Sospeso in ariaRaul Gardini, il tuffatore

L’imprenditore coinvolto nella inchiesta di Tangentopoli aveva imparato da ragazzino a tuffarsi dal molo di Ravenna. Come racconta Elena Stancanelli nel suo nuovo libro pubblicato da La Nave di Teseo, condivise per tutta la vita l’amore per il mare e per i tuffi con gli amici e la moglie Idina

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Uno dei più famosi aneddoti su Gardini riguarda i tuffi. Lo racconta lui stesso, l’ha raccontato Idina, sua moglie, lo raccontano gli amici. Non so neanche se lo si può considerare un aneddoto. Sembra piuttosto l’episodio di un’agiografia: Gardini il contadino, il cacciatore, il tuffatore. Da ragazzino frequentava il molo, come tutti i ravennati. Ma lui si tuffava meglio di chiunque altro.

Idina era bella, ricca e molto elegante. Primogenita di Serafino Ferruzzi, aveva un corpo sottile e un naso leggermente adunco. I capelli lunghi acconciati con cura, una sigaretta sempre tra le dita. Abbronzata, sorridente, le gambe magre e slanciate. Anche lei frequentava il molo con le sue amiche. Si era innamorata subito di quel ragazzo coraggioso, agile, che faceva di tutto per farsi notare da lei.

Raffaele La Capria, scrittore napoletano, tuffatore, autore di uno dei più bei romanzi del Novecento italiano, Ferito a morte, ha scritto un saggio sulla letteratura e i tuffi. Dove spiega che i tuffi, tutti quanti, sono salti mortali. E si giudicano sulla base di due criteri: la perfezione della figura, in aria e nell’entrata in acqua, e il rischio. «Un tuffo», scrive, «è tanto più bello quanto più alto si svolge sulla tavola del trampolino. Ma più in alto si slancia il tuffatore sulla tavola, più la tavola per una legge fisica lo attira a sé. Lo slancio più alto sarebbe infatti quello perpendicolare alla tavola, e il tuffatore pagherebbe l’altezza raggiunta ricadendo sul trampolino. C’è, come si vede, un collegamento molto stretto, immediato, tra la bellezza del tuffo e il pericolo che si corre». Così la letteratura, spiega La Capria, dove la riuscita di un’opera si misura anche da quanto rischio di fallimento comportava la premessa. Come, per esempio, provare a immaginare che un uomo si svegli una mattina nel suo letto trasformato in uno scarafaggio.

I tuffi sono un rito di iniziazione. Suscitano ammirazione per l’eleganza e il coraggio. Di Gianni Agnelli si racconta che, quando arrivava in Costa Azzurra con l’elicottero, anziché atterrare preferiva buttarsi direttamente in mare davanti alla spiaggia. Per dimostrare ardimento, giovinezza, sprezzo del pericolo, ma anche perché l’energia, la fretta, premeva dentro e gli faceva alzare la posta, esagerare.

L’Avvocato, si diceva, non aveva mai superato il trauma della guerra. Tutta quella morte lo aveva segnato, la provvista di energia vitale veniva da lì, dall’aver assistito, dall’aver partecipato al massacro. Gardini non aveva fatto la guerra, era troppo giovane. L’aveva riconosciuta intorno a sé ma non l’aveva patita in prima persona. Non aveva visto la forza fisica e il coraggio spregiati dalle battaglie. Non aveva guardato i corpi mutilati, non aveva schivato le pallottole. Eppure entrambi tra la perfezione e il rischio scelgono sempre il rischio.

Quando più tardi passiamo da casa sua, il giorno in cui ci siamo incontrati a pranzo al ristorante Al Gallo, Vanni Ballestrazzi mi mostra una foto bellissima. Le foto di Raul le ho fatte quasi tutte io, racconta, mi chiedeva di scattargliele perché non aveva voglia di mettersi in posa davanti ai fotografi. Io le scattavo a raffica e poi quando i giornali me le chiedevano gliele regalavo. Non ci ho mai guadagnato una lira, dice.

Nella casa di Ravenna, dietro la piazza del Duomo, con un giardino fiorito dove ha addirittura una pianta di vite (le mie vigne, dice scherzando), Vanni tiene alcuni album di foto. Sono quasi tutte foto di mare. In una di queste si vede una scogliera. Alta, saranno almeno una decina di metri. E davanti un uomo, in volo. Un tuffo ad angelo, in posizione perfetta. Quell’uomo è Raul Gardini, ha cinquantasei anni. Vanni, che scatta la foto, è in barca, sotto. Sono in Grecia in vacanza, nell’estate del 1989. Gardini ha il corpo di un ragazzo e la tecnica di un tuffatore esperto.

Idina e Raul si sposeranno nel 1957 e avranno tre figli: Eleonora nel 1965, Ivan nel 1969 e Maria Speranza detta Coquette nel 1970.

Elena Stancanelli, Il tuffatore

da “Il tuffatore”, di Elena Stancanelli, La Nave di Teseo, 2022, pagine 240, euro 18

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