L’ultima svolta è francescana. Sono finiti i tempi in cui Matteo Salvini tuonava nelle piazze contro il Papa eretico venuto da lontano, dalla terra in cui è fiorita quella teoria della liberazione che sa tanto di marxismo. E tutti applaudivano quando dal palco il leader leghista invocava il cuore immacolato di Maria, agitava in aria il rosario, baciava la croce, faceva spettacolo di sovranismo feticista, riconosceva due soli pontefici (Ratzinger e Wojtyla) e infine si intruppava nel blocco nazionalclericale contro Bergoglio e la sua politica delle porte aperte ai migranti mentre lui, dalla poltrona di ministro dell’Interno, chiudeva i porti. Ora tutto è finito, fino alla prossima puntata.
Basta con il reazionario cardinale Burke e le facce cattive della destra americana, da Donald Trump a Steve Bannon. Tutto ormai chiuso in una cantina polverosa, come se nulla fosse. Adesso dalle parti di via Bellerio si alzano le ola per Francesco. Per Salvini il Papa è l’unico che dice le cose giuste e sagge sull’Ucraina: fermare il fuoco, risolvere per vie pacifiche e diplomatiche lo scontro tra Mosca e Kiev. «Mandare armi dall’Italia e dall’Europa non aiuta alla soluzione della crisi», sostiene il capo della Lega. Senza aggiungere un piccolo particolare, che è stato Vladimir Putin a invadere l’Ucraina con i carri armati e a voler tagliare la testa a Volodymyr Zelensky.
La piroetta pro-Bergoglio lo distingue rispetto alle altre forze politiche, anche rispetto a Fratelli d’Italia. Forse è preoccupato degli effetti che peseranno sulla nostra economia se la situazione dovesse sfuggire di mano con un pauroso caro bollette e un consistente taglio delle esportazioni italiane verso la Russia. Salvini certamente non osa più schierarsi con lo zar di tutte le Russie, non ripeterebbe che a Mosca si sente a casa sua, più che Bruxelles. Gli basta che dei presunti finanziamenti russi non se ne parli più, neanche alla procura milanese.
«Tra la Lega e la Russia non c’è nessun rapporto, quindi non c’è nulla da rinnovare», dice a proposito dei rapporti tra il suo partito e quello di Putin, Russia Unita. E lo va a dire in un luogo simbolico, ad Assisi, dopo essere andato in pellegrinaggio alla Basilica di San Francesco. Visita privata al saio del Poverello, per pregare, per invocare la pace. Poi però l’immancabile punto stampa per ribadire che Bergoglio ha ragione, che «occorre lavorare con la diplomazia, con il confronto e con l’ascolto: difficile che le armi portino alla pace».
Folgorato sulla via di Damasco, o meglio sulla Via della Conciliazione che porta a Piazza San Pietro, Salvini non farà comunque mancare il sostegno della Lega all’invio di armi ai resistenti ucraini. «Draghi ha il mandato di portare avanti una posizione unitaria, ma in questo momento urge tornare alla pace. Ma bisogna calibrare ogni proposta che ci possa far pensare se l’allontana o l’avvicina». Per Salvini tutto ciò che «esaspera gli animi e i conflitti non serve». Ci manca solo che scenda in piazza a sventolare la bandiera arcobaleno del pacifismo anni Ottanta.
Eh, sì, sono proprio finiti i tempi in cui ironizzava sulla reazione di Papa Francesco infastidito da una fedele che lo strattonava in piazza San Pietro. Nel gennaio del 2020, con la complicità della fidanzata Francesca Verdini, il leader della Lega aveva messo in scena una parodia con una clip “girata” sulle nevi valtellinesi: lei che prende per un braccio l’ex ministro; lui che prima fa l’indispettito, poi finisce per accarezzare la compagna. «Strattonato da fan agitata», era stato il commento postato da Salvini sui social. Da qualche mese a questa parte invece è tutto miele per Bergoglio. Il 17 dicembre 2021 fa gli ha fatto pure gli auguri per i suoi 85 anni. «Francesco è una guida saggia e preziosa in un momento difficile per l’Italia e il Mondo».
Ora si aspetta di essere ricevuto dal Pontefice a Santa Marta o in una delle sacre stanze pontificie. Finora è stato ricevuto solo dal “ministro degli Esteri”, monsignor Paul Richard Gallagher. Un incontro derubricato dai vaticanisti come una concessione in terza battuta. Ma le sacre scale del Vaticano si salgono espiando i peccati, e Salvini ne ha tanti da farsi perdonare da Francesco. Anche perché non si sa mai: è sempre in agguato una gaffe, un’altra piroetta, un dietrofront. «È pure possibile – dicono sarcastici dentro il Partito democratico – che a un certo punto Matteo si arruoli nelle brigate internazionali e parta con il fucile in spalla per l’Ucraina».