioni reciproche di sicurezza».
Il tempo però ormai stringe. L’eventuale missione italiana in Russia deve avvenire in tempi brevi. Nella consapevolezza che domenica prossima si concluderanno anche le Olimpiadi in Cina e quindi cesserà pure l’invito di Xi Jinping a evitare una precipitazione degli eventi durante i Giochi. A quel punto il “freno” cinese sarà disattivato e Pechino potrebbe addirittura avere interesse a tenere alta la tensione in Europa per distogliere le forze americane dall’IndoPacifico.
I cinesi avrebbero fatto sapere che in caso di sanzioni economiche da parte dell’Occidente (misure già predisposte dall’Ue), saranno pronti ad acquistare dalla Russia buona parte del gas destinato al Vecchio Continente.
Oggi la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris parteciperà in Germania alla Munich Security Conference, dove domani incontrerà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.