Lo scenario della crisi in Europa orientale si complica ancora, dopo che il Pentagono ieri ha annunciato lo schieramento di tremila soldati supplementari nell’Est Europa.
In particolare Joe Biden manderà questa settimana 2mila soldati da Fort Bragg, North Carolina, in Polonia e in Germania. E una parte di uno squadrone Stryker di circa mille militari verrà spostato dalle basi tedesche in Romania.
«Non sono cambiamenti strutturali, ma rispondono a esigenze contingenti. Vogliamo proteggere i nostri interessi nella regione e quelli dei nostri alleati», ha detto l’ammiraglio John Kirby, portavoce del ministero della Difesa. Kirby ha spiegato che le truppe supplementari fanno parte degli 8.500 soldati entrati in stato di allerta e che nei prossimi giorni potrebbero esserci annunci di ulteriori spostamenti. «È importante mandare un forte segnale non solo a Putin ma al mondo», ha detto, precisando che il Pentagono non sa «se la Russia abbia preso la decisione» di aggredire l’Ucraina, «ma di certo ha la capacità di farlo».
La reazione di Mosca è stata immediata e durissima. Il vice ministro degli Esteri, Alexandre Grouchko, parla di «decisione ingiustificata, distruttiva, che aumenta le tensioni militari e riduce i margini per le azioni politiche».
La mossa di Biden, in realtà, sarebbe maturata nel fine settimana del 22-23 gennaio, in una riunione a Camp David. In un primo momento il ministro Austin annunciò la mobilitazione di 8.500 uomini e donne in divisa, pronti a partire per il Vecchio Continente, ma solo dopo l’eventuale sconfinamento russo. Ma gli ultimi sviluppi hanno spinto Biden ad anticipare i tempi, mentre continua il massiccio afflusso di tank, batterie anti-missili, aerei ed elicotteri al confine tra Bielorussia e Ucraina.
«Accolgo con favore la decisione degli Stati Uniti di schierare ulteriori forze in Germania, Polonia e Romania, rafforzando ulteriormente la deterrenza e la difesa collettiva della Nato: è un forte segnale dell’impegno degli Usa, e si aggiunge ad altri recenti contributi americani alla nostra sicurezza condivisa, tra cui 8.500 truppe ad alta prontezza per la forza di risposta della Nato, e il gruppo d’attacco della portaerei USS Harry S. Truman sotto il comando alleato nel Mediterraneo», ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
La diplomazia, invece, sembra in stallo. Il Dipartimento di Stato avrebbe offerto un nuovo negoziato al Cremlino, come ha rivelato ieri El Pais, che ha pubblicato il contenuto di due documenti inviati da Washington a Mosca nei giorni scorsi. Gli Stati Uniti respingono la pretesa di Putin di vietare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma in cambio propongono un accordo in base al quale entrambe le parti si impegnerebbero a non schierare in Ucraina «missili offensivi da terra e forze permanenti per missioni di combattimento».
Intanto il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che andrà presto a Mosca per discutere la crisi ucraina. Il 7 febbraio sarà a Washington «e presto andrò anche a Mosca per colloqui», ha detto. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che discuterà della crisi in Ucraina con Biden «nelle prossime ore» e che non esclude di recarsi a Mosca per cercare una soluzione diplomatica. Mentre il Cremlino ha definito il primo ministro britannico Boris Johnson come «assolutamente confuso» nelle trattative per evitare il conflitto.