Pochi dubbi: l’aumento dei prezzi già morde. Complici i furbetti, a tutti i livelli, che gonfiano i prezzi lucrando su una tendenza oggettiva, gli italiani cominciano davvero a darsi a comportamenti irrazionali – gli accaparramenti di beni alimentari, per esempio – ma il governo è consapevole che bisogna fare qualcosa.
Ma che cosa? Nell’intenso lavorìo degli uffici di palazzo Chigi e del ministero dell’Economia ci si va rendendo conto che le soluzioni non sono così semplici. Non basta uno schiocco di dita per tagliare le accise della benzina (anche se il Partito Democratico preme) o fissare un tetto massimo al prezzo del gas, per la qual cosa occorre l’ok di Bruxelles che l’Italia spera di ottenere al Consiglio europeo della settimana prossima.
Però non a caso palazzo Chigi parla della necessità di «un’accelerazione» che, tradotto, significa che Draghi non può reggere a lungo il serpeggiante malcontento dell’opinione pubblica: per questo si parla di un Consiglio dei ministri già oggi o più probabilmente domani in modo da approvare le prime misure: il governo sta valutando la possibilità di utilizzare l’extragettito Iva sui carburanti di questi mesi e di intervenire sugli extraprofitti delle imprese di alcuni dei settori interessati, mentre sulle bollette si starebbe valutando un’ulteriore forma di rateizzazione, oltre a un’azione per calmierare gli aumenti. Ma ogni giorno nella cassetta delle lettere gli italiani trovano bollette che non riescono a pagare. La rabbia può montare. Anche perché è stato lo stesso ministro Roberto Cingolani a dire che qui qualcuno ci sta marciando: e cosa fa il governo?, si chiedono i cittadini.
Draghi comprende che il momento è delicatissimo e che il gradimento del governo potrebbe subire dei colpi in conseguenza degli aumenti, così come il Pd teme che la destra, Lega e FdI, possa muovere all’assalto del premier e di via XX Settembre con l’accusa di non saper far fronte a una situazione che sta già mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie.
E anche se è evidente che nessun partito ha interesse a una crisi di governo né ora né mai prima delle elezioni politiche, è ugualmente chiaro che ciascuna forza politica tenderà a distinguersi – le famose “bandierine” – anche con un occhio alla prossima tornata amministrativa. La questione è soprattutto a destra, dove secondo i sondaggi la Meloni continua a crescere e Salvini a calare: una competizione che può accrescere, per ragioni opposte, la “voglia” di alzare la voce contro l’esecutivo. Soprattutto Salvini si agita e chiede soldi, ma il governo non è intenzionato a varare scostamenti di bilancio.
Per Mario Draghi ancora una volta si tratta di prendere in mano la situazione e dare risposte agli italiani: e a ben vedere non è, in questo drammatico frangente internazionale, una battaglia facile. Per certi versi anzi è la meno facile. Perché non tutto è nelle sue mani: ci sono i vincoli europei, ci sono le varie rimostranze dei partiti, ci sono tendenze oggettive dell’economia che se non è esattamente “di guerra” poco ci manca. Ma l’Italia non aspetta, e il premier lo sa.